Chi è Luigi Masetti e perché Giulia lo ha imitato

Luigi Masetti, considerato il primo cicloturista italiano. Foto: Google
Tempo di lettura: 3 minuti

Non c’è niente di più adatto di una bicicletta per un anarchico. È il mezzo che ti rende libero, ed era già così nella seconda metà dell’Ottocento per Luigi Masetti, considerato il primo cicloturista italiano. A chiamarlo «l’anarchico delle due ruote» fu il fondatore del Corriere della Sera, Eugenio Torelli Viollier. Masetti era nato a Trecenta, nel Polesine, nel 1864. A vent’anni lasciò casa, ma anche la malaria e la pellagra ereditate dalle rotte dell’Adige, per andare a Milano, prima tappa del suo girovagare alla scoperta del mondo. Divideva l’appartamento con le sorelle, un gallo portato da Trecenta per dargli la sveglia e due piccioni.

Aveva fatto le scuole tecniche a Lendinara, ma a Milano cominciò a studiare il greco e il latino, superò l’esame liceale e si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza a Pavia. Le lingue – inglese, francese, tedesco, spagnolo – le imparò d’estate lavorando negli alberghi svizzeri. 

Con 930 lire in tasca, Masetti partì per quello che definì «il viaggissimo». Da Milano pedalò fino a Liverpool e da lì si imbarcò per l’America: sbarcato a Staten Island, pedalò ancora da New York a Chicago

Fu proprio in Svizzera che conobbe quello che lui chiamava il bicicletto nel 1891: era seduto in riva al lago di Ginevra quando gli apparve e cambiò la sua vita. Dopo appena 28 giorni poté montare per la prima volta sul suo «Eolo», partecipò alla prima Milano-Torino e al criterium su pista al trotter milanese.

Il primo viaggio, a 28 anni, durò più di 3.500 chilometri: Francia, Germania, Austria. Come mappa aveva una pagina strappata dall’atlante scolastico. L’anno dopo, con 930 lire in tasca, partì per quello che definì «il viaggissimo». Da Milano pedalò fino a Liverpool e da lì si imbarcò per l’America: sbarcato a Staten Island, pedalò ancora da New York a Chicago, dove lo aspettava la World Columbian Exposition, un’esposizione universale dedicata al 400esimo anniversario della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. Impiegò due mesi per quasi 7mila chilometri, scegliendo sempre «piccoli alberghi dove si spende poco e si ha modo di conoscere la gente», e alla fine fu ricevuto dal presidente americano Groven Cleveland. I suoi reportage settimanali furono pubblicati dal Corriere della Sera, che aveva deciso di sponsorizzare la sua impresa, «ci piacciono le imprese condite d’audacia e di bizzarria».

Nel 1897 un’altra avventura folle: da Milano fino ad Aosta (altrimenti il viaggio non si sarebbe potuto chiamare «Dalle Alpi alle Piramidi», come aveva in mente Masetti), e da lassù pedalò lungo tutta l’Italia fino a raggiungere Brindisi, si imbarcò per l’Egitto sulle orme di Napoleone, e il 2 ottobre salì sulla Piramide di Cheope

Il suo bagaglio: tre paia di calze, due calzoncini corti, tre maglie, una giacca, un panciotto, due colletti, due paia di polsini, un petto di camicia per le grandi occasioni (girando capitano!), una camicia di lana, sei fazzoletti e gli occhialoni. «Quando giungo a un rivo o a un lago, mi butto in acqua. Ciò serve a lavarmi il corpo e i vestiti, che indosso di nuovo dopo averli strizzati e fatti asciugare al sole»

Dopo una parentesi dedicata all’alpinismo (scalò il Monte Bianco), tornò in bici per il viaggio più incredibile della sua vita: era il 1900, e Masetti pedalò da Milano al Marocco poi risalì (letteralmente: Andalusia, Pirenei, Bordeaux, Parigi dove visitò l’Expo, Bruxelles, Amsterdam, Amburgo, Copenaghen, Stoccolma) fino a Capo Nord, da lì raggiunse la Russia, incontrò Lev Tolstoj di cui diventò amico, e arrivò a Costantinopoli. Totale: 18mila chilometri fino allo sbarco a Napoli. Da lì in poi la sua fama – senza un reale motivo – declinò. Non si sa esattamente come sia morto: era il 1940, Masetti aveva 75 anni. La sua idea di libertà e di un mondo senza confini è un’eredità straordinaria. Un’eredità che proverà a raccogliere Giulia Baroncini, i cui nonni sono proprio di Trecenta. Venerdì 9 giugno Giulia partirà in bici per ripercorrere «il viaggissimo» di Masetti: partenza dal Polesine e traguardo finale a Chicago. Ma come tutti i cicloturisti sanno bene, quello che conta non è la destinazione, ma il viaggio.