Quando la passione per la natura incontra la bicicletta non resta che partire. Certo è che vivere una vita che non ci appartiene risulta più sfiancante di stare un anno in solitaria su una gravel, ma è richiesta comunque una buona dose di coraggio per abbandonare tutto il confort della quotidianità. Questo coraggio lo ha avuto Matteo.
Questa estate stava lavorando in un rifugio trentino quando ha capito che quella non poteva essere la sua vita. Matteo Messina si era trasferito lì dal pianalto astigiano per vivere dove aveva sempre sognato: in montagna. Peccato che il suo lavoro, facendolo sentire recluso, non gli permetteva nemmeno di assaporare la bellezza delle montagne che aveva desiderato per anni.
«Quando mi metto in testa una cosa, poi devo farla». L’idea che era entrata casualmente nella sua testa, da piccola proposta che doveva passare ancora al vaglio di tutti gli infiniti “però” della vita, era diventata un tassello fisso. Non c’era altra scelta per Matteo se non quella di partire in bici e girare l’Europa.
L’anno scorso, a piedi, aveva attraversato la penisola italiana dal punto più settentrionale fino a quello più meridionale (a fine gennaio uscirà su YouTube un documentario sulla sua traversata, ndr). Era arrivato il momento di spingersi oltre i confini italiani e per farlo era necessaria una bicicletta.
«Da piccolo ho fatto ciclismo, poi atletica leggera arrivando fino all’agonismo. Forse è da lì che ho preso la voglia di sfidare sempre me stesso. Una malattia mi ha costretto a stare fermo per anni. Non potevo nemmeno muovervi». La sua è una storia di riscatto: «Ora voglio dimostrare che bisogna crederci. Il significato che io attribuisco a questa mia avventura, così come a quella che ho fatto l’anno scorso a piedi, è di rivincita».
Matteo è partito il 7 gennaio da Villanova d’Asti, accompagnato fino alla prima tappa dagli amici, per un giro che terminerà dopo un anno e 33.000 chilometri pedalati sempre lì dove è nato e cresciuto. «La sera prima della partenza non ho dormito niente. Continuavo a pensare a cosa avrei lasciato e infatti questa è stata anche la mia difficoltà maggiore nei primi giorni: staccarsi dalla quotidianità. Fino al terzo giorno ho sentito una grande fatica, soprattutto a livello mentale: partire dal mio paese di origine ha reso duro l’inizio del viaggio e il sentimento di solitudine era fortissimo. Poi ho iniziato a godermi la mia nuova vita».
Racconta che stando solo per tante ore ha la possibilità di pensare tantissimo, innanzitutto alle bellezze che vedrà e che non vede l’ora di ammirare (uno su tutti il mare), e poi alla libertà che ha guadagnato scegliendo questo tipo di vita.
L’itinerario di Matteo comprende tutta l’Italia e tutta l’Europa geografica «perché se deve essere il giro dell’Europa voglio che sia completo e quindi passerò in tutte le Regioni toccando i Borghi più belli d’Italia. Il primo Stato estero in cui pedalerò sarà l’Austria, ci entrerò intorno a fine marzo, attraverserò il Lichtenstein e poi sarò in Svizzera per rientrare in Italia da Lugano. Tornerò a casa, a Villanova, dove mi fermerò due giorni per poi ripartire dalla volta della Francia. Sono affascinato dai Paesi Scandinavi: non vedo l’ora di essere in Finlandia».
Il percorso organizzato da Matteo, che paradossalmente ha richiesto più tempo che la decisione stessa di partire, è rigido nel senso che le tappe sono tutte ben definite: «Mi sto rendendo conto che forse in alcune tappe, soprattutto quando attraverserò le catene montuose, ho richiesto un po’ troppo a me stesso, ma amo sfidare me e il mio fisico». Anche i traghetti che lo porteranno sulle isole sono già prenotati e questo, pensandoci bene, almeno un po’ lo spaventa.
Avendo deciso di passare per le città europee più significative, non ha avuto bisogno di attrezzature specifiche: «Con me c’è il minimo indispensabile per vivere: la mia gravel Bergamont Grandurance RD7, offerta da Cicli Mattio di Piasco, pesa con tutto il necessario 42 chili. Per quanto riguarda il sostegno economico c’è un’azienda che mi sponsorizzerà dandomi una piccola somma, sono in trattativa con un’altra società per una sorta di collaborazione e poi ovviamente utilizzerò i soldi che ho guadagnato lavorando nei rifugi».
Il progetto di Matteo vuole quindi essere una dimostrazione per chi si trova in una situazione difficile e vede tutto nero a spingersi oltre i propri limiti e combattere. Vuole vivere, vedere e far scoprire le bellezze d’Italia prima di quelle europee. Vuole trasmettere insegnamenti ai giovani, tanto che quando tonerà andrà per le scuole a raccontare la sua esperienza. E infine vuole insegnare ad andare oltre i propri limiti: «Non so cosa ne sarà della mia vita da qui a un anno, non so cosa farò nella vita. Ciò che so per certo è che non voglio smettere di fare questo e che dopo l’Europa troverò sicuramente altri confini da abbattere».