Maratona delle Dolomiti 2022 / Stagni dice tutto: «La mia vittoria dà fastidio. Mi aspettavo accuse di doping, non per la bici truccata. E ora denuncio»

Stefano Stagni in azione alla Maratona delle Dolomiti (foto: Screenshoot Instagram Stefano Stagni)
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Laureato in ingegneria elettrica all’Università di Bologna, 27 anni e appassionato di sport. Stefano Stagni ha una storia comune a tanti amanti della bicicletta: ex pallavolista, ha iniziato a pedalare per stare meglio fisicamente, per dimagrire. Dal 2019 al 2022 ha ottenuto risultati buoni tra vittorie nelle Medio Fondo e numerosi podi. Ma mai si sarebbe aspettato di scatenare un autentico uragano dopo la vittoria alla Maratona delle Dolomiti 2022. Scorrettezze, doping, altro? La bici truccata è l’accusa rivolta al 27enne di Bologna tesserato per il Faenza Factory Team. Un successo frutto della passione per questo sport che secondo lui avrebbe dato fastidio a qualcuno. E ora corre ai ripari con le denunce. Un’intervista a tutto tondo, su quicicloturismo.

Stefano, sei diventato il tema delle ultime ventiquattro ore: come stai?

«Sinceramente tutto questo mi scivola addosso come l’acqua sul torrente. Tolti i primi due giorni in cui ho avuto migliaia di messaggi e cose da gestire, io sono a posto con la coscienza e sono tranquillo. La situazione è in mano al mio avvocato: se ci sono giornalisti che scrivono cose che non vanno scritte ci pensa lui. Mi sembra assolutamente assurdo che ci siano giornalisti che possano travisare le cose che ho detto. Queste sono cose che fanno ridere: ci sono migliaia di altri problemi più rilevanti rispetto al ciclismo amatoriale».

Sulla Maratona delle Dolomiti 2022 cosa dici?

«Parlando della corsa, io sono tranquillo. Ho corso in tutta regolarità e non ho motivo di star male. La gente me ne ha dette di tutti i colori anche in altre gare. Io ho vinto anche altre gare di livello importante, nonostante dicano di non conoscermi: l’anno scorso ho fatto dieci podi assoluti sui lunghi, tre anni fa ho vinto i medi di Marcialonga, Sportful e Maratona delle Dolomiti. Non sono l’ultimo arrivato nel mondo delle corse: mi aspettavo delle critiche, non mi aspettavo fossero sul motorino elettrico. Considerando da chi sono uscite le critiche, darmi del dopato è un controsenso».

La tua vittoria può aver dato fastidio a qualcuno e non l’ha accettata?

«Non so, se qualcuno non se lo aspettava lo saprà lui. Ma magari a qualcuno sì, altrimenti non avrebbero sollevato tutta questa cosa. In gruppo all’arrivo, noi che ci conosciamo tra i primi cinque/dieci, c’è sempre stato il massimo rispetto e all’arrivo ci siamo abbracciati. Non c’è stata né invidia, né nulla».

Ti aspettavi tutto questo “casino”?

«Sì, ma non per il motorino. Mi aspettavo critiche di doping perché chi vince viene spesso criticato, ma non di doping tecnologico. E non mi aspettavo di vincere, ma del podio ero praticamente sicuro perché mi ero preparato bene».

Vista la tua ancora giovane età, hai avuto in questi anni la chiamata dal professionismo?

«Dopo la vittoria di due anni fa ho avuto la richiesta non da un Continental, ma da una squadra Professional italiana. Siccome so benissimo che l’attività ciclistica professionistica dura magari dieci anni e non è così semplice, ho preferito continuare la carriera universitaria visto che stavo scrivendo la tesi».

Dopo l’arrivo della Maratona delle Dolomiti 2022, hai percepito qualcosa di strano?

«No, pensavo a festeggiare. La bici l’hanno portata fuori perché l’avevo lasciata appoggiata alle transenne e poi sono andato via per le interviste. A metà aprile hanno rubato tre bici della nostra squadra, ci sta che l’abbiano portate fuori invece di lasciarla lì incustodita».

Che gare farai durante la stagione?

«Per lavoro dal 15 settembre dovrò andare in America. Il 4 settembre era previsto il mondiale amatori, ma è stato spostato al 18 settembre e quindi non potrò farlo. In più quando tornerò a metà ottobre dovrà nascere mia figlia, quindi farò sicuramente una gara che organizza la mia società qua a Bologna con arrivo in salita. Avrei disponibile il weekend dell’11 settembre, ma ho un matrimonio e sarebbe l’unico fine settimana di settembre che potrei passare con la mia ragazza».

Com’è nata la passione per la bicicletta?

«Boh! Perché stavo ingrassando. Dopo aver smesso di giocare a pallavolo per iniziare l’università, ho iniziato a prendere peso. I miei andavano in bicicletta e per mantenermi in forma ho iniziato a pedalare. All’inizio non pensavo a correre, poi essendo abbastanza giovane ho iniziato a fare delle garette e poi a correre seriamente».

Qual è stata la tua prima vittoria?

«Probabilmente la Marcialonga nel 2019. Poi dieci podi assoluti, quest’anno ne ho fatti tre compresa la Maratona e spesso nei primi cinque e nei primi dieci».

A che ora ti alleni di solito?

«Nelle pause di lavoro e nel weekend».

Da quanti anni sei al Faenza Factory Team?

«Da quattro anni».

Il frame incriminato con il dito sulla leva del cambio: che movimento è stato?

«Con la bici di Gianluca mi trovo benissimo. Faccio fatica a giustificare quel frame. Probabilmente se vedessi un’altra persona al posto mio sulla bici direi che anche lui stia usando un motorino, perché sembra che effettivamente accenda qualcosa. Ma io non avrei avuto ragione di farlo in diretta Rai a due chilometri dall’arrivo non è che lo vado ad accendere con il secondo a due minuti. Non lo so, personalmente penso che sia stato un movimento involontario e se avessi avuto veramente un motorino sarebbe stato l’ultimo movimento che avrei fatto».

Pensi sia giusto un giorno, pensare di abolire le classifiche nelle Gran Fondo?

«Lo spirito agonistico è bello, altrimenti avrei già smesso di andare in bici. Ma la bici e la classifica non devono diventare un’ossessione».

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LEGGI QUI L’INTERVISTA A GIANLUCA FAENZA, PRESIDENTE DEL FAENZA FACTORY TEAM