Dazi e contro dazi sul mercato della bici. Leonardi (Specialized) tranquillizza: «Non cambia nulla»

Specialized
Abbiamo chiesto a Ermanno Leonardi un commento sul tema dei dazi
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Grande attenzione c’è ora nel mercato della bicicletta sui marchi americani: la politica dei dazi voluta da Trump cosa potrà cambiare nella politica commerciale di marchi che rappresentano oggi una larghissima fascia di mercato anche in Italia?

Ermanno Leonardi, amministratore unico di Specialized Italia, pur senza nascondere qualche preoccupazione per quanto potrà avvenire in futuro, vista le incertezze attuali, si sente di tranquillizzare tutti.

«Toccando ferro – dice – il mercato europeo della bicicletta non sarà coinvolto da questa problematica. Ovviamente parlo per quanto di nostra conoscenza oggi».

Come sarà possibile tutto ciò?
«La stragrande produzione delle biciclette, e le nostre in particolare, si avvalgono della produzione in Paesi asiatici e noi le sdoganiamo direttamente da quei luoghi. In altre parole, tutto quanto viene venduto in Europa non transita dagli Stati Uniti e quindi non è soggetta oggi ad alcun tipo di dazio».

I provvedimenti dunque riguardano solo gli utenti americani?
«Sì. Possiamo tranquillamente dire che si stanno tirando la zappa sui piedi. Questo provvedimento ad oggi penalizzerà solo i ciclisti americani che si troveranno da un giorno all’altro a pagare la stessa bicicletta di più».

E’ un paradosso che una bicicletta “americana” finisca per penalizzare gli utenti americani diminuendo il volume d’affari di un’azienda americana.
«Aveva fatto qualcosa del genere il presidente Reagan. Allora per combattere un’alta disoccupazione diede grandi incentivi per le aziende che andavano a produrre in America aiutando così a far salire il livello dell’occupazione. Questa volta invece di incentivare si è scelto di penalizzare le produzioni all’estero e non credo che sarà così conveniente per l’America a giudicare dalle reazioni dal loro mondo imprenditoriale».

Si può stare tranquilli in Italia, dunque?
«Oggi direi di sì, ma per il futuro bisognerà vedere cosa succederà».

Quale può essere il rischio?
«Bisognerà capire quale sarà la reazione dell’Europa».

Ad esempio?
«L’Europa potrebbe decidere di penalizzare con i dazi le aziende americane indipendentemente da dove producono. In questo caso le cose potrebbero cambiare».

E’ piuttosto improbabile perché il dazio è sul prodotto non sull’azienda.
«Sì, è vero. Paradossalmente la situazione diverrebbe più problematica per l’Europa se si trasferisse la produzione degli Stati Uniti perché allora il dazio avrebbe senso. Ma stiamo andando troppo avanti con la fantasia. La speranza è che questa crisi venga superata per una maggiore tranquillità di tutti».