VITE NUOVE / Massimo e Cristina, che prendono la Sardegna in diagonale

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L’hanno chiamata TransIchnusa, e non ha niente a che vedere con qualsiasi pedalata che abbiate fatto prima. Ma cominciamo dal principio, come si fa nelle favole. C’era volta una coppia abituata a fare le vacanze lontano dall’isola, per sfuggire ai turisti e alla confusione. Quando volevano cercare posti nuovi, prendevano la moto: così si sono accorti che la loro Sardegna era molto diversa da come tutti la immaginiamo. «Uno pensa al mare, alle spiagge, magari alla Costa Smeralda. Ma quest’isola è altro, tutt’altro».

Una decina di anni fa Massimo Molon e sua moglie Cristina hanno sostituito la moto con le bici, «avevamo due mtb d’epoca», e si sono accorti che viaggiando più lentamente si vedono molte più cose, «senza contare che in bici arrivi dappertutto, neanche la moto ti può dare questa libertà». Durante la pandemia quelli che prima erano soltanto castelli in aria sono diventati un progetto. Che adesso per Cristina è (anche) un lavoro, mentre Massimo va avanti anche con l’attività di prima, un negozio di arredamenti nella loro Villacidro

Il progetto si chiama La Nuragica, e dai bike tour con amici e turisti – che poi diventano amici – si è allargata fino a immaginare la TransIchnusa, che loro definiscono «un’avventura in bicicletta Gravel in bikepacking alla scoperta della Sardegna più autentica e selvaggia». Un giro dell’isola in diagonale che l’attraversa tutta, compresi Supramonte, Giara, Barbagia. L’anno scorso, al debutto, ne hanno fatto tre diverse edizioni. La prima in aprile, che abbraccia il 25, «il periodo più bello per la fauna e le flora, la Sardegna è più colorata e profumata che mai». La seconda di questo 2023 sarà dal 16 al 20 settembre. Massimo e Cristina hanno altri partner, toscani, cofondatori del progetto TransIchnusa, figure del mondo del viaggio e dell’avventura, «cerchiamo di far vivere a chi viene da noi la Sardegna come la viviamo tutti i giorni, autentica, non patinata, li portiamo a fare due chiacchiere col pastore, non dormiamo negli hotel a cinque stelle ma in b&b dove ci offrono il loro cannonau. Siamo amanti della polvere e della birra».

Ci sono le tappe, intense, ma non è una gara: piuttosto un’avventura condivisa con un gruppo ristretto di partecipanti e le guide saranno amici con cui condividere emozioni, fatiche e un buon bicchiere di vino a fine giornata. Lo spirito del tour è «allontanarsi dai ritmi frenetici della quotidianità e farsi trasportare dentro una dimensione differente, con la giusta dose di fatica, ma senza avere mai la fretta di arrivare a destinazione, perché sarebbe un vero peccato perdersi il gusto di una sosta fotografica in mezzo ai boschi o semplicemente una birra fresca seduti al tavolino di un bar di un piccolo paesino a scambiare quattro chiacchiere con gli anziani del posto».

Massimo e Cristina sanno di avere «la fortuna di vivere in un’isola ancora poco battuta dal cicloturismo, andiamo molto in direzione gravel, organizziamo tour anche giornalieri per far scoprire microaree della Sardegna che meritano». A maggio 2024 arriverà anche la prima Randonnée Gravel dell’isola, mentre le edizioni 2024 della TransIchnusa sono fissate per aprile (dal 22 al 26) e per ottobre (dal 9 al 13).

Quest’anno c’è stata un’edizione supplementare, organizzata ad hoc per un gruppo di americani. «Un tour operator ha fatto questa proposta nuova ai suoi clienti, abituati a fare tour in Toscana e sulle Dolomiti. Abbiamo accettato la sfida, abbiamo portato in giro per la Sardegna persone di una certa età abituate a determinati standard, li abbiamo portati verso il nostro mondo fatto di semplicità e di tradizione, nella Sardegna autentica, a mangiare la ricotta appena fatta. Forse non si aspettavano che questo mondo esistesse ancora, sono rimasti strabiliati, contentissimi».

Viaggi standardizzati ne esistono tanti, Massimo e Cristina vogliono offrire di più, il contatto con una storia unica, «noi i nuraghi li facciamo toccare, anche se sono ancora sotto terra in mezzo alle spine, noi vi portiamo nelle pozzanghere, nei guadi». La TransIchnusa non è per tutti, l’impegno è piuttosto intenso, tappe di 120-125 km, 2.000 metri di dislivello al giorno, è vero che il tempo c’è, ma ci sono anche tante variabili, il caldo, il vento, bisogna essere preparati. «Dall’anno prossimo proporremo più cicloturistiche, sempre gravel, sempre con spirito bikepacking, sei ore in sella ma con più tempo per riposarsi e godersi il posto». Il valore aggiunto, uno dei tanti, è la tranquillità per strada, «anche sulle statali c’è un traffico limitato, ci capita di incrociare dieci macchine in cento chilometri, d’altra parte in tutta l’isola siamo un milione e mezzo di abitanti».

La TransIchnusa offre tutte strutture già prenotate, piccole, caratteristiche, «locande che ci fanno da mangiare, ma sempre la certezza di un letto», allo studio c’è anche un’idea di bikecamp, con Villacidro come partenza, tre o quattro giorni in tenda, e una decina di percorsi tra cui scegliere (mare, montagna, nuraghi). L’isola è fruibile in bici tutto l’anno, «abbiamo fatto il bagno nel Sinis a febbraio, qua è sempre primavera». Preparatevi a piangere, quando dovrete ripartire.