Manubri bici, integrati e “ibridi”: come sceglierli e le variabili da considerare

Un manubrio integrato al Giro di Lombardia 2021: e voi quale preferite?
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Tradizionale oppure integrato? Questo è il dilemma. Sui manubri bici questa è la domanda da porsi, soprattutto quando si vuole acquistare una bicicletta, analizzando tutti i pro e i contro. Parliamo ovviamente di manubrio, uno dei componenti più delicati da scegliere, perché incide sulla guidabilità e sull’impatto aerodinamico della bici. Una scelta che si porta dietro considerazioni biomeccaniche, gusto estetico e capacità di adattamento. Da una parte i puristi, quelli che amano i “due pezzi”, attacco e curva; dall’altra la ricerca aerodinamica e lo studio della componentistica integrata. Ma tra queste due posizioni agli estremi, c’è anche chi opta per una via di mezzo. E voi? Fatevi un’idea insieme a noi su quicicloturismo.

Manubri bici: un pezzo unico o semintegrato? Guida alla scelta

Reach, drop e altre variabili: reach, drop, larghezza e tipologia di curvatura. E a questi aggiungiamo lunghezza dell’attacco e angolazione. Sono gli elementi da considerare per la scelta di un manubrio. La curva, infatti, è uno dei tre punti di appoggio del ciclista (insieme a pedali e sella) e una volta trovata la posizione giusta in sella si dovrà cercare la migliore resa aerodinamica nella zona anteriore in base alle proporzioni di busto e braccia.

Con i manubri classici possiamo agire su queste sei variabili. Per la larghezza, comandano le spalle e di solito le opzioni sono quattro: 38, 40, 42 e 44 centimetri. Reach e drop misurano rispettivamente l’avanzamento delle leve (la profondità del manubrio in senso orizzontale) e l’altezza della curva (in senso verticale). La tipologia di curvatura negli anni è stato oggetto per chi possiede mani piccole e rende più comodi gli spostamenti delle stesse. Una volta scelta la curva, la posizione ideale viene trovata, analizzando l’angolo del busto e delle braccia, scegliendo l’attacco con la giusta lunghezza e inclinazione.

A questa impostazione classica, il mercato della bici negli ultimi anni sta proponendo una soluzione alternativa. Tutti i grandi marchi ormai sviluppano i loro telai considerando l’aerodinamica dei componenti integrati e il risultato è che, mentre prima il frame-kit era composto da telaio, forcella e reggisella, adesso spesso prevede anche il manubrio. Una scelta aerodinamica, estetica – di pulizia e di linee – e di rigidità strutturale. E allora proviamo ad analizzare i pro e i contro di quest’ultima soluzione.

Alla ricerca dell’efficienza

Esteticamente la scelta è facile. Tra i manubri bici, quello integrato è decisamente più accattivante. Un pezzo unico, in carbonio, a profilo alare, che garantisce un’estrema comodità quando ci si trova con le mani nella posizione orizzontale, di riposo, ma studiato anche per rendere confortevole tutte le altre posizioni, da quella sulle leve a quella bassa. Estrema rigidità, anche grazie al carbonio che permette alle forme decisamente oversize, e aerodinamica molto curata che si integra con le forme del telaio. Tutti questi sono vantaggi indiscutibili di un manubrio integrato.

Se cercate rigidità e il massimo “handling“, per una bici maneggevole e che risponda immediatamente alle sollecitazioni, questo è il componente che fa per voi. Poi c’è il vezzo estetico. Un manubrio di questo tipo dona un’estrema pulizia alle linee della bicicletta. I passaggi dei cavi saranno interni, oppure coperti da apposite cover (in carbonio o alluminio), e anche il montaggio del computerino è dedicato, con una staffa frontale minimale, molto spesso inglobata nella struttura della curva. Non solo bello da vedere, ma anche più funzionale.

