Il tema della sicurezza alle Gran Fondo: sentite Vittorio Mevio cosa dice…

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Decidere di annullare una Gran Fondo e rimandarla a causa del meteo è una decisione difficile, che fa tornare all’attenzione il tema della sicurezza. Lo è ancora di più se si decide di farlo tutelando i granfondisti, prendendo una decisione per tempo e non aspettando l’ultimo momento. E’ una cosa che succede raramente, ma la bontà di un’organizzazione si vede anche da questi dettagli. E’ quello che è successo pochi giorni fa alla Gran Fondo Alassio dello scorso 10 marzo. Le previsioni meteo erano pessime per il fine settimana, così l’organizzazione del GS Alpi di Vittorio Mevio ha deciso di annullare la prova già il sabato mattina, pensando a tutti coloro che dovevano mettersi in viaggio per la Liguria. Così abbiamo deciso di contattare Mevio, che ci ha spiegato i motivi di questa scelta, che ha preceduto di parecchie ore l’allerta meteo arancione diramata dalla Liguria.

Vittorio, spiegaci i motivi della tua scelta…
«Sono molto semplici. Lo scopo delle nostre prove è sempre il divertimento di chi partecipa. E quelle condizioni non lo garantivano. Non aveva senso aspettare. Sabato a mezzogiorno la prefettura ha emanato l’allerta arancione, e in quelle condizioni il vice prefetto non avrebbe comunque dato il via. Ma noi avevamo già conferme del maltempo quindi già sabato mattina abbiamo deciso in quel modo. Non potevamo aspettare».

Non è la prima volta che succede nelle tue prove.
«Era successo qualche anno fa anche a Laigueglia. Addirittura in quel caso abbiamo annullato il venerdì, perché le previsioni erano negative e non potevamo rischiare. Alla fine comanda sempre la coscienza dello staff. Nel caso di Alassio molti servizi meteorologici davano delle schiarite nella tarda mattinata, ma era troppo rischioso».

Si poteva posticipare lo start?
«Assolutamente no. I problemi erano altri e li abbiamo poi verificati il sabato pomeriggio. Nelle discese erano venuti giù dei massi enormi sulla strada, erano troppo pericolose. Poi alla fine la domenica è piovuto fortissimo fino a mezzogiorno. E’ stata la decisione giusta».

Decidere di annullare 48 ore prima quali costi comporta per un’organizzazione?
«A noi è costato circa 8.000 euro. Molte persone del servizio erano già ad Alassio e vanno pagate. Le cose deperibili, come gli alimenti, li abbiamo regalati alla parrocchia. I costi sono tanti, ma cosa dovevamo fare? Abbiamo anticipato la decisione per permettere a tutti di disdire gli hotel e non fare il viaggio verso la Liguria. Non abbiamo accontentato tutti, ma ci abbiamo messo la faccia. Alla fine la stragrande maggioranza ha apprezzato la nostra scelta. Spesso non si pensa
a tutto quello che gira intorno a un’organizzazione».

Parliamo proprio di sicurezza. Cosa significa per voi?
«La sicurezza non è solo non trovare macchine sul percorso. La sicurezza è a 360 gradi. A Laigueglia il commento generale era “quanto ci siamo divertiti”. Io voglio continuare a organizzare per ricevere quel commento all’arrivo da tutti i partecipanti. Tutti gli incroci devono essere presidiati, fino al carro scopa. Non fino alla macchina di “fine gara”. In molti ci hanno fatto i complimenti a Laigueglia. Questo è il segno che si sta lavorando nella direzione giusta. E anche ad Alassio sono sicuro che sarebbe successo lo stesso, pur con qualche differenza».

Che differenze ci sono tra Laigueglia e Alassio?
«Il numero dei partecipanti. Stiamo lavorando per far crescere Alassio fino a fargli oltrepassare i mille partecipanti, così da garantirgli la scorta della Polizia Stradale. Il numero è una delle condizioni necessarie per averla. E a Laiguelgia avete visto che con la scorta della Polizia è tutta un’altra cosa. Ma anche in mancanza di questa, ad Alassio avremmo garantito sicurezza con tantissimi volontari, molti dei quali commissari di rally, tutti collegati tra loro. Le postazioni si parlano di quattro in quattro, così sono sempre tutti in anticipo sul gruppo. La strada viene chiusa con tre postazioni di anticipo».

E’ un costo anche questo però?
«Certo. Ma preferisco, al pasta party, fare le penne al ragù invece dei pizzoccheri, per mettere i soldi dove contano di più. La sicurezza, ripeto, per noi è la prima cosa. Le Gran Fondo sono nate per il divertimento. E la sicurezza, il correre rilassati, sapere che le discese sono chiuse, è parte del divertimento».

Quanto è difficile per un organizzatore garantire sicurezza alle Gran Fondo?
«A volte è davvero dura. Quando vuoi aumentare i minuti di chiusura oltre la mezz’ora, il Disciplinare dice che gli addetti sul tracciato devono essere tutti Asa. E a volte è davvero impossibile, così si trovano soluzioni alternative. Si continua solo per passione, ma sono tanti i granfondisti che iniziano ad accorgersi dei sacrifici che fanno alcune organizzazioni».

Il territorio incide?
«Eccome se incide. Ci sono Gran Fondo e Gran Fondo. Ad Alassio riusciamo a fare tutto con 50 volontari. A Torino, sulla stessa distanza circa, ne abbiamo 238, più le forze dell’ordine. Il territorio è differente. Solo per l’arrivo a Superga c’è un concentramento di forze incredibile».

Torniamo all’aspetto del rinvio. Cosa comporta una decisione del genere?
«Per prima cosa bisogna andare a cercare una nuova data che non vada a rompere le scatole ad altri. Ma in questo modo abbiamo permesso a tutti di “salvare” l’iscrizione e tenerla valida per la prossima edizione. In molti sono riusciti anche ad annullare la prenotazione hotel e non fare il viaggio. Poi i miracoli non li sappiamo fare. Decidere di far partire il gruppo con quelle condizioni era da pazzi. Il nostro scopo è quello di far tornare tutti a casa contenti».