Lapierre Xelius SL3: prestazioni e guidabilità nate dai feedback dei corridori (VIDEO)

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Qualcosa si era già intravisto all’ultima edizione del Tour de France, ma è stato necessario aspettare dicembre e una presentazione in quel di Vence, nei dintorni di Nizza, per togliere definitivamente il velo alla nuovissima Lapierre Xelius SL3. Terza versione della bici del brand francese ufficialmente in gamma dal 2010, che festeggia i suoi 75 anni di storia e lo fa rinnovando in maniera profonda il suo modello specifico per la salita.

Gli input dei corridori

La grande spinta all’innovazione è arrivata dalla Groupama-Fdj e dai suoi corridori, con cui Lapierre vanta un rapporto ventennale, il più longevo in assoluto nel ciclismo professionistico. Sono loro che hanno suggerito e ottenuto una rivisitazione delle geometrie, facendo praticamente adottare alla Xelius SL3 quelle della Aircode DRS presentata poco più di un anno fa. Ad esempio, le due taglie L hanno identici stack (557 millimetri) e reach (403), con la sola differenza che la Aircode DRS dispone anche della misura Xxl.

Il risultato è una bicicletta che mantiene molto proiettato in avanti il corridore, risultando comunque sufficientemente confortevole, tanto che non esitammo a definire la stessa Aircode una aero “comoda”.

Se le mettessimo confronto, detto dello stack e del reach, troveremo anche un tubo sella più corto di 3 centimetri a livello di innesto, che compatta la struttura e la rende maggiormente reattiva.

Un disegno, tre opzioni

Ma andiamo alla struttura, partendo dal carbonio. Il composito UD SLI si compone di un mix di fibre unidirezionali preimpregnate di Torayca, dotato di altissimi livelli di resistenza che infatti lo vede impiegato anche nella mountain bike. Ma anche qui c’è lo zampino dei corridori. Eccome se c’è… Infatti proprio la possibilità di mixare i layup hanno fatto nascere, di questa Xelius SL, tre versioni differenti. Con risultati che come vedremo sono perlomeno in controtendenza con quanto saremmo portati a pensare.

La versione standard del telaio pesa 845 grammi, 232 in meno della SL2. Poi, per i corridori e limitatamente alle misure Xs, S e M abbiamo un blend “Light” dal peso di 725 grammi, e per la L e Xl un blend “Stiff” dal peso di 745 grammi. Le forcelle? 352 e 392 grammi, rispettivamente versioni upgrade (detta Techno Carbon Team) e standard.

Ma attenti alle prestazioni e soprattutto alla terminologia che può confonderci le idee. Paradossalmente la variante standard in commercio della Xelius SL3 è la più “rigida”, oltre che la più pesante visto che utilizza un modulo intermedio. Questo però rende la bici allo stesso tempo più domabile in discesa, ed è la soluzione che riteniamo azzeccata per chi non ha né gli skills in discesa dei corridori, né ovviamente le loro esigenze agonistiche. Il che spiega anche la presenza di due forcelle differenti tra i telai team e quelli in commercio.

Ci spieghiamo meglio con qualche numero. La SL3 Stiff è più morbida sul movimento centrale rispetto alla SL2, la bici della generazione precedente, del 5 per cento.
La SL3 Standard è più rigida sul tubo sterzo rispetto alla SL2 Team, sempre del 5 per cento.
Proseguiamo e secondo i dati fornitici dai tecnici francesi, La SL3 Standard confrontata con la SL3 Stiff è più rigida del 6 per cento all’anteriore, e del 5 sul movimento centrale.
Infine, la SL3 Light è più morbida del 5 e 3 per cento della SL3 Stiff rispettivamente su anteriore e movimento.

Ottimizzare trazione e spinta

Cosa significa questo, in soldoni? Che i corridori puntano al miglior trasferimento di potenza possibile, e poco importa se questo significa avere una zona del movimento centrale meno granitica. Perché paradossalmente il rischio è che un telaio siffatto non compensi le sollecitazioni, così che tutta la spinta finisce per essere scaricata sulla ruota, che tra raggi, cerchio, gomme e mozzi rischia di distribuirla in maniera meno efficiente.

Discorso apparentemente complesso e arzigogolato, quasi un controsenso. Ma richiamando l’ortodossia della terminologia al quale abbiamo fatto accenno prima, gli elementi a disposizione ci fanno giungere ad un concetto di “ottimizzazione della trazione”. Visto così non è un paradosso allora affermare che una bici troppo rigida possa rivelarsi anche meno “pronta”, perlomeno in base alle valutazioni dei corridori. Alla Groupama-FDJ è andata così, ed ecco allora che la Xelius SL3 a disposizione del team è diversa da quella in commercio.

Le doti della Lapierre Xelius SL3

La Lapierre Xelius SL3 rimane comunque una bici altamente prestazionale. La Powerbox, la zona di trasferimento della potenza, ha subito una netta rivisitazione di diametri e forme, con l’obliquo più largo e squadrato, cuscinetti da 1,5” anteriori, movimento centrale massiccio, foderi larghi e asimmetrici con forma a diamante.

E a livello aerodinamico le mosse di Lapierre sono state quelle di ottimizzare le forme NACA e KammTail su obliquo, piantone e pendenti, un disegno compatto e più sloping che dà meno resistenza all’aria in generale, e manco a dirlo integrazione totale di cavi e clamp del reggisella. In percentuale è più filante dell’8,5 per cento, con miglioramenti che a 50 chilometri orari e ad angoli di Yaw di 0, 10 e 20 gradi sono di 12, 15 e ancora 15 watt.

Il concetto 3D Tubolar

L’elemento caratterizzante della Xelius SL 3 è comunque il 3D Tubolar, quel disegno inusuale del carro posteriore. Totalmente sganciato dal piantone e con innesti sull’orizzontale, distribuisce meglio le vibrazioni che possono contare su una maggiore lunghezza degli elementi coinvolti nello smorzamento delle stesse. Adesso presenta poi una forma rinnovata, più compatta, senza dimenticare che lo stesso piantone, privo di vincoli sull’asse verticale, flette liberamente e regala grandissima comodità al corridore.

Altro elemento è la capacità di ospitare gomme sino a 32 millimetri di sezione, nonostante un carro cortissimo di 40,5 centimetri. E anche la volontà di spostare il baricentro verso il basso, soluzione mediata dalla mountain bike. Si è attuata tramite un abbassamento dei portaborraccia, e il posizionamento della batteria sull’obliquo, appena sopra il movimento centrale, anziché sul cannotto reggisella. Tramite uno speciale innesto al quale si accede dalla larga trapdoor sotto la scatola.

Infine, attacco da 27,2 millimetri tondo, attacco specifico per singola taglia inclinato di 5,7 gradi negativi, e forcellini compatibili con lo Speed Release, per un cambio ruote più veloce.

Docile e cattiva: lo Yin e lo Yang della Xelius SL3

Non abbiamo trovato una gran giornata per pedalare sulla nuova Xelius. Freddo e anche pioggia che però, immediatamente, hanno contribuito a svelarci la sua vera natura. Il baricentro basso e il peso del corridore proiettato più in avanti creano un mix perfetto che fa entrare immediatamente in confidenza col mezzo. E dire che le discese erano veloci e con fondo bagnato, non il miglior contesto sul quale esordire con un mezzo che non si conosce per nulla.

Bastava invece spostare sapientemente il peso, poche correzioni, e la Xelius ci seguiva fedelmente. Al netto delle prestazioni sulla spinta, che sono quelle di un mezzo comunque performante, entrare subito in confidenza con un mezzo simile è garanzia che ci si troverà bene.

Per quanto riguarda altri dettagli e sensazioni di guida, vi invitiamo a vedere il video che abbiamo girato a Vence, durante i giorni della presentazione.

Come vedrete anche qui sotto, ce n’è per tutte le tasche. Un mezzo polivalente che non teme i grandi dislivelli, non si scompone alle alte velocità, si districa con successo su tutti i terreni. Unica raccomandazione che ci sentiamo di dare, prima di fissare la posizione definitiva (leggasi: taglio del cannotto della forcella), è quella di pedalarci un po’. Non sono geometrie estreme ma neanche propriamente endurance, a nostro avviso ci vuole almeno un migliaio di chilometri per spaccare il cosiddetto capello in quattro riguardo l’assetto.

Le versioni in commercio della Lapierre Xelius SL3

Eccoci allora arrivati alle versioni in commercio. A parità di telaio, la Xelius SL3 sarà proposta in cinque varianti, più una speciale sorpresa per la quale sarà necessario attendere qualche giorno ancora.

Si parte dalla 5.0 a 2.799 euro, con Shimano 105 e ruote Lapierre in alluminio. Un prezzo di ingresso decisamente aggressivo per un setup che può essere upgradato dall’utente in seguito.

L’Ultegra meccanico lo troviamo nella 6.0, proposta a 3.299 euro con ruote DT Swiss E1800 Spline 32. Anche qui vale il discorso di prima, una base eccellente con ampi margini di miglioramento.

L’Ultegra Di2 è protagonista di due varianti. La 7.0 e la 8.0. La prima è disponibile in due colorazioni, e con le stesse ruote della 6.0, ad un prezzo di 4.399 euro. L’altra aggiunge le ruote Lapierre in composito da 38 di profilo, e costa 5.399 euro. A chiudere le bici complete c’è la 9.0, con Dura Ace Di2 a 12 velocità a 7.399 euro.

Chiudiamo la carrellata con i kit telaio, venduto completo di reggisella, attacco e manubrio con supporto per il Gps. C’è sua la versione Xelius SL con blend di carbonio Light o Stiff (sempre secondo la taglia, come abbiamo illustrato sopra), e standard in colorazione Groupama-FDJ, che completo anche di forcella, hardware e accessori pesa 2.168 grammi.

Per informazioni: www.lapierrebikes.com