Sabato prossimo, 30 settembre, chi stazionerà per tutta la giornata lungo la salita che da Bologna porta al Santuario di San Luca vedrà transitare per ben sette volte il gruppo: prima la prova femminile, due volte, poi quella maschile, ben cinque volte. Un vero spettacolo senza biglietto. Le prime a passare sotto l’arco di Porta Saragozza saranno le donne, attorno alle ore 14.15 (la seconda e ultima volta un quarto d’ora dopo), mentre gli uomini inizieranno per la prima volta la scalata attorno alle 14.25 (arrivo stimato tra le 16.31 e 17.02). È prevista, com’è sempre accaduto negli ultimi 23 anni, un’autentica invasione di appassionati che sosterranno i corridori nella fase finale di una delle più importanti classiche autunnali, nata nel 1909. Tantissimi saliranno in bici. L’enorme sforzo per raggiungere la cima del San Luca sarà ripagato dalla soddisfazione di poter assistere all’epilogo di una gara appassionante. Sforzo enorme ma breve.

Il Santuario di San Luca è uno dei simboli di Bologna, noto quasi quanto le Due Torri. È una basilica intitolata alla Beata Vergine e si erge sul Colle della Guardia, che sovrasta a sud-ovest il capoluogo dell’Emilia-Romagna. Lo si nota facilmente anche dalla pianura. È una salita unica perché si snoda lungo un porticato composto da 666 arcate (316 tra l’Arco Bonaccorsi di Porta Saragozza e il Meloncello; 350 dal Meloncello a San Luca) che comprende una serie di stazioni devozionali. I portici sono una delle tipicità di Bologna, che – come nessuna città al mondo – può vantarne per una lunghezza complessiva di 53 chilometri, dei quali 37,5 nel centro storico, i restanti in periferia. Quelli che portano a San Luca vennero realizzati tra il 1674 e il 1721 con il contributo della cittadinanza.

Per scalarla, anche una sola volta, prima di appostarsi a bordo strada per assistere al Giro dell’Emilia, cicloturisti e cicloamatori dovranno ricorrere ai rapporti più agili. La scalata misura soli 2,1 chilometri, ma in alcune punti assume le sembianze di un vero e proprio muro con passaggi micidiali sino al 16%, capace allora di spremerti fino allo stremo gambe, cuore e polmoni. La pendenza media è del 9,7%, ma è mitigata dagli ultimi 500 metri al 6%. I primi tre quarti dell’ascesa hanno una media dell’11,7%. Non c’è un tornante, questo va detto da subito, perché chi salirà sabato mattina al San Luca, ed ancora non lo conosce, dovrà aver chiaro già dall’inizio che per un chilometro e mezzo dovrà solo sgobbare e tenersi in equilibrio senza pretendere benevolenze, che arriveranno solo a poche pedalate dalla cima.
La salita inizia in fondo a via Saragozza, all’arco del Meloncello, uno splendido apparato barocco costruito nel 1732. Terminato il tratto rettilineo in lieve ascesa di via Saragozza, si svolta a destra passando sotto l’arco e si incontra subito il primo muro. Mezzo chilometro al 13,5% con punte del 15%. Tutto in rettilineo.

Lo splendido porticato color mattone si erge sulla sinistra, mentre sulla destra non esitano ad aprirsi i primi panorami aerei. Schiena inarcata, testa bassa e gambe di marmo, sarà difficile per tutti apprezzare le vedute. Finalmente una semicurva, con la pendenza che si addolcisce ma si mantiene sempre sopra il 9% per almeno 300 metri. Si ritrovano poi le pendenze in doppia cifra alla celeberrima Curva delle Orfanelle, un’impressionante variante verticale a forma di “esse”. È il punto più duro di tutta la salita, si estende per 400 metri e raggiunge il 16%. Una mazzata. Si torna a zigzagare, a ciondolare, a reggersi in sella per miracolo. Il supplizio è di breve durata, ma l’andatura è pesante e faticosa. Ha termine all’altezza di un secondo sottopassaggio posto a 600 metri dalla basilica. Il più è andato, il finale è tutt’altra musica, interamente al 6%. Il “pellegrinaggio” lungo questa meravigliosa strada porticata termina sul colmo del Colle della Guardia, 274 metri.
Raggiunto il traguardo e smaltita la fatica, l’unica preoccupazione sarà poi scovare un punto di osservazione privilegiato per i sette passaggi del Giro dell’Emilia. E con il pubblico straripante sarà un’altra impresa.