Sklero Istanbul, in Croazia tracce di guerra e nidi di cicogne

Un campanile senza la sommità, segno evidente del passaggio della guerra
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Sklero Istanbul, giorno 5: Kutina-Brod. Continua il viaggio – una prima parte di una moderna Via della Seta – dei nostri Sklerociclisti in direzione Istanbul: loro sono il bolognese Fabio Frascari, che condivide il suo diario con noi di Cicloturismo, e il duo di Marzabotto Davide Ecchia e Sandro Passini. Tutti e tre fanno parte degli Sklerociclisti, un sottogruppo del Team Leggero di Rocca di Roffeno.

Apro gli occhi e guardo fuori dall’abbaino posto sopra il mio letto: c’è nebbia ma si capisce che c’è anche il sole. La dissolverà e finalmente sarà più caldo. Oggi seguiamo la Saba (o Sava) un affluente destro del Danubio: parte dalla Slovenia, l’abbiamo già attraversata per entrare a Zagabria e ora la seguiremo fino a Belgrado i prossimi giorni dove termina il suo corso.

La nostra traccia segue la ciclovia “Ruta Sava” di cui troviamo spesso cartelli a confermarci che siamo sulla strada giusta. Difficile sarebbe sbagliare visto che qui di strade ce n’è solo una, con poche curve e ancora meno incroci che portano in autostrada (svoltando a destra) o alla “Vinsk Cesta”, la strada del vino (svoltando a sinistra). Chissà che vino poi visto che non si vede nemmeno una vigna.

In realtà anche se siamo in mezzo alla campagna, la campagna incredibilmente non si vede. Una interminabile e continua teoria di casine unifamiliari si ripete uguale a se stessa per chilometri e chilometri. Interminabili e quasi ipnotiche le file dei lampioni, le case si susseguono senza termine, le frazioni si susseguono senza sosta, i paesi riconoscibili solo dalla presenza dei cartelli: non una piazza, non un centro storico.

La storia però c’è, recente e pesante. Di tanto in tanto le case hanno l’intonaco rovinato. Sono buchi tondi distribuiti irregolarmente sulle facciate. Una ha un buco tondo che pare una finestra. Ad un campanile manca la sommità. Siamo a Okucani, tristemente protagonista di scontri durante la guerra serbo-croata del 1991-1995 quando la minoranza serba lì stanziata, supportata dall’esercito federale jugoslavo (leggi: serbo) ha combattuto contro le forze croate che cercano l’indipendenza della Croazia dalla Federazione Jugoslava.

Quando questi fatti accadevano – ero al liceo – ne parlavamo a scuola, ne parlavano i giornali. Non vi ho mai prestato attenzione. Li consideravo cose lontane. Oggi ci sono passato arrivandoci in bicicletta da casa, in 5 giorni… Già questa sera, aspettando la cena mi sono messo a leggere qualcosa su quegli eventi perché non si può ignorarli.

Dopo un’immersione in una realtà triste, voglio però tornare ad un’immagine che mi ha colpito già oggi passando per questa strada: tra queste case con evidenti segni della guerra e della morte, sui lampioni ci sono gli enormi nidi delle cicogne… quale più potente segno di vita e di rinascita?

Un nido di cicogne, che fa immediatamente pensare a una vita che nasce

Le altre tappe del viaggio QUI e QUI.
3. continua