I contro e la “via di mezzo”

Veniamo adesso ai “contro“. La scelta di un integrato va fatta con molta accuratezza, soprattutto se lo acquistate con una nuova bici. Di solito le case costruttrici permettono di scegliere tra lunghezza, larghezza e a volte angolazione dell’attacco, ma le opzioni non sono certo infinite come quelle per un manubrio classico. Drop, reach e tipologia di curvatura sono pressoché obbligate, ma spesso si tratta di componenti con valori mai estremi.

Se siete amanti di questi manubri bici e il telaio che avete scelto non propone una curva integrata, potete invece affidarvi all’aftermarket, che propone opzioni per tutti i gusti. Tra gli svantaggi, quindi possiamo decisamente mettere la possibilità di personalizzazione. A meno di essere molto fortunati, dovrete comunque adattarvi, seppur solo per qualche millimetro. Se siete degli amanti delle modifiche e vi piace smanettare, provando nuove posizioni, con un integrato ovviamente non lo potrete fare. Un esempio? Per le prove in salita, molti ciclisti ruotano leggermente verso l’alto la curva, in modo da alzare le leve di qualche millimetro e avere una posizione più rialzata: ecco, non sarà più possibile. Tra i “contro”, infine, va inserito anche il prezzo: un integrato costa solitamente di più di un manubrio classico. E poi il peso: un manubrio monoblocco pesa di solito qualche grammo in più.

Riguardo la “via di mezzo“, questa è la terza e interessante possibilità. Sono sempre di più i brand che propongono manubri dalle forme integrate a livello aerodinamico, ma che offrono più possibilità di regolazione, soprattutto l’inclinazione della curva. In questo caso, le forme, in particolar modo per l’attacco, sono perfettamente funzionali all’aerodinamica del telaio, con la possibilità di montare degli spessori sagomati ad hoc per mantenere le linee del tubo di sterzo.

Ma la curva è un componente singolo, solitamente di forma alare, spesso con l’aggiunta di appositi dettagli, appendici aerodinamiche, che consentono di mantenere una linea pulita nella zona di serraggio. Si tratta della cosiddetta via di mezzo, per chi non vuole rinunciare all’estetica ma vuole comunque mantenere libertà di movimento e di regolazione. Ed è spesso anche il passaggio intermedio, di chi ha intenzione di avere i vantaggi del tradizionale, ma vuole avvicinarsi al pezzo unico.

Le ragioni di una scelta

Aerodinamica e rigidità oppure possibilità di personalizzazione e leggerezza? La scelta dei manubri bici ovviamente è sempre soggettiva, ma se cercate le prime due, è quasi obbligata e la bilancia pende decisamente in direzione dei monoblocco. Se invece siete alla ricerca di una curva che garantisca estrema elasticità nelle regolazioni, o state lavorando ancora sul perfezionamento della posizione, dovrete optare per il classico. Il consiglio migliore è quello di affidarvi a un biomeccanico, che possa valutare, in base alla vostra posizione, quale tipologia di manubrio sia più adatta alla vostra bicicletta e allo stile di pedalata.

Manubri bici: le variabili da considerare

La zona dei manubri bici è molto importante nell’analisi aerodinamica, perché incide direttamente sulla superficie di impatto con l’aria, ecco perché abbiamo assistito negli ultimi anni allo sviluppo di manubri sempre più integrati e di forma alare. I valori della piega e dell’attacco vengono scelti in base alle proprie caratteristiche fisiche e alla tipologia di guida. Gli elementi da considerare li vedete nel grafico qui sotto: oltre alla larghezza, che dipende dalla misura delle spalle dell’atleta, le altre variabili sono il reach, il drop, la lunghezza e l’inclinazione dell’attacco.

Con la progressiva scomparsa dei telai su misura e il diffondersi delle taglie standard, tutti questi elementi sono diventati di fondamentale importanza poiché vengono utilizzati per trovare la posizione corretta: per questo motivo, tra i corridori professionisti notiamo a volte attacchi sproporzionati, anche oltre i 14 centimetri, e angolazioni negative. In sostanza, è consigliabile passare da un manubrio classico a uno integrato, soltanto una volta che si ha ben chiara la propria posizione in bici.