Vi abbiamo già raccontato l’impresa di Charles Terront, la prima vera star del ciclismo francese, capace di ottenere in 15 anni 227 vittorie e di andare sul podio 466 volte su 538 corse. Testando i primi prototipi di pneumatici smontabili di Édouard Michelin, Terront vinse la prima edizione della Parigi-Brest-Parigi in 71 ore e 37 minuti.
Terront non si adagiò certo sugli allori. Meno di due anni dopo aver vinto la Parigi-Brest, il 26 febbraio 1893 vinse una corsa di 1.000 km contro Jean-Marie Corre alla Galerie des Machines davanti a 50.000 spettatori. E sempre nello stesso anno, prima di andare a stabilirsi a Rouen – dove gestì per anni una concessionaria di biciclette e automobili (Sizaire-Naudin e Darracq) al numero 1 di rue Jeanne-d’Arc – decise di uscire dai suoi già ampi confini.
Compì quello che i giornali dell’epoca definirono «il più grande record del secolo attraverso l’Europa». Allenato da H.O. Duncan, che ne sapeva più del diavolo e in gioventù era stato lui stesso corridore, partì il 27 settembre da San Pietroburgo e arrivò a Parigi su una bici Rudge allestita con pneumatici «Clincher» 93. Tremila chilometri, attraversando Russia, Polonia, Germania, Belgio e Francia, e arrivando al Vélodrome Buffalo dalla capitale francese 14 giorni e 7 ore più tardi. Lo stato delle strade, o meglio dei sentieri, ve lo lasciamo soltanto immaginare. L’anno dopo Terront fece un altro memorabile quanto inutile record sulla rotta Roma-Parigi.
Nel giugno 1899 battè il record della Parigi-Brest-Parigi, ma quella volta in motocicletta. Era accompagnato da Henri Béconnais, e fece l’impresa in 40 ore e mezza, dunque a una media 30 km/h.
È morto a 75 anni, nel 1932, nei sobborghi di Marsiglia, dov’era andato a vivere da pensionato. Riposa a Clichy, nell’Île-de-France, e nel 1933 fu inaugurata una targa che lo ricorda alla porta della Côte de Picardie a Versailles.