L’Ardita: il piccolo Francesco con la sua mitica Bianchi, la mascotte del gruppo

Il piccoloFrancesco ha pedalato su una Bianchi con ruote da 16 pollici, ritrovata in un garage da un amico di famiglia
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Francesco ha soltanto sei anni e una grande passione per la bicicletta trasmessa dal papà Luciano. Per la prima volta ha pedalato l’Ardita (nel 2019 era nel seggiolino) dopo aver debuttato all’Eroica Montalcino E per l’occasione ha sfoggiato una Bianchi “mini” ricevuta in regalo pochi giorni prima

AREZZO – Una minuscola Bianchi celeste con ruote da 16 pollici, stesso colore di quella del papà. Gli occhi curiosi di chi osserva tutto in silenzio e impara in fretta. Il sorriso stampato sul volto, quello di un bambino che si ritrova in un vero parco giochi e si diverte a L’Ardita.

Francesco ha soltanto sei anni e viene da Civitavecchia insieme alla mamma, Marina Castagnari, e al papà, Luciano Cascioli. Lo avevamo incontrato il sabato pomeriggio, impegnato nella pedalata Fiab di Arezzo, uno degli eventi collaterali dell’Ardita. Lo ritroviamo con la sua biciclettina d’epoca nella gremita Piazza Grande, in mezzo ai… grandi. Vicino a lui c’è un altro Francesco, che di cognome però fa Moser, l’ospite più acclamato dell’evento.

«Noi siamo appassionati di queste manifestazioni d’epoca – ci dice mamma Marina – e Francesco è il primo anno che può pedalare. Lui è sempre stato nel seggiolino dietro di me, quest’anno può sbizzarrirsi. E si diverte tantissimo. Ha cominciato con Nova Eroica a Buonconvento, ma con la bicicletta moderna. Poi un carissimo amico ha deciso di regalarci la sua piccola Bianchi che aveva nel garage…».

Francesco è diventato una sorta di mascotte dell’Ardita. Uno dei più fotografati. La passione per il ciclismo gliel’ha trasmessa il papà, che prima era un agonista. Ma il suo nome non nasce dall’amore di Luciano per il ciclismo, bensì dall’essere nato nell’anno della nomina di papa Bergoglio, che ha scelto come nome proprio Francesco, patrono d’Italia.

Dopo la fase “agonista” di Luciano, la famiglia Cascioli, una decina di anni fa, ha scoperto il mondo del vintage ed è stato amore a prima vista.

«Siamo entrati in una sorta di vortice, quello delle bici d’epoca, che ti prende sempre di più – continua Marina e che coinvolge non soltanto lo sport, ma anche l’amicizia e l’aggregazione. Diventi il membro di una grande famiglia. Un evento per bici d’epoca è tante cose. È cultura, storia, voglia di imparare qualcosa di nuovo e con questa scusa girare l’Italia con un obiettivo differente che non sia soltanto correre. Francesco ha iniziato da pochissimo con la mountain bike, al sicuro dal traffico. Per il momento su strada va il minimo indispensabile, ma sa che in queste giornate deve pensare soltanto a divertirsi. Qui deve imparare, guardare, apprendere. Il vero obiettivo non è soltanto il tempo, ma molto altro».

Intanto Francesco si diverte a far foto con gli “arditi” del ciclismo e pensa al percorso Gourmet di 30 chilometri, che affronterà in questa domenica caldissima di Arezzo.

«Questa bici è bellissima, mi piace molto – ci dice ridendo e indicando la sua Bianchima ha un solo difetto. E’ più faticosa dell’altra che ho a casa, perché ha i rapporti più duri. Ed è anche un po’ più pesante. Ma non fa niente…».

In un mondo che va sempre di fretta e che ha come modelli gli sport in cui si guadagna tanto, un bambino che si avvicina al ciclismo è un patrimonio da preservare. E speriamo che in molti seguiranno la strada seguita da Francesco a L’Ardita e non solo.