L’idea di questo cicloviaggio nasce dal sogno di percorrere la Via della Seta. Difficile per tutti staccarsi per più di 3 mesi dalle proprie attività, dai propri affetti, dai tanti problemi che la vita quotidiana ci riserva. Perché quindi non iniziare il percorso gestendolo a puntate? Ed ecco allora la prima tappa, a tappe: partenza da Marzabotto (Bologna) con Istanbul come meta finale. Il percorso si snoderà seguendo di massima quello che è denominato Sultan Trail.
I protagonisti, che scriveranno il loro diario di viaggio, sono Davide Ecchia e Sandro Passini, di Marzabotto, e Fabio Frascari, di Bologna centro (Porta San Mamolo) che noi di Cicloturismo abbiamo già conosciuto in occasione dell’ultima Parigi-Brest-Parigi. Tutti e tre fanno parte degli Sklerociclisti, un sottogruppo del Team Leggero di Rocca di Roffeno. Sandro per tutti è il Passero, Davide è il Pres, anche se non è presidente di niente.
Il nome del Viaggio potrebbe essere “Da Misa a Bisanzio” oppure” Viaggio Verso la Capitale dell’Impero d’Oriente” o qualcosa ancora da decidere. Ecco l’inizio del loro diario, che a partire dal giorno 3 è scritto da Fabio Frascari, che ringraziamo.
Giorno 1, Marzabotto-Chioggia, 178 km: partenza alle 7 del mattino. Alcuni amici ci vengono ad augurare buon viaggio nonostante la levataccia. La tappa risulta impegnativa per la lunghezza, ma non per il dislivello. Pedaliamo sulle ciclabili del bolognese immersi nel traffico mattutino, percorso non privo di insidie. Poi allontanandoci dalla città e seguendo importanti corsi d’acqua quali Po, Adige, Brenta possiamo godere dei paesaggi fluviali e natura agreste tipiche di queste zone. Arriviamo stanchi ma grati al meteo che ci ha risparmiato la pioggia. Non rimane altro che una bella cena per reintegrare le energie perdute.
Giorno 2, Chioggia-San Giorgio di Nogaro, 130 km. Giornata movimentata, fatta di traghetti, paesaggi lagunari e vestiti antipioggia tolti e messi. Partiamo da Chioggia traghettati sull’isola di Pellestrina, dove ormai i turisti da ombrellone sono in disarmo “forse sarà il tempo nuvoloso”, solo i ciclisti scorrazzano sulle ciclabili ben costruite e manutenute. In poco tempo ci troviamo all’imbarcadero per essere traghettati sull’isola Alberoni e terzo e ultimo passaggio Cavallino Treporti. Il tempo si è fermato, i ritmi sono pacati, i profumi del mare le chiacchiere dei pescatori penso siano immutati da centinaia di anni. Il viaggio prosegue attraverso strade secondarie e paesi di campagna fino alla meta del giorno in terra friulana. In serata ci raggiunge Fabio, partito da da Bologna con un giorno di ritardo, e che in una sola giornata ha colmato il distacco “è proprio di un altra categoria”.
Giorno 3, San Giorgio di Nogaro-Lubiana, 134 km. Nuvole. Se non fosse che minacciano pioggia e in bicicletta non è piacevole, a me i cieli nuvolosi piacciono. Da ieri poi l’effetto è strano: sembrano un enorme pesante coperchio che si schiaccia sulle nostre teste ma che lascia uno spiraglio per vedere le montagne e un po’ di cielo azzurro. Del sole, in lontananza, se ne intuisce la presenza per lo sbrilluccichio delle cime innevate. Anche queste sono bellissime da vedere, ma neve vuole dire freddo e non ci fermiamo troppo a guardare le montagne, meglio muoversi per scaldarsi perché le temperature sono calate molto, troppo per le nostre divise estive rinforzate da antivento e manicotti. Per un corollario ciclistico della legge di Murphy, l’unico momento in cui il sole si apre un varco tra le nuvole è quando dobbiamo affrontare l’unica salita della giornata. Non facciamo in tempo a giungere in cima che le nuvole si richiudono e la discesa, all’ombra, ci costringe a rintanarci negli scaldacollo. Lubiana, al termine della nostra prima tappa insieme, ci accoglie con una doccia calda in una camera che non poteva essere fatta che per noi: ogni camera è dedicata ad uno sport e la nostra è dedicata al ciclismo!
Giorno 4, Lubiana/Brezice, 124 km. Seconda giornata slovena. Non ho studiato molto la traccia e non riconosco i nomi dei cartelli, i nomi, spesso impronunciabili, non aiutano a riconoscerli. Nei miei viaggi faccio dei cartelli stradali o delle insegne la mia personale stele di Rosetta per apprendere un po’ della lingua. Per ora questo gioco non si è dimostrato molto fruttuoso: Dobrodosli=benvenuto, pekarna=fornaio, cona=zona (forse…), pokopalisce=cimitero, sobe=camera. Parole inutili nei mini dialoghi che potrebbero capitarci in viaggio, meglio sarebbe imparare a dire “buongiorno”, “buonasera”, “grazie”….ma tant’è, questo è lo sloveno imparato in 3 giorni. Oggi il percorso ci riserva un piccolo anticipo della destinazione: nel piccolo borgo di Smarie una Chiesa attira la mia attenzione.
È chiusa, posso vederne solo l’esterno e il breve riassunto in inglese di un pannello esplicativo posto all’esterno: la Chiesa, dedicata alla natività di Maria, faceva parte di un borgo fortificato che nel 1400-1500 difendeva la popolazione dalle scorribande dei turchi… Un segnale, impercettibile, che siamo sulla pista giusta… Oggi il percorso ci riserva anche, oltre al freddo, anche la pioggia. Dopo averci minacciato per giorni, le nuvole oggi scaricano le minacce. Inizialmente piano, poi gradualmente sempre più forte. La combinazione pioggia e freddo non mi è particolarmente gradita, per porvi rimedio aumento la frequenza di pedalata, non tanto per arrivare prima quanto per scaldarmi! Vietato fermarsi o fare foto. Ci riesco solo parzialmente sia per aspettare i miei compagni di viaggio che sembrano essere a loro agio sotto la pioggia (indossate le giacche e i pantaloni impermeabili, non alterano minimamente il passo), sia per scattare qualche foto in cui congelare, oltre alle mani, anche i ricordi di una giornata impegnativa!
1) continua.