Quale futuro per le Gran Fondo? L’analisi di Emiliano Borgna

Emiliano Borgna, vice presidente di Acsi
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E’ stata una prima parte di stagione in chiaroscuro per il mondo delle Gran Fondo, per la Federazione e per gli Enti di promozione sportiva. Tante prove nuove, qualche defezione importante, rinvii a causa dell’alluvione, ma anche buone conferme. Ci si prepara adesso al rush finale della prima parte dell’estate, prima della consueta pausa di agosto, di solito un mese poco affollato di prove.

Ma che stagione è stata? Chiacchierando con Emiliano Borgna, vice presidente di Acsi e presidente di Acsi Ciclismo, sono venuti fuori temi molto interessanti. Dalle ragioni del calo dei numeri ai possibili rimedi, fino alle nuove tendenze dei ciclisti.

Emiliano, che stagione è stata finora?
«Fino a una settimana fa è stata una stagione condizionata dalla pioggia e questo ha modificato un po’ le abitudini dei ciclisti».

In che modo?
«Ormai tanti ciclisti tendono ad iscriversi a ridosso dell’evento. Questo fenomeno era già evidente lo scorso anno, adesso è aumentato. E i numeri, sopratutto per chi non prevede le iscrizioni aperte fino agli ultimi giorni, ne hanno risentito».

La nota negativa?
«E’ il fatto che abbiamo perso molte prove per strada. Pinarello, Padova, lo spostamento della Nove Colli. La pioggia ha penalizzato anche chi ha incrementato i numeri, come la Squali, che ha fatto segnare il suo record di iscritti. E’ stata una stagione condizionata da tante variabili».

Prima c’erano soltanto cicloturistiche e Gran Fondo. Adesso c’è più scelta…
«In generale la partecipazione è scesa anche per questo motivo, per il fatto di avere più scelta tra gli eventi. Ma dopo il covid si sono manifestati tante tipologie di ciclismo, da chi pedala in gruppo a chi utilizza la bici per viaggiare. Per fare numeri ci vuole un’organizzazione seria che garantisca divertimento e qualità».

C’è una formula più vincente delle altre?
«Non ne esiste una precisa e dipende anche dal territorio. Ma a fare la differenza c’è l’evento. La festa, il coinvolgimento delle famiglie. Tutta una serie di cose che fanno di una manifestazione un evento aggregante, interessante anche a livello turistico. E la riprova è che la gente apprezza. In questo fine settimana del 25 giugno ci sono prove importantissime, come Nova Eroica, la Fausto Coppi, la Sestriere-Finestre e la Gavia e Mortirolo. Ognuna di loro ha fatto buoni numeri, nonostante la sovrapposizione. L’organizzazione fa sempre la differenza».

Cosa è emerso quindi di buono da questi mesi?
«Sono emerse formule nuove. Tentativi che forse non hanno accontentato tutti, per carità, ma hanno aperto una strada. Tanti hanno provato a riabbracciare il format cicloturistico, ma chi ha tagliato sui servizi non ha ottenuto risultati. Faccio l’esempio di Nova Eroica. E’ una cicloturistica nell’animo, ma è organizzata come un evento agonistico, con assistenza agli incroci, segnaletica e servizi top. Si partecipa a un evento ormai perché garantisce certi standard. Certamente, nei ciclisti, è in atto un cambiamento che si è manifestato subito dopo il covid…».

Intendi un cambio di mentalità dei granfondisti?
«Credo di sì. Ormai si cerca meno la formula “race” e c’è voglia di godersi la domenica anche in maniera più spensierata. La gente vuole la festa, il coinvolgimento».

Che evoluzione ci sarà secondo te?
«Penso che in pochi anni, due o tre al massimo, si avrà un quadro molto più attendibile. Gli eventi che offrono servizi resteranno al top e si amplierà il divario tra le prove grandi e quelle piccole. A fare la differenza sarà sempre il territorio e la capacità di coinvolgerlo. La location è importante, ma ogni Gran Fondo deve individuare, e poi sfruttare, la propria identità. Un format vincente, infatti, non è sempre giusto e non può essere esportato ovunque.