Le porte della città dell’Arena per Vincenzo Pisani sono come l’Arco di Trionfo: quando vuole celebrare nuove vittorie prestigiose il corridore originario di Sora, in provincia di Frosinone, passa da Verona. Nel 2019 il titolo europeo e nel giro di sette mesi il doppio successo alla Gran Fondo Luca Avesani, scrivendo il suo nome nell’Albo d’Oro per due edizioni consecutive. Quello di ieri, ottenuto dopo un’autentica battaglia di muscoli, di forza e di nervi ha una dedica speciale che Vincenzo Pisani racconta a quicicloturismo.it.
Vincenzo Pisani, un’altra grande vittoria a Verona. Che sapore ha?
«La gara è stata innanzitutto molto entusiasmante. Ringrazio gli organizzatori perché, nonostante le difficoltà, hanno realizzato una grande giornata di sport e hanno dato la dimostrazione che, come pensavo, le Gran Fondo con le dovute precauzioni e le giuste attenzioni si possono fare e si può correre. La gara è stata abbastanza tirata: un po’ tutti i corridori hanno approfittato dello stop prolungato per allenarsi di più, i ritmi sono stati molto elevati, quasi esasperati. Alla fine dopo una bella battaglia, da metà gara siamo rimasti in tre e abbiamo collaborato fino agli ultimi trecento metri dove abbiamo fatto la volata finale sulle Torricelle».
Quando hai capito che la Gran Fondo Luca Avesani sarebbe stata ancora una volta nel nome di Vincenzo Pisani?
«All’ultimo chilometro, quando ho notato l’atteggiamento degli avversari. Qualcuno cercava di celarsi e di nascondere qualche principio di crampo e qualcun altro faticava e si muoveva molto con le spalle. Due li avevo studiati bene e avevo capito di avere ancora la brillantezza per poter vincere tranquillamente la volata».
Verona è la tua città ormai. C’è feeling con quei percorsi.
«Mi piace correre a Verona e sono legato alla città. Sull’arrivo delle Torricelle a Verona ho vinto tre volte negli ultimi due anni: nel 2019 ho vinto la Alé La Merckx, valida per il campionato europeo e ho vinto l’edizione 2020 della Avesani che poi era appena sette mesi fa, a settembre. Sono particolarmente legato a quel territorio, è vero».
Un ottimo inizio di stagione per te.
«Sì. A Loano, in provincia di Savona, a marzo sembra che dovesse essere la prima di una lunga serie invece è rimasta la sola. L’ho chiusa al secondo posto, perdendo la volata contro Pozzetto. Poi ci siamo ritrovati a correre ieri, dopo quaranta giorni e aspetto le prossime».
Prossimi appuntamenti?
«Vedremo in base agli eventi che verranno confermati. A quanto pare forse domenica andrò a Piacenza, alla Gran Fondo della Valtidone e poi sicuramente quelle delle mie parti come la Blockhaus Marathon del 9 maggio e altri appuntamenti da programmare insieme alla squadra».
Come ti trovi alla Capitani Minuterie Metalliche?
«Molto bene, parliamo di una squadra organizzatissima fatta di appassionati veri che rappresentano il motore di queste squadre. Sono ASD non a scopo di lucro dove noti la grande passione che mettono da una vita nel ciclismo e lo fanno per piacere. Siamo una famiglia, si ride e si scherza prima di tutto e poi viene il gesto sportivo e la corsa in bici».
Una dedica per il trionfo di ieri.
«Ho alzato gli indici al cielo. La dedica va a un nonno acquisito, Remo, il nonno di mia moglie. Scomparso un mese fa ed era il mio primo tifoso, mi chiamava dopo ogni gara per sapere com’era andata e ci teneva molto. Parlavamo spesso di ciclismo e delle biciclette, un vero appassionato. Mi si spezza ancora la voce a parlarne».