Il viaggio dei nostri amici Sklerociclisti – Fabio Frascari, Davide Ecchia e Sandro Passini– è arrivato a destinazione: ieri l’approdo nella meraviglia di Istanbul. Ed ecco per voi questa particolare puntata del diario di viaggio scritto da Fabio.
Sklero Istanbul: giorno 16 Cherkezkoy-Istanbul. Partiamo presto da una ancora addormentata e semideserta Cherkezkoy. La traccia, seguendo strade secondarie, ci porta subito ad arrampicarci su una salita in un ambiente insolito: siamo in mezzo ad un bosco. Era dal confine tra la Serbia e la Bulgaria che non ne vedevano uno!
Non è l’unica stranezza. In cima alla salita la temperatura cambia in pochi istanti alzandosi di molti gradi rendendo inutili e quasi insopportabili i manicotti e l’antivento. L’umidità, altissima, appena gli occhiali e il display del telefono che uso come navigatore.
Una volta in cima proseguiamo sulla strada in cresta al crinale in un ambiente completamente mutato rispetto ai giorni precedenti: è infatti tutto verde, i prati bordati di alberi e boschi. Il tutto avvolto in una nebbia fittissima. Sembra più una campagna inglese o padana che un paesaggio turco, per lo meno di quella Turchia vista fino ad ora. È sicuramente effetto della vicinanza del mare che non vediamo ma la mappa ci dice che dista solo 15-16 km in linea d’aria.
Proseguiamo per diversi chilometri su una strada sterrata per evitare l’autostrada e altre vie a scorrimento veloce, il sole vince e scioglie la nebbia e in un attimo fa molto caldo. Tornati sull’asfalto un gruppo di contadini che sta scaricando i propri prodotti ci saluta al nostro passaggio e ci invita a prendere il thè che hanno appena preparato bollente. Decidiamo di accettare l’invito di Amhed, un ragazzone loquace che un po’ in inglese, un po’ in turco e un po’ a gesti ci tiene compagnia in questa insolita e ustionante pausa.
Indecisione. Seguire la traccia, su sterrato, in zone isolate e quindi probabilmente piene di cani o seguire la strada principale, asfaltata e trafficata? Alterniamo la scelta valutando di volta in volta.
Riprendiamo la strada rimanendo sull’asfalto. Ad Hadimkoy riprendiamo la traccia che ci porta su uno sterrato in una zona industriale di nuova costruzione. Non è nemmeno facile seguire la traccia e più volte, ai bivi, dobbiamo tornare indietro imboccando l’alternativa sbagliata.
Siamo già in un nuovo mondo. Un enorme quartiere produttivo è in costruzione, molti stabilimenti sono già in attività. Nonostante la traccia, che terminerà nel centro storico di Istanbul ci indichi che siamo a 40km dalla fine, siamo già nell’area metropolitana della città, un gigante da 15 milioni di abitanti. I minareti non spiccano più sulle case, sono anzi inghiottiti da palazzi di uffici ed abitazioni ben più alto. Una collina è completamente ricoperta di casette di recente costruzione, sembra un alveare. Sorprendente e stridente l’accostamento della strada sterrata e i campi con le stoppie di paglia e lo skyline di palazzi sullo sfondo.
La traccia si perde in un sentiero mantenuto, un ragazzo che lo percorre in quad non riesce a darci informazioni sullo stato del fondo parlando solo turco, quindi decidiamo di bypassare questo tratto percorrendo la strada asfaltata. Traffico veloce. Anche noi siamo più veloci, sia per la discesa, sia per toglierci velocemente da lì.
Küçükçekmece. C’è un lago. Oltre la ferrovia vediamo il lungo lago e una ciclabile. Possiamo riprendere con più tranquillità – nonostante i bambini, i motorini contromano, monopattini, i gatti (fuori città ci sono i cani, in città i gatti) e buona parte di quei 15 milioni di abitanti che passeggia sul lago la domenica pomeriggio.
Dopo il lago si passa alle sponde del mare di Marmara. Al tramonto. Bello. Nella mia testa siamo quasi arrivati. Invece mancano 20km. La ciclabile finisce, 20km di traffico cittadino. Andiamo oltre.
Marina, hotel, automobili di lusso, ovviamente il porticciolo turistico. Andiamo oltre. Di nuovo ciclabile, sul marciapiede, le mura di Costantinopoli! Andiamo oltre.
Il centro, vie di negozi, ora chiusi. Andiamo oltre. Il centro storico, tram, gente, ristoranti, un dedalo di viuzze, la traccia è finita, il navigatore impreciso: a piedi ci suggerisce strade impraticabili e chiuse attraverso il bazar, in auto ci dice di tornare indietro. Navigando a vista arriviamo all’albergo, stanchi più che se avessimo fatto una salita, frastornati più che se fossimo stati ad un concerto.
Pausa. Doccia. Siamo arrivati.
Come frecce siamo arrivati nel centro di Istanbul. È buio, è tardi. Ora si cena, ora si brinda. Domani, con calma, comprenderemo l’impresa che abbiamo concluso.
Potete leggere la puntata scorsa di questo magnifico viaggio CLICCANDO QUI, e via via risalendo a tutte le altre. Complimenti e grazie a Fabio, Davide e Sandro per aver condiviso con noi di Cicloturismo questa bellissima avventura.