RE STELVIO / Prima parte: il Bràulio, il 14% e i 12 tornanti di Spondalunga

Salita Stelvio dal versante di Prato - Tornanti Curve
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Autentico luogo sacro del ciclismo, il Passo dello Stelvio attende domenica 9 migliaia di ciclisti impegnati nella scalata del versante valtellinese. Si sale da Bormio, 21 chilometri e 300 metri con pendenza del 7,2%. Un’ascesa dalla bellezza struggente che porta ai 2758 metri di un valico sul quale sono state scritte pagine importantissime nella storia del Giro d’Italia. E’ un’ascesa faticosa, che va gestita con saggezza, richiede molti cambi e ritmo e presenta i suoi passaggi più difficili sul troncone che precede i tornanti di Spondalunga e negli ultimi 3 chilometri. I grimpeur di razza la scalano in poco più di un’ora, ma per alcuni non bastano due ore. Analizziamola in dettaglio. 

La salita si snoda lungo la Strada Statale 38 e nella sua primissima parte ha pendenze modeste. Si fa più impegnativa solo dopo due ampi tornanti che precedono il bivio per il Passo del Foscagno e per Livigno. Con un breve troncone a mezzacosta, sopra la profonda gola dell’Adda, si giunge al bivio per Bagni Vecchi (km. 4,0), da dove l’ascesa diventa più seria e il paesaggio più aspro e cupo. Si incontrano i primi passaggi al 10%, poi quando si entra nella suggestiva Valle del Bràulio il contesto si fa più piacevole e ameno. Con una pendenza costantemente attestata sul 7,5-8%, una serie di tornanti, disposti a coppie, introduce all’area dei tunnel. Alcuni sono degli autentici cunicoli scavati nella roccia, stretti e bui, altri hanno le sembianze e le funzioni di paravalanghe, quindi lasciano filtrare qualche brandello di luce naturale. La sequenza delle gallerie impegna complessivamente per 1.800 metri. Alcune hanno un nome (Piattamartina, Diroccamento, Rastello), altre sono contraddistinte da numeri romani. Non sono lunghe e sono inframmezzate da tratti allo scoperto. Data l’ampiezza ridotta della carreggiata è bene affrontarle con la massima attenzione, specie in discesa, e con le bici dotate di luci anteriori e posteriori. All’uscita di una di queste caratteristiche gallerie, a quota 1702 metri, appena superato il primo terzo del percorso, si notano i ruderi della prima delle quattro Case Cantoniere, antichi edifici costruiti nell’800 per dar ricovero ai viandanti.  

Lo spettacolo che si apre quando termina questa fase è indimenticabile. Messi alle spalle i primi 10 chilometri di salita, si alza lo sguardo e si scorge la meravigliosa serie dei tornanti di Spondalunga, attraverso i quali si raggiunge la Bocca del Bràulio. Non c’è traccia di vegetazione arborea, solo scoscesi pascoli ed arbusti e tutto ciò favorisce le vedute. Prima dei tornanti, però, va affrontato un ripido rettilineo. Quello che sta per iniziare è uno dei segmenti in cui la pendenza raggiunge il suo valore massimo, 14%, mentre il panorama è ravvivato dalla spumeggiante cascata del Bràulio, alimentato dallo scioglimento dei nevai dello Stelvio. Terminato il perfido rettifilo, in corrispondenza della Centrale idroelettrica, ha inizio la scalinata di Spondalunga, 12 tornanti posti a breve distanza l’uno dall’altro, più o meno 100 metri. La pendenza scende prima al 10%, poi si stabilizza sull’8%. Superata quota 2000, si giunge nei pressi del Bar Kiosk National Park, a breve distanza dall’avvincente cascata del Bràulio.