Omar Di Felice giovedì 4 aprile, dopo 19 giorni in sella alla propria bicicletta, ha trionfato alla Indian Pacific Wheel Ride, gara estrema di 5500 chilometri e oltre 30.000 metri di dislivello.
Il percorso che si snodava tra le città di Perth e quella di Sydney, ha visto gli atleti in gara sfidarsi in alcuni degli ambienti più suggestivi ed estremi d’Australia, attraverso il deserto del Nullarbor, lungo la scenica Great Ocean Road passando attraverso le città di Adelaide e Melbourne e, ancora, scalando alcune delle salite più iconiche delle Alpi Australiane, con ascese oltre i 1600 metri di quota prima di raggiungere il punto di arrivo all’Opera House di Sydney.
La gara è stata segnata da un tragico incidente in cui ha perso la vita l’atleta australiano Chris Barker, veterano della gara, che è stato investito durante l’attraversamento del Nullarbor. L’incidente ha sconvolto gli atleti, contribuendo alla sosta di oltre 60 ore che ha visto Omar fermarsi per più di due giorni in un piccolo Motel a Minnipa.
«Quando ho ricevuto la notizia dell’incidente di Chris il primo istinto è stato quello di fermarmi. Ero sconvolto per l’ennesimo incidente mortale ai danni di un ciclista. Contestualmente stavo affrontando anche un infortunio alla caviglia sinistra, una borsite con conseguente versamento alla caviglia, che ha minato fisico e mente. Solo dopo due giorni chiuso in un letto di un piccolo motel nel cuore del deserto, ho trovato la forza e la motivazione per riprendere la gara anche e soprattutto per onorare la memoria di Chris».
Tornato in sella in quarta posizione, ha via via riacquistato confidenza con la strada, cercando di riprendere da dove aveva interrotto. La rimonta si è conclusa con il sorpasso dell’atleta tedesco Hans Udo-Vieten proprio ai piedi della sezione alpina, durante la quale ha incrementato il vantaggio fino ad accumulare oltre 300 chilometri sul secondo. Le ultime 24 ore, caratterizzate da forti nubifragi e allerta meteo su tutta l’area di Sydney, sono stata una lunga passerella fino all’arrivo vittorioso all’ombra dell’Opera House.
A completare il podio Hans-Udo Vieten (Germania) e Luke Patch (Australia): «Mi sono presentato al via della gara in maniera un po’ inaspettata e senza aver completato un ciclo di preparazione completo: dopo l’avventura in Antartide, è stato un rientro alle gare abbastanza inedito. Attraversare l’Australia è stato un lungo viaggio introspettivo che mi ha messo alla prova, soprattutto alla luce dell’incidente di Chris che doppia la tragica scomparsa di Mike Hall, che proprio qui aveva perso la vita durante la medesima competizione nel 2017. Centrare l’accoppiata con la Trans America, per di più al primo tentativo, è stato un motivo di orgoglio immenso: ora un po’ di riposo di cui ho veramente bisogno, prima di affrontare la seconda parte della stagione».
Al rientro in Italia riprenderà il progetto “Bike to 1.5°C” con la serie di incontri di divulgazione nelle scuole e alcune serate ed eventi in cui Omar racconterà le recenti esperienze in Antartide e Australia.