La sua prima PBP l’ha finita in anticipo, con un tempo che è una bellezza. C’è chi dice no: troppo veloce, non va bene. Intanto Nick DeHaan, 44 anni, americano di Grand Rapids, Michigan, si gode quello che rimane della sua pedalata nella bellezza tra Parigi e Brest. «Questa è stata la mia prima PBP. Ho iniziato a partecipare a eventi di randonneuring nel 2021 e tutti mi hanno incoraggiato a fare la PBP nel 2023». Nick lavora nel campo della salute, promuove i miglioramenti e il benessere delle persone emarginate. Ma la bici… Ah, la bici. «Lavoro abbastanza per pagare le bollette in modo da poter passare il massimo del tempo possibile in bicicletta, di solito dalle 20 alle 30 ore o più a settimana».
Com’è nata la passione per la bici?
«Ho sempre amato la bicicletta, ma la mia passione è aumentata notevolmente negli ultimi 5-10 anni man mano che ho pedalato di più. Secondo me, più lunga è la pedalata, meglio è. Preferisco poter prendere il mio tempo e godermi il paesaggio – che solitamente è comunque una pedalata piuttosto veloce per me -, ma è difficile combattere lo spirito competitivo in me se vedo che gli altri stanno gareggiando».
Come si gestisce il sonno alla PBP?
«Non ho dormito. Le mie soste ai punti di controllo sono state tutte molto brevi, anche se non abbastanza veloci all’inizio – ho dovuto lavorare duro per raggiungere il gruppo dopo i primi checkpoint. Sapevo per esperienza che sarei stato bene senza dormire almeno fino a mezzanotte della seconda notte».
E poi?
«A quel punto sentivo di essere stanco, ma l’adrenalina era così alta e stavo assumendo molta caffeina, quindi non è stato difficile continuare. Ho affrontato le discese un po’ più lentamente essendo da solo e con la testa non del tutto lucida quella seconda notte».
In Italia, le persone si stanno chiedendo perché i primi tre hanno superato i limiti. Hai finito due ore prima del tempo consentito. Ti preoccupa essere squalificato?
«Non mi preoccupa essere squalificato. Dubito che possa accadere. In un momento durante la pedalata, quando ero da solo e ho realizzato che potevo arrivare ai punti di controllo prima che aprissero, ho fermato un ufficiale della PBP e gli ho chiesto cosa sarebbe successo se fossi arrivato a un punto di controllo prima dell’orario di apertura. Ha detto che avrebbe dovuto contattare il direttore via radio. Pochi minuti dopo mi ha detto che non c’era “nessun problema”. Sono state esattamente le sue parole. Se mi avesse detto che avrei dovuto aspettare per avere il timbro, avrei rallentato e mi sarei rilassato. Ho letto del tempo di 43h28m, che ho pensato fosse un po’ ingiusto perché non avrebbe permesso di battere il record. Sono contento che abbiano apportato modifiche a riguardo. Ho ottenuto un timbro ad ogni punto di controllo, quindi sento che la mia pedalata è valida. Se alla fine andrà diversamente, pazienza. Sento di aver fatto la mia parte chiedendo e la decisione è stata presa a quel punto».
Ci vorrebbero regolamenti diversi per eventi così?
«Questa manifestazione esiste da molto più tempo di me, quindi non spetta a me dire quali regolamenti dovrebbero adottare. Secondo me, la cosa migliore del randonneurring è che tutti i ciclisti vengono celebrati per le loro imprese. Spesso coloro che rimangono in gara per più tempo dimostrano molta più perseveranza di quelli di noi che sono più in forma e veloci. Ma allo stesso tempo, non penso che quelli di noi che godono nel pedalare velocemente dovrebbero essere puniti, guardati dall’alto in basso o costretti a rallentare».