Green Pass, tamponi e autocertificazioni: ancora grande confusione tra le Gran Fondo

Il controllo della temperatura prima dell'ingresso in griglia (foto di archivio della GF Alè La Merckx del 2021)
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Le Gran Fondo sono ripartite, anche se con numeri in calo rispetto a due anni fa. Un trend più che prevedibile considerato il momento storico che stiamo vivendo. In molti hanno deciso di prendersi un anno sabbatico dalle corse amatoriali. Tanti, invece, sono coloro che non hanno neppure sottoscritto la tessera da agonista in questa stagione. Ma a turbare i sonni dei granfondisti che hanno voglia di rimettersi in pista c’è il dubbio su Green Pass, tamponi e autocertificazioni.

Il governo, in merito alle misure anticovid, ha comunicato a metà luglio che l’obbligo di Green Pass vale soltanto per le attività al chiuso. Dal canto suo la Federciclismo si è allineata a queste misure, considerando questo documento non obbligatorio per le Gran Fondo.
In ballo c’è molto, soprattutto a livello economico. Per chi ancora non ha potuto (o voluto) vaccinarsi (al momento il 69 per cento degli over12 italiani hanno completato il ciclo vaccinale), partecipare a una Gran Fondo diventerebbe ancora più costoso. E molti sostengono che, anche con queste misure, non ci sarebbe una significativa diminuzione del rischio di contagio.

In ogni caso, in griglia e negli spazi comuni bisogna rispettare le regole di distanziamento e l’obbligo di mascherina

La Maratona delle Dolomiti l’unica controcorrente

La questione aveva fatto fatto discutere molto nei primi mesi dell’anno. La Maratona delle Dolomiti dichiarò subito che avrebbe accettato iscritti soltanto in possesso di certificato vaccinale o tampone negativo eseguito sul posto o nei giorni precedenti all’evento.
In principio la prova dell’Alta Badia era stata seguita a ruota da quasi tutte le altre “big” del calendario, ma poi le condizioni legate alla pandemia sono migliorate. Risultato: obbligo di Green Pass e tampone soltanto per la Maratona, per tutti gli altri eventi è stato sufficiente compilare l’autocertificazione e rispettare le misure anticontagio che tutti conosciamo, ovvero rispettare il distanziamento, disinfettare frequentemente le mani e utilizzare la mascherina in griglia e negli spazio comuni.

Green Pass: ogni prova ha il suo regolamento interno

Ma si sa, ogni Gran Fondo adotta un suo regolamento interno. E questo è evidente anche osservando la gestione dei ristori. In alcune prove per esempio abbiamo visto l’utilizzo di schermi in plexiglass a separare operatori di servizio e ciclisti. In altre, invece, gli alimenti sono stati passati in confezioni sigillate. Quindi, anche se secondo la normativa vigente e i protocolli FCI non è previsto l’obbligo della “certificazione verde Covid-19”, le varie organizzazioni possono decidere in maniera autonoma come gestirsi.
Il problema infatti si ripeterà anche in futuro nel finale di stagione, con comportamenti diametralmente opposti. Un esempio? La Strade Bianche di Siena del prossimo 12 settembre e, due settimane dopo, la Nove Colli di Cesenatico del 26 settembre.

Un ristoro della Colnago Cycling 2020. La gara gardesana, in programma il prossimo 19 settembre, non prevede l’obbligo di Green Pass

Strade Bianche e Nove Colli: due “big” a confronto

La Strade Bianche ha già annunciato che per ritirare il pacco gara gli atleti dovranno presentare un certificato di avvenuta guarigione da Covid, un certificato di avvenuta vaccinazione (completa), un test antigenico rapido o molecolare nelle 48 ore precedenti all’evento, oppure la certificazione verde COVID-19 (il Green Pass).
La Nove Colli, che ospiterà ben 11.000 ciclisti al via, invece sembra aver definitivamente abbandonato l’idea di richiedere questi documenti e si dovrebbe rifare alle linee guida della Federazione, che non prevede l’obbligatorietà del Green Pass per le manifestazioni ciclistiche. Basterà quindi compilare l’autocertificazione.

E voi, come la pensate?
Green Pass sì o Green Pass no?
Siete favorevoli o contrari?
Il dibattito è aperto…

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