Alle 18.00 del 31 agosto comincerà la corsa verso la storia di Riccardo Sporzon, di nuovo. Nel grande libro dei World Record il suo nome c’è già: a 17 anni venne riconosciuto dal WUCA (World Ultra Cycling Association) come il detentore della maggior distanza percorsa in 24 ore su strada da un Under 18.
Era giugno 2023 e lo fece perché lo aveva promesso a nonna Adele prima che mancasse. Poi verso novembre decise di tentare un altro record. «Non so neanche io il motivo di questo nuovo record. Forse lo faccio perché mi piace mettermi alla prova, vedere come reagisce il mio corpo, studiarmi».
Così Sporzon ha deciso che avrebbe tentato nuovamente il record del mondo di 24 ore, ma questa volta in pista all’aperto. «Voglio fare 928 chilometri, meglio del detentore Ralph Diseviscour. Sarà come partire da casa mia, a Fossò in provincia di Venezia, e arrivare in Calabria. In realtà, però, dovrò solo seguire una linea nera segnata sulla pista del Velodromo Monti di Padova».
La preparazione è cominciata all’inizio del 2024 e voleva fare tutto da solo: per un mese ha pedalato ore e ore sui rulli in casa, si massaggiava da solo e si alimentava come meglio credeva. Poi a febbraio ha comprato la sua prima bici con le appendici, una Dynatek, e aveva un dolore incredibile alla schiena ogni volta che si allenava. In quel momento ha capito che doveva farsi aiutare da qualcuno.
È stato da un bikefitter che gli ha completamente rivoluzionato la posizione in bici. È andato da un dietologo che gli ha programmato una dieta da seguire fino al 30 agosto con carico di carboidrati e proteine e un giorno di sgarro a settimana. Si è testato con un metabolimetro, uno strumento fondamentale per misurare il VO2, ovvero il consumo di ossigeno. Si fa seguire da uno psicologo perché la parte più difficile sarà quella di resistere mentalmente alle 24 ore.
Ma non solo. Per otto mesi ha studiato – assaggiando – tutte le migliori marche di gel e barrette decidendo che per il record mangerà barrette alla mela e gel in un preciso ordine: «Ho fatto una scaletta – spiega sorridendo – Quel giorno voglio i gel nell’ordine di gusto che preferisco: comincerò da quelli ai gusti tropicali finendo con quello alla Coca-Cola. Ho però notato che digerire in posizione da crono è difficile, però con lo sforzo brucerò tutto così non dovrò fermarmi quasi mai per bisogni fisiologici. Conto di fermarmi la prima volta quando sorgerà il sole per sgranchire le gambe».
Solo pochi giorni fa Sporzon ha ultimato di fare tutti gli aggiustamenti possibili alla bici. «Ho finalmente trovato il tubolare perfetto, ci ho messo due settimane a confrontare ogni modello ma ce l’ho fatta. C’è quello che perde pressione presto ma resiste di più e viceversa, ci sono tantissimi modelli». Non da ultimo, ha comprato un casco Specialized come quello di Remco Evenepoel. «L’ho fatto verniciare di bianco e oro per ricordare il record precedente. Anche il body che ho fatto fare è bianco, ma per non attirare troppo calore».
Al momento Riccardo ha terminato tutti i test sulla distanza e d’ora in poi farà solo delle sessioni di allenamento a temperature elevate: «Mi vestirò invernale per allenarmi così da abituarmi alle alte temperature. Quel giorno però le ore più calde non saranno la parte più difficile, perché significherà che si avvicinano le 18.00 ossia il termine delle 24 ore. La parte più dura sarà invece la notte perché inevitabilmente l’andatura cala e sembra che il giorno non arrivi mai. Il sonno non sarà un problema, già da tempo sto andando a dormire alle 3 per abituare il mio fisico a restare sveglio più a lungo».
Un’altra delle parti più difficili, spiega Riccardo, è stato trovare degli sponsor che credessero nel suo progetto. È chiaro che per allestire un record del mondo servono soldi, soprattutto se lo si vuole fare in modo serio come sta facendo Sporzon.
Per prepararsi è anche stato in ritiro otto giorni a Livigno. «Inizialmente volevo andare sul Lago di Garda, poi ho pensato che bisognasse fare una cosa fatta bene e così ho optato per Livigno. Con me c’erano Alex, un amico, un preparatore e due cameraman. Il preparatore mi ha convinto a fare un documentario che gireranno dei suoi amici laureati in cinematografia. All’inizio non ero tanto sicuro perché volevo solo concentrarmi sui miei allenamenti, ma poi io ho fatto il mio e loro mi riprendevano. Dopo quel ritiro in cui ho fatto anche un allenamento di dodici ore, so di avere una marcia in più e anche se ho fallito qualche test importante so che ce la posso fare».
In tutto questo, Sporzon non si è solo allenato ma è anche andato a scuola, ha preso la patente, fatto la maturità e il test di ammissione alla facoltà di Medicina. Ma soprattutto si è completamente sacrificato per un obiettivo importante che non gli darà nulla in cambio, se non la convinzione di avercela fatta per se stesso. Perché dalle 18 del 31 agosto alle 18 dell’1 settembre penserà a tutti i momenti che ha vissuto per arrivare a quel record, ai momenti di sconforto, ma soprattutto alla liberazione di poter finalmente dimostrare quel che ha cercato dentro di sé negli ultimi otto mesi. Perché solo lui sa cosa ha vissuto ultimamente e se c’è una dedica che può fare, quella è solo per Riccardo Sporzon.