
Cicli Francesconi, nel cremonese, è uno dei negozi di riferimento sul mercato della bici italiano. L’ampia offerta di prodotto che propone svaria su tanti marchi di bici e non solo, molti dei quali statunitensi, e le riflessioni in questo momento di incertezza causata dai dazi sono particolarmente utili.
«In questo momento – ci dice Pierluigi – è difficile fare valutazioni per il semplice momento che per noi non è cambiato assolutamente nulla. Temo che si faccia troppo allarmismo e prima di parlare dei possibili problemi credo sia il caso di capire meglio cosa può succedere. Noi ora siamo tranquilli».
Ma dalle case non è arrivato alcun riferimento ai dazi?
«Al momento proprio niente. Ma bisogna considerare che nel nostro settore dagli Stati Uniti arriva veramente poco, per non dire nulla. In America ci sono gli uffici, la progettazione, ma la produzione è tutta asiatica ed i dazi sono all’origine del prodotto, quindi potrebbero non toccarci».
Addirittura?
«Sì. Qualcuno addirittura assembla in Europa, in Olanda. Ed il valore del prodotto finale è superiore a quello sei singoli pezzi quindi alla fine si tratta di un prodotto che diventa europeo».
Lei vuol dire che il prodotto arrivando dall’Asia aggirerebbe clamorosamente i dazi imposti da Trump?
«Al momento mi sento di dire che non c’è nessun segnale di cambiamento rispetto al passato perché il prodotto non arriva dagli Stati Uniti e quindi non si presta nemmeno a possibili contro dazi che però mi sembra che nessuno vuole. Se poi le cose dovessero cambiare allora vedremo come affrontare il problema».
Diverso è il discorso per quello che voi inviate negli Stati Uniti.
«Anche lì c’è da chiarire perché bisognerà capire bene la differenza tra il prodotto “pensato” in Italia e ciò che è prodotto in Italia. Temo che in questo momento si sta diffondendo molto allarmismo senza sapere bene quali sono le normative ed in che modo influenzeranno realmente il mercato della bici».
Lei pensa che le produzioni asiatiche potrebbero in qualche modo attenuare l’impatto per le nostre bici?
«Non lo so. Al momento non riscontro nulla. Anche gli pneumatici: è tutta roba che viene dalla Malesia…».
Ma finiranno per determinare un aumento dei prezzi?
«Vediamo. A me sembra che tutta la merce del nostro settore in America non transita e quindi non dovrebbe subire questi dazi».
Quindi si può stare tranquilli?
«Capisco la preoccupazione, ma mi sembra ancora prematuro parlare di aumenti generalizzati. Bisogna aspettare di conoscere meglio le normative. Sono tanti i Paesi coinvolti anche in Asia e per il nostro settore è lì che si giocheranno molte partite. Al momento mi sento di poter dire che solo il prodotto fatto in Italia potrebbe patire danni quando sbarca in America».