Ora è ufficiale: Sporzon è un recordman. «Il record a nonna e anche a papà»

A Riccardo Sporzon è stato certificato il record del mondo dalla WUCA
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Quando abbiamo raccontato Riccardo Sporzon nessuno lo conosceva. Un normale ragazzo con la passione della bici che ha corso per 24 ore tra le vie di casa per fare un regalo alla nonna che non c’è più. Oggi Riccardo è ancora un normale ragazzo con la passione della bici, ma quella pazzia del 5 giugno scorso lo ha fatto iscrivere nell’Albo più importante: quello dei recordman.

Ebbene sì, contro tutte le aspettative di chi «bel gesto, ma non è un record del mondo» o di chi «i record sono altri» o ancora «anche io quando avevo la tua età…», Riccardo ha fatto il record del mondo di più chilometri percorsi in 24 ore da un ragazzo che ha meno di 18 anni. E non gli è stato certificato da un ente a caso, ma dal World Ultra Cycling Association.

Se il record è stato corso dedicandolo interamente a nonna Adele, adesso Riccardo ci tiene a far presente che «tutto ciò che ho fatto è anche per mio papà Andrea che non sta passando un bel periodo».

Riccardo Sporzon e il papà Andrea

Per Riccardo non sono stati mesi facili quelli passati tra il record e l’arrivo della certificazione. «Non è un bel periodo per la mia famiglia e in più riaffiora spesso il ricordo di mia nonna, la mia migliore amica. È per lei che sono più di tutti felice perché riuscire a far certificare questo record non è stato affatto facile. Di questo devo ringraziare la mia ragazza Matilde che è stata importantissima insieme alla mia famiglia: mi hanno spronato continuamente a compiere tutta la procedura».

Certificare un record del mondo non è semplice. Riccardo racconta di aver dovuto parlare con ingegneri, mandare foto della bici in tutti i modi per far vedere che fosse regolare e dar vita a due ufficiali di corsa nonché i genitori della sua fidanzata, i signori Bertoldo.

«A un certo punto ho iniziato a pensare che questo record non sarebbe più arrivato – racconta Riccardo – perché le tempistiche sono abbastanza lunghe, ma nel WUCA ho trovato persone ottime, in particolare Larry Oslund che ha seguito la mia pratica. Sogno un giorno di incontrarlo dal vivo per tutto ciò che ha fatto per me: la sua disponibilità a risponderci in qualsiasi momento del giorno lo rendono una persona buonissima».

Non solo la fatica fisica è richiesta nel segnare un record del mondo, ma è necessario anche un certo sforzo economico. «La verità è che io ci ho sempre sperato che questo titolo arrivasse, un po’ per fare la storia internazionale e un po’ per fare la storia di me stesso, perché l’ho fatto con mia nonna. E io sono sicuro che adesso sta sorridendo da lassù».

E a chi non crede in ciò che ha fatto? «Questo titolo mi rende ancora più contento perché ho ricevuto tanti commenti di gente che mi diceva che non avevo davvero fatto un record. E invece sì. Avevamo studiato tutte le regole e preparato il percorso seguendole. Abbiamo sbagliato solo in un piccolo tratto: ci sono stati tolti due chilometri perché non era stata seguita una norma, ma ciò rende ancora più vero e autentico il World Record perché fa capire quanto mi abbiano controllato attentamente. Da 469 chilometri sono passato a 467 ma va bene uguale».

Riccardo Sporzon questo record lo deve quasi ringraziare perché è stata una boccata d’aria fresca presa in un periodo un po’ soffocante. E per l’anno prossimo c’è l’idea di iniziare a girare in pista.