Udog: dopo il modello Tensione, arriva la Cima

Udog Cima
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Abbiamo già parlato qualche settimana fa dell’esordio del neonato marchio Udog, con il suo modello di scarpa road Tensione. A stretto giro arriva un’altra novità in gamma, la Cima, di livello più alto vista la suola in carbonio e la tomaia knitted, fermo restando però il sistema di chiusura a lacci che rimane elemento imprescindibile. Una sorta di segno distintivo di questo brand appena nato, ma già di tendenza e dal quale adesso è lecito attendersi un modello gravel.

Ma andiamo a scoprirla nei dettagli, anche nella nostra prova su strada, partendo dai secchi “numeri”. Peso di 240 grammi nella taglia 42, prezzo di 250 euro ordinabile online sin da adesso direttamente sul sito www.udog.cc. Due colori, Pure Black oppure Salt White, quello ricevuta in redazione per il test…

La suola in carbonio della Cima

A livello strettamente tecnico, ancora prima che estetico, la suola in carbonio è il dettaglio più “consistente” della Udog Cima. Si tratta di un elemento molto rigido, con degli inserti antiscivolo direttamente integrati e con ampi fori per la ventilazione che tengono l’interno ben aerato anche nelle giornate maggiormente calde. Nella Tensione era invece realizzato in nylon caricato al carbonio.

E così come nella Tensione, anche qui si è scelta la massima comodità, con una pianta molto larga e con ampio spazio nella zona superiore, in modo da ospitare qualsiasi tipo di piede. Non manca neanche la soletta interna stampata.

Tomaia Knitted

Materiale di tendenza anche questo, la tomaia knitted che troviamo nella Udog Cima è strutturata in maniera da fornire la massima aderenza possibile al piede. Infatti la maglia è orientata in tre versi differenti, e giocando anche con lo spessore e la densità stessa si è trovata l’alchimia giusta per garantire allo stesso tempo comfort ma soprattutto sostegno.

Possiamo ricondurre la struttura della tomaia della Cima a quelle che oggi vengono utilizzate per le scarpe da calcio o per il running. Il materiale peraltro è traspirante e indicato per la stagione estiva, ma se per questo è anche water resistant. In grado di tenere asciutto il piede in caso di precipitazioni lievi, e con la caratteristica di asciugarsi poi molto rapidamente.

A proteggere la scarpa ai lati ed anche a dare ulteriore sostegno ci sono degli specifici inserti in Tpu che troviamo tutto intorno, sulla punta e nelle zone laterali, lì dove sul modello Tensione erano posizionati invece i due “tiranti” dell’allacciatura.

Gli inserti in Tpu si trovano inseriti anche all’interno, in modo da tenere il piede ben saldo nel caso di pedalata “en danseuse” quando si spinge in posizione più verticale.

La “pocket tongue” della Cima

C’è un dettaglio che balza immediatamente agli occhi a prima vista, ed è la tasca esterna (chiamata “pocket tongue“) che contiene i lacci. A proposito di questi, sono i medesimi della Tensione, quindi esemplari piatti, pressati, senza aria all’interno e non elastici, in modo da minimizzare i rischi di allentamento dell’allacciatura. Nel modello che ci è stato spedito dalla stessa Udog ne abbiamo trovati sia bianchi che verde scuro, ma ci si può letteralmente sbizzarrire con i colori per accostamenti di ogni genere.

Questo brevetto di Udog è molto semplice quando efficace. Si allaccia (possibilmente con doppio nodo), si inserisce tutto dentro la tasca e poi si ripiega la pocket tongue, a mo’ di linguetta esterna, inserendola nella fascia elastica orizzontale. Il look in questo modo è pulito e si evita anche un inconveniente di cui vi racconteremo tra qualche riga.

La prova su strada delle Udog Cima

Primo dilemma da risolvere, se così vogliamo chiamarlo, è quale allacciatura scegliere… Se date un’occhiata all’immagine qui sotto troviamo due alternative su come far passare i lacci in prossimità della fascia elastica. Quello a sinistra lascia più libero il collo del piede, quello a destra è più avvolgente.

Poiché abbiamo un piede abbastanza snello, abbiamo optato per la seconda modalità che ci garantisce un migliore avvolgimento (a nostro parere) della zona del collo. L’allacciatura di una scarpa è comunque qualcosa di estremamente personale, e chi ha praticato la corsa a piedi o giocato a calcio ne sa qualcosa. Fatto sta che l’effetto estetico delle nostre calzature allacciate è quello che vedete qui sotto.

Le calzature con i lacci sono esteticamente molto “trendy”, sicuramente presentano meno peso a parità di tutto il resto rispetto ad un modello con chiusura micrometrica. Ma occorre essere consci che poi se si vuole regolare meglio il fit occorre fermarsi sganciando i pedali.

Quindi, in particolare le prime volte che si usano occorre “sentire bene” l’allacciatura, e capire quali sono la modalità e la forza giuste per non doverla poi ritoccare durante l’uscita. Nel nostro caso ci è venuta incontro l’esperienza maturata con anni di calzature da running e scarpe con i tacchetti ai piedi.

Il segreto è non stringere eccessivamente, ma applicare una tensione costante su tutto il collo del piede, senza forzature. D’altro canto è tutt’altro che raro che ad alcuni ciclisti i piedi si gonfino un po’ col passare delle ore. Anche per questo motivo abbiamo scelto l’opzione B del passaggio lacci intorno alla fascia elastica. Il risultato è stato che già alla prima uscita non abbiamo dovuto metterci più mano, e così nelle altre semplicemente replicando la stessa forza.

La Cima si è poi rivelata una scarpa molto leggera, quello sì, ma anche prestazionale. La rigidità della suola si lascia positivamente apprezzare, mediata sia dalla forma anatomica della suola stessa che anche dalla piattaforma molto ampia sulla punta. Per quanto se ne dica, meglio avere una pianta leggermente più larga di quella ottimale che il contrario. Tutto quello che vi abbiamo elencato fa lavorare il piede sempre in maniera comoda, senza eccessivi punti di pressione. E comunque la struttura della tomaia in maglia, in maniera seppur minima, è in grado di “compensare” garantendo la giusta comodità anche dopo qualche ora di pedalata.

L’area del tallone è ben sostenuta, cosa non necessariamente scontata su modelli di calzature particolarmente leggeri e senza supporto (leggasi: “conchiglia”) in materiale termoplastico. Quello della Cima è antiscalzante sia nella forma che anche nell’inserto interno, più “grippante”, che non fa scivolare via il piede.

Una considerazione a parte la facciamo proprio sulla pocket tongue. Elemento trainante di una scarpa a lacci è quell’idea di calzatura “old school“, che magari può piacere o non piacere. Però i lacci stessi vanno incastrati in qualche modo, perché trovarseli liberi significa rischiare seriamente che questi si “scontrino” con i denti della corona, sporcandosi, danneggiandosi o addirittura tranciandosi.

Il modo di risolvere la cosa è notoriamente quello di andarli a incastrare sotto gli altri. Però, visto che un’estetica ricercata in un modello di scarpa come questa conta eccome, la linguetta che li contiene l’abbiamo trovata un’idea quantomeno “furba”. La linea infatti rimane pulitissima, sempre, e gli estimatori di calzature di questo tipo non potranno che apprezzare questa scelta.

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