La dieta del ciclista: ma i fritti fanno male alla salute oppure no?

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I cibi fritti fanno male all'organismo quando vengono consumati molto frequentemente
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I cibi fritti fanno male quando vengono consumati molto frequentemente. La frittura, dal punto di vista nutrizionale, presenta essenzialmente due svantaggi: il primo, quello più diretto, di arricchire i cibi di grassi e calorie “pesanti”. Il secondo, più “chimico”, di causare una trasformazione di questi grassi, piuttosto deleteria sia per la digestione, sia per una dieta sana. Infatti, quando l’olio viene riscaldato portandolo alla temperatura ideale per cuocere, le sue molecole subiscono una trasformazione. Per la quale saranno necessari tempi di digestione molto lunghi e una metabolizzazione dei prodotti digestivi, decisamente più complicata. Inoltre si tratta di grandi quantità di grassi (e relativo, elevato numero di calorie) per pochi grammi di cibo. I quali dovranno essere smaltiti con qualche fatica supplementare.

Un individuo sano, che non presenti patologie particolari dell’apparato digerente, può tranquillamente mangiare una o due volte a settimana cibi fritti. Senza subire alcun danno o conseguenza, neanche al suo stato di forma fisica, quando si tratta di un atleta. Tornando, poi, al riferimento dell’allenamento e del recupero, basterà regolarsi in base agli impegni del giorno e a quelli del giorno seguente