Gravel e acciaio? Sono due parole che nella stessa frase non solo ci possono stare, ma ci stanno anche benissimo. Nel variegato mondo dell’allroad infatti il più tradizionale dei materiali del mondo ciclistico trova non solo ragione di esistere, ma rappresenta anche un’opzione privilegiata per determinati tipi di utilizzo. E’ per questo motivo allora che la Drali Miraggio, che abbiamo avuto anche in test, è una bici orientata all’avventura come poche altre se ne trovano in commercio.
Merito sicuramente delle caratteristiche dell’acciaio, che in offroad grazie alla sua elasticità permette di assorbire al meglio le vibrazioni. E merito anche del brand milanese, che grazie alla realizzazione artigianale riesce a “cucire” intorno al ciclista un mezzo perfetto per ogni tipo di utilizzo. Vediamo da dove si parte…
Il cuore d’acciaio della Drali Miraggio
Su specifiche customizzate proprio per Cicli Drali, Dedacciai fornisce le tubazioni che danno vita alla Miraggio. Si tratta di elementi prevalentemente tondeggianti ma con qualche modifica strutturale. Il tubo sterzo è totalmente dritto da 1,5 pollici di diametro, ma ad esempio già obliquo è leggermente schiacciato in prossimità della scatola del movimento centrale. E il carro posteriore asimmetrico offre anche un ponticello di rinforzo che unisce i due pendenti.
Cicli Drali offre delle misure standard, ma ovviamente tutto è customizzabile iniziando dalle misure, e da dettagli come i fori per il transito di gruppi meccanici tradizionali e anche per innesti aggiuntivi relativi a borse o portaborracce. Il telaio pesa 1.690 grammi, valore di assoluto rispetto per un prodotto di questo tipo, e il kit completo comprensivo della forcella Gera Curvy di Deda, serie sterzo e cannotto reggisella in carbonio viene 3.290 euro.
Copper Raw, ognuno diverso dall’altro
Ma anche osservando bene il telaio, inevitabilmente la cosa che balza all’occhio è la finitura del telaio. Viene definita Copper Raw, che unisce le parole “rame” e “grezzo” (inteso come non rifinito). Le tubazioni infatti subiscono un trattamento speciale, di fosfatazione.
Il telaio viene immerso in una soluzione che fa innescare una reazione chimica, il cui risultato sono questi tubi ricoperti di uno strato cristallino di fosfato metallico (stabile e praticamente inattaccabile). Un trattamento che ne migliora le proprietà superficiali, rendendolo di fatto inattaccabile alla corrosione. E’ lo stesso che viene utilizzato (ad esempio) per i guardrail delle autostrade o, più generalmente, come trattamento pre-verniciatura.
Una delle particolarità del bagno nella soluzione fosfatica applicato alla Drali Miraggio è che ogni telaio esce di fatto diverso dall’altro. Si vedono anche a occhio nudo i segni lasciati dall’immersione. L’ultimo passaggio riguarda le grafiche. Poi, passati gli strati di trasparente, il telaio è definitivamente pronto.
Una vera alternativa
Il test che abbiamo effettuato con la Drali Miraggio ci ha portato praticamente ad affrontare ogni tipo di terreno possibile e immaginabile. Dall’asfalto sin troppo levigato allo sconnesso tosto, accompagnati in questo caso dalle nuovissime coperture di Continental, le Terra Adventure che abbiamo trattato più diffusamente in questo articolo.
Lo abbiamo detto anche in altri frangenti, non facciamo fatica a ribadirlo anche ora. Nell’ambito bikepacking e adventure, i segmenti per i quali la Drali Miraggio sembra disegnata, un telaio in acciaio non è un’alternativa “fancy” o di nicchia. A nostro avviso rappresenta un’opzione tecnica di assoluto valore, forse addirittura la più indicata.
La capacità di assorbire le vibrazioni grazie all’elasticità del materiale con cui è realizzato il telaio la si nota sin dalla prima… buca. La guida resta sempre morbida e agevole, sui segmenti maggiormente sconnessi si “galleggia” che è un piacere e si procede anche di buona velocità. Ma c’è anche un’altra conseguenza, magari meno diretta ma altrettanto importante.
Con un telaio d’acciaio è possibile mantenere la pressione delle coperture leggermente più alta a parità di trazione, paragonata a quella che si regolerebbe su un telaio in alluminio o carbonio. Nel nostro caso, con ruote dal canale di 19 millimetri, gomme dalla sezione di 45 millimetri e setup con camera d’aria siamo riusciti a salire sino a 3,2 bar posteriori e 3 anteriori mantenendo una comodità di marcia assolutamente invidiabile.
A Massa Vecchia alla presentazione di Continental, identiche gomme ma in modalità tubeless, ruote simili e su un telaio in carbonio abbiamo regolato a 2,8 bar posteriori e 2,6 anteriori. Setup efficiente sullo sterrato molto variegato della Maremma, che poi su asfalto inevitabilmente ci ha un po’ frenato. Tradotto in un contesto di viaggio, questo permette di pedalare (appunto su asfalto) con maggiore scorrevolezza, senza per questo soffrire poi tanto in offroad. Quindi, una vera manna per viaggiatori e avventurieri, con la garanzia aggiuntiva di pedalare su un prodotto unico nel suo genere.
Per informazioni: www.ciclidralimilano.it