Non solo TransAm, ecco tutte le imprese di Omar Di Felice

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Ultracycling: non si vince (solo) con le gambe, ma con la testa e con la resistenza, vince chi dorme meno, chi dorme meglio. I percorsi non sono mai inferiori ai 300 chilometri, tutti non-stop. Omar Di Felice è uno dei più forti ultraciclisti in circolazione. 

LE SUE GARE
La prima volta risale al 2011
, cinque anni dopo l’addio al professionismo: partecipa al Tour du Mont Blanc, 330 chilometri con 8000 metri di dislivello. Quarto. L’anno dopo pedala da Lourdes a Santiago de Compostela in modalità non-stop: 1220 chilometri in 4 tappe. Poi le prime gare: Race Across The Alps (533 km, 13.000 metri di dislivello), quinto; TorTour Switzerland (1.051 km, 20.000 metri di dislivello), settimo. Nel 2013 il primo podio: terzo alla Race Across Italy (640 km, 9.000 metri di dislivello). Prima vittoria il 7 giugno 2014: Raid Provence Extreme (585 km, 12.000 metri di dislivello) in 21 ore e 24 minuti. Ne arriveranno molte altre. Nel 2019 si classifica terzo alla Trans America Bike Race, primo italiano a riuscirci: quattro anni dopo, oggi, sarà il primo a vincerla. 

LE SUE IMPRESE
Dopo aver pedalato da Lourdes a Santiago de Compostela in 4 giorni, nel 2013 decide di affrontare l’inverno artico: pedala per 1.200 chilometri attraverso l’Islanda. L’anno dopo raggiunge Capo Nord. Nel 2015 va da Parigi a Roma per 1.600 chilometri senza fermarsi e nel 2017 torna a Capo Nord, partendo questa volta da Helsinki e compiendo un itinerario invernale di 1.600 chilometri. Nel 2018 torna ad affrontare l’inverno islandese, in completa autosufficienza, lungo la Ring Road. Sempre nella stessa stagione affronta l’Artic Highway, tra Whitehorse e Tuktoyaktuk in Canada. Nel 2019 è la volta di Lapponia e Alaska, sulla Dalton Highway. Nel 2020 ancora Islanda e poi Mongolia, per un traguardo importante: attraversare il deserto del Gobi in inverno e in totale autonomia. È il primo al mondo a riuscirci. L’anno successivo l’obiettivo è una lunga traversata dell’Himalaya in bici per poi compiere la salita fino al campo base dell’Everest, a 5.364 metri di quota, il tutto in pieno inverno: un’impresa che fa letteralmente il giro del mondo. All’inizio del 2022 fa il giro del mondo rimanendo sempre sopra la linea dell’Artico (4.200 km in due mesi, in tutto 45 giorni in sella). Ma quando sei un ultracyclist l’impresa da sognare è sempre la prossima.