Per il varo del Campionato d’Europa dei Grimpeurs, una manifestazione nuova di zecca che va in scena, con la prima edizione, domenica 30 luglio, l’UEC ha scelto una delle più allucinanti salite delle Alpi, il versante sud del Passo del San Gottardo, 13 chilometri e 34 tornanti, in buona parte pavé, disegnati su una montagna tanto rude e desolata da sembrare persino stregata. Sarà una gara senza esclusione di colpi, che coinvolgerà i campioni del momento (ai nastri di partenza anche Tadej Pogacar) ma anche gli U23, gli juniores e i cicloamatori, e che rappresenterà un tuffo nel passato, indietro nei secoli, quando il traforo del San Gottardo non esisteva e per entrare nel cuore della Svizzera occorreva percorrere quella che lo scrittore Federico Schiller definiva “La via del terrore” e che l’alpinista Heinrich Türler descriveva come una strada dallo “squallore senza pari in un deserto di roccia predestinato a svegliare la malinconia”. E’ una rotta che già seguivano nel Medio evo i pesanti carri di legno che trasportavano le merci da una parte all’altra dell’Europa. Ora è solo una meta turistica, soprattutto per ciclisti e motociclisti
La salita misura 13,1 chilometri e porta dai 1155 metri di Airolo (il Campionato d’Europa non parte dal centro, quindi la distanza si riduce a 12,8 chilometri), ultimo baluardo nord del Canton Ticino, ai 2091 metri del Passo del San Gottardo, che segna il confine con il Canton Uri. Il dislivello è di 936 metri, la pendenza media del 7,2%, ma la distanza in linea d’aria tra la base e la cima è di 3 soli chilometri e 500 metri. Questo perché la strada si avviluppa sulla montagna, specie nella seconda parte, con un’impressionante serpentina, un tornante dopo l’altro, separati da poche centinaia di metri. E’ una salita molto regolare, con pendenze che oscillano costantemente tra il 6,5% e l’8%, con una breve porzione di relativo riposo (4,5%) tra Motto di Bartola (km. 5,3) e la conclusione del 6° chilometro.
Dal punto di vista scenografico, invece, la differenza è profonda. Il primo troncone di 8 chilometri ha le sembianze’di una normale salita alpina, mentre i successivi 5 chilometri, con quell’interminabile serie di tornanti sovrapposti, su acciottolato, restano unici e irripetibili.
Il primo chilometro è facile, con pendenza appena sopra il 5%, poi la strada prende ad elevarsi con decisione (oltre il 7%) e quasi alla fine del secondo chilometro affronta il primo dei 34 tornanti che caratterizzano l’ascesa. Difficile tenerne il conto. In questa prima parte, tuttavia, le curve sono piuttosto distanziate. Per trovare un altro tornante occorre attendere un chilometro e mezzo. E quando se ne esce si va ad imboccarenil primo dei temuti tronconi pavé. Le pietre non sono nemmeno lontane parenti di quelle della Parigi-Roubaix, sono in porfido levigato e ben disposte. Il solo problema è che la strada è in salita e le pendenze sono spesso attorno all’8%. La prima tranchée non è brevissima, circa un chilometro, e comprende tre tornanti. Termina alla fine del 4° chilometro, ma dopo una breve pausa su asfalto (300 metri) ricompaiono le mattonelle grigie.
Domani, 28 luglio, la seconda parte della salita.