Omar Di Felice costretto a rinunciare all’Antartide. «L’esperienza più incredibile della mia vita»

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«Omar, your time is over: quando ho ricevuto questo messaggio ero a pochissimi chilometri da Thiels, senza fermarmi da oltre 12 ore. Sapevo che stava giungendo il momento della fine e sapevo che per motivi di sicurezza non sarei potuto andare oltre. Non potendo più raggiungere il Polo entro la fine della stagione sono dovuto rientrare a Thiels».

Si chiude così Antarctica Unlimited, l’avventura di Omar Di Felice, dopo 48 giorni e 716,5 km, 36,5 dei quali percorsi nell’ultimo giorno tra i ghiacci. Motivi di sicurezza: non c’erano alternative.

«Ho scelto di non prendere un aereo per spostarmi al Polo per pochi giorni residui: voglio concludere quest’avventura così come l’ho cominciata, solo con la forza delle mie gambe, del mio cuore e della mia mente. Perdonatemi, quindi, se non riesco a sentirmi sconfitto, anzi. Al contrario sono orgoglioso di ogni singolo metro di questi 716.5 km percorsi, vivendo costantemente tra -10ºC e -25ºC, affrontando i feroci venti catabatici».

«Per 48 lunghissimi giorni ho vissuto ed esplorato il luogo più estremo del Pianeta. Ho pedalato, spinto, sofferto. Ho riso, pianto, gioito. Ho vissuto l’esperienza più incredibile della mia vita, realizzando il mio sogno più grande ma, soprattutto, ho imparato una cosa: il vero obiettivo è stato ciò che l’Antartide mi ha lasciato dentro. Il punto di arrivo è solo un dettaglio».

La traccia lasciata da Omar Di Felice e dalla sua bici sul ghiaccio dell’Antartide.

Quella di Omar è la seconda distanza più lunga percorsa in bici in Antartide

«Sono riuscito a rimanere qui fino all’ultimo secondo che mi è stato concesso – ha scritto l’ultra atleta romano, 42 anni, trionfatore a giugno della Trans Am Bike Race – senza mai mollare neanche nei momenti più duri: ho dato tutto. Perché non riesco a essere triste? Tutto ciò che ho vissuto è dannatamente più grande di qualunque record.

«Per gli amanti dei numeri, questa sarà la seconda distanza più lunga percorsa in bici in Antartide (80% pedalato secondo un primo calcolo), ma per me è un pezzo di vita che non dimenticherò mai. Ora non vedo l’ora di sedermi e iniziare a scrivere la storia riannodando i ricordi ancora vivi nella mia mente. Grazie a tutti voi che avete “vissuto” al mio fianco durante questi 48 giorni, a chi ha lavorato con me a questo sogno, a chi ha contribuito negli ultimi anni alla realizzazione di quella che resterà la più grande avventura che io abbia mai vissuto in sella alla mia bicicletta. “Non tutte le ciambelle escono col buco” ma, talvolta, l’apparente imperfezione può avere un sapore dolcissimo». Aspettiamo Omar e il suo racconto. Complimenti per quest’avventura.