Omar Di Felice in trionfo: l’Indy Pac è sua. In meno di 19 giorni da un oceano all’altro

Di Felice
Omar Di Felice dopo aver concluso la sua Indian Pacific Wheel Road
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A metà mattinata di giovedì 4 aprile Omar Di Felice ha tagliato il traguardo dell’Indian Pacific Wheel Road al Teatro dell’Opera di Sydney. E’ l’ora locale dell’Est dell’Australia, in Italia è ancora piena notte. Partito da Freemantle, nei pressi di Perth, sabato 16 marzo, poco dopo mezzogiorno, l’ultracyclist romano ha attraversato per intero il Sud dell’Australia, da un oceano all’altro, 5.471 chilometri per un dislivello di 33.543 metri. Un’impresa titanica. Ha impiegato 19 giorni e 15 ore, ma calcolando che è rimasto fermo per oltre tre giorni, Di Felice ha percorso una media di oltre 350 chilometri al giorno.

L’Indian Pacific è una massacrante coast-to-coast che mette a dura prova i limiti dei partecipanti. Il percorso è estremamente variegato. La parte iniziale è piatta e apparentemente monotona, con l’attraversamento del deserto e delle Nullarbor Plains. Più mossa e variegata quella successiva attraverso le colline coltivate a vigneto e le ondulazioni nella zona di Adelaide. Segue lo spettacolare troncone lungo la panoramicissima Great Ocean Road, una delle principali attrazioni del Sud del continente. La parte conclusiva è quella più difficile ed insidiosa. Attraversa le Alpi Australiane, da Melbourne a Canberra, con salite che portano fino a 1.500 metri di quota.

Ogni partecipante all’Indy Pac deve fare i conti, man mano che passano i chilometri, con la solitudine, l’incertezza e l’insicurezza, un profondo esaurimento fisico e mentale, le scottature prodotte dal sole e dal vento, le dita delle mani intorpidite, il collo dolorante, le piaghe al soprassella, la schiena a pezzi e i dolori a cosce e polpacci. A questi problemi si aggiungono quelli determinati dall’attraversamento di zone disabitate, spesso nel cuore dei deserti.

«Difficile descrivere le emozioni provate durante questi 5.471 chilometriscrive Di Felice su Facebook –. Gioia, dolore, stupore, dispiacere e infine felicità immensa. In sella a questa bicicletta che ancora una volta non mi ha tradito. Inizio a pensare abbia qualcosa di speciale: insieme abbiamo attraversato gli USA e ora l’Australia. È arrivato il momento di riposare: sono grato alla vita e per come mi stia ripagando per tutto ciò che le ho dato in termini di dedizione, applicazione, talvolta sacrificio. Si vive per gioie come quella che sento dentro in questo momento».

Pur avendo osservato una lunga sosta di due giorni, per via del profondo sconforto provato per la notizia della tragica scomparsa di un partecipante, l’inglese Chris Barker, travolto da un Tir al km 1.313, durante la traversata del deserto del Nullarbor, Di Felice ha sempre tenuto alto il ritmo del suo viaggio, rivelandosi ancora una volta un “roadie” di classe eccelsa. Ha superato tanti momenti di difficoltà ed ha tenuto a distanza, fatta eccezione per quel troncone in cui ha osservato il lungo stop, a tutti gli altri concorrenti. Dei 37 “overlander” che avevano preso il via da Freemantle ne restano in gara non più di otto e non è detto che tutti riusciranno a terminare con successo la Indian Pacific perché hanno ancora centinaia e centinaia di chilometri da percorrere per raggiungere Sydney.

Quando Di Felice ha tagliato il traguardo finale il suo immediato inseguire, il tedesco Hans-Udo Vieten, accusava un distacco di 450 chilometri. Per concludere la distanza gli occorreranno ancora una trentina di ore. Al terzo posto resta per il momento l’australiano Luke Patch, che sta completando la traversata delle Australian Alps, inseguito ad un centinaio di chilometri dal connazionale Geoff Bell. Più indietro un colombiano, altri australiani e uno sloveno. Incontreranno molte difficoltà perché nelle prossime 24 ore si scatenerà una terribile ondata di maltempo.

Ormai Di Felice è riuscito a concludere questa grande impresa prima che il Sudest dell’Australia venga investita da un violento ciclone. Venerdì e sabato scatterà l’allerta meteo su tutta la zona costiera e sull’immediato entroterra. Le previsioni danno in arrivo forti temporali con copiose precipitazioni (200-300 mm) ed il rischio di alluvioni. Viene prospettata per questo la possibile chiusura dell’Audley Weir Road, la strada sulla quale dovrebbero transitare tutti gli altri partecipanti all’Indian Pacific. Se si dovessero verificare inondazioni, tutto il traffico verrebbe dirottato su una strada alternativa, la McKelli Avenue, fino a Waterfall e sull’autostrada nel tratto successivo. A Sutherland i concorrenti tornerebbero poi sul percorso originale per affrontare il segmento conclusivo verso il traguardo di Sydney.