Nonostante un percorso di straordinaria bellezza e nonostante l’inserimento nell’elenco delle prove valide per il Prestigio di CicloTurismo, la Gran fondo del Dragone corre il rischio di essere arrivata al capolinea. Quella corsa il 3 settembre potrebbe essere l’ultima edizione. Gli organizzatori stanno valutando la dolorosa decisione di annullare quella in programma il prossimo anno. La sentenza arriverà nei prossimi mesi. Qualche speranza resta, ma ridotta al lumicino. L’argomento tiene banco sulla stampa locale, che non ha tardato a chieder lumi a Ivan Piol, direttore generale dell’evento per Dolomiti Psg.
La terza edizione della Gran fondo del Dragone, che ha attraversato anche quest’anno Alpago, Valmorel e Nevegàl, è stata coronata da discreto successo, ma il bilancio non è particolarmente confortante e sono emersi parecchi problemi a causa dell’insufficiente sostegno da parte di enti locali e sponsor, che avrebbero tutto l’interesse di valorizzare e promuovere il territorio. «Una manifestazione come la nostra costa attorno ai 60 mila euro – ha spiegato Ivan Piol al Corriere delle Alpi – e come privati non riusciamo più a sostenere questo sforzo. Qualche mese fa avevamo lanciano un appello ad istituzioni e sponsor locali ma è caduto nel vuoto. Il Comune, ad esempio, nel 2022 aveva fornito un contributo di 1.700 euro, quest’anno nessun sostegno. Se poi ognuno dei comuni attraversati mettesse almeno mille euro, qualcosa si recupererebbe».
Se le cose non cambieranno, quella di quest’anno resterà l’ultima edizione del Dragone. Gli organizzatori, da soli, non ce la fanno. La prova disputata a settembre ha registrato un numero di partecipanti inferiore alle attese. «Il Prestigio di CT s’è rivelato un ottimo aiuto nella promozione dell’evento – riprende Piol – ma la crisi delle gran fondo, che sta interessando tutta Italia, ha comportato un drastico calo nelle iscrizioni. Ne abbiamo avute solo 350 e la manifestazione ha dei costi fissi molto elevati che restano tali con 100 e 1.000 partecipanti. Ci siamo poi resi conto che è difficilissimo mettere in cantiere un evento a Belluno e al Nevegàl. Il 3 settembre arrivavano ciclisti da tutt’Italia e tutti i bar del centro cittadino erano chiusi, salvo uno, ed era impossibile fare colazione sebbene malgrado la Gran fondo del Dragone fosse stata promossa da giornali e televisioni».
Lo sfogo di Piol apre inevitabilmente la strada ad un lungo periodo di riflessione, ma il futuro della bellissima Gran fondo del Dragone è davvero a rischio.