Qual è l’impatto dei dazi sulle biciclette Made in Italy che attraversano l’Oceano per arrivare sul mercato statunitense? Ne parliamo con Cristiano De Rosa che è sempre stato uno dei maggiori difensori del Made in Italy.
«Credo che queste misure varate da Trump siano scellerate innanzitutto per gli americani – esordisce – perché penalizzerà quanti vorranno un prodotto di eccellenza obbligandoli ad una spesa più elevata».
Ma intanto come si difende il prodotto italiano?
«Credo che dovremo ragionare con tutta la filiera per ammortizzare il più possibile l’aumento del costo finale. Ognuno dovrà rinunciare a qualcosa cercando di ridurre al massimo i costi».
Ma si è in grado di capire se quel 20% dei dazi si rifletterà pari pari sul costo finale? Quanti dollari servono oggi per comprare una De Rosa a New York?
«E’ molto difficile da dire perché il mercato vive una situazione particolare. In questo momento anche negli States si vendono bici con sconti del 30, 40% quindi è evidente che parliamo di prezzi che oscillano molto rispetto al listino».
Saranno dunque gli sconti ad essere ridimensionati?
«Dobbiamo preoccuparci di essere sul mercato con il prezzo più competitivo possibile e per questo dovremo essere sempre più bravi a garantire la qualità al miglior prezzo».
Al momento avete avuto cancellazioni?
«No».
Quanto danneggia la produzione?
«Dovremo capirlo nei prossimi mesi. C’è la possibilità che i dazi sul prodotto di alta qualità, che si rivolge ad un pubblico abituato ad un mercato luxury, abbia un impatto più limitato. Ma lo capiremo solo tra un po’ di tempo. Intanto però faccio un’altra riflessione…».
Quale?
«Siamo tutti giustamente indignati per queste misure scellerate, però mi domando perché poi noi, a casa nostra, non facciamo altrettanto».
I contro dazi?
«No, sono contrario ai dazi in qualunque contesto. Ne parlo come una scelta culturale. Diciamo che le biciclette italiane sono le migliori e vanno difese negli States e mi domando perché in Italia invece ci siamo innamorati delle biciclette americane o asiatiche, mi chiedo perché si esalta Dubai quando abbiamo la Costiera amalfitana che il mondo ci invidia. Ci vorrebbe un salto culturale. Dovremmo essere noi i primi a scegliere i nostri prodotti che tutto il mondo ci invidia».