Vigilia di Grinduro è anche tempo di test. Vi avevamo anticipato che abbiamo avuto modo sia di saggiare parte del percorso, sia di iniziare a prendere confidenza con la bicicletta che utilizzeremo nei 100 chilometri del tracciato lungo.
Delle specifiche tecniche della Wilier Triestina Adlar ne abbiamo già parlato in questo articolo, a questo punto anticipiamo le prime sensazioni provate in sella a questa nuova piattaforma per il gravel del marchio veneto. Ricordandovi che il collaudo, completo, lo troverete sul numero di ottobre di Cicloturismo.
Wilier Adlar, ovvero il carbonio per l’adventure
Le biciclette per l’adventure hanno un comune denominatore che è quello, non aggirabile, della robustezza. Per questo che il parlare di struttura in carbonio rappresenta quasi un ossimoro in un universo molto particolare che è quello dei cicloviaggiatori. Non nel caso della Adlar, che certo non si presenta con un telaio superleggero.
Poi occorre capire cosa si intende veramente per superleggero…
Perché i circa 1.100 grammi a nostro avviso sono un risultato pur sempre ragguardevole, pensando che tra innesti per le borse e capacità di carico la Adlar è in grado di muovere un peso complessivo di 120 chilogrammi. Non pochi i chili che porta, molto pochi i grammi del telaio che sfoggia.
Anche alla classica “pesa” personale, quella di quando si alza la bicicletta con due mani per capire cosa si ha di fronte, siamo rimasti piacevolmente sorpresi.
Le geometrie da Mtb
Reach (l’avanzamento) relativamente lungo, attacco corto e un angolo di sterzo di 70 gradi. Metteteci anche l’attacco corto e la forcella con un rake generoso (44 millimetri) e sembra proprio di citare quote da Mtb.
Ed effettivamente questa geometria ci ha consentito di sentirci letteralmente “dentro” la bicicletta e godere sempre della trazione giusta, al momento giusto.
Nella prova di una parte del tracciato del Grinduro ci siamo avventurati in sentieri a volte veramente tecnici, dove emergono gli skills di guida del ciclista e ci si affida, in assenza di sospensioni, alla capacità di assorbimento delle coperture. In questo caso da 50…
Ecco, forse sull’estremamente “tecnico guidato” (e contestualmente più lento) un avantreno così ampio nelle quote rende più laboriosa la conduzione. Ma non è il pane quotidiano di questa Adlar, che risulta vincente sul passo e anche in salita. Effettivamente la zona posteriore riesce a mediare bene tra comfort e trazione. Dunque una bici adventure sì, ma tutto quello di impegnativo che si fa con essa viene messo agli atti con gran soddisfazione.
L’Adlar, il comfort e la guida
La configurazione della bicicletta che abbiamo testato è, diciamo, al limite. Intendiamo che un telaio che ospita gomme sino a 52 di sezione ci è stato consegnato con delle Pirelli Cinturato Gravel H da 50. E pur con una trasmissione standard per quanto concerne il gravel, 40 anteriore e 45 posteriore, è settata per il limite.
Il manubrio Ritchey, con tanto di quel flare da rasentare la flat bar, può piacere o non piacere. Sicuramente dice la sua sull’estremamente tecnico, se utilizzata in un ambito più lineare e da lunghe percorrenze a nostro personalissimo modo di vedere può essere sostituito da una piega più tradizionale senza troppi rimpianti.
Resta il fatto che sui track veramente al limite (se non oltre) del gravel tecnico che siamo riusciti ad affrontare, quasi da mountain bike, la Adler con coperture da 50 e un angolo tanto aperto all’anteriore ci ha sempre regalato grande sicurezza.
La bici esce in diverse configurazioni. Per saperne di più, vi invitiamo a cliccare play su questo video, e ovviamente non perdetevi il collaudo completo sul numero di ottobre di Cicloturismo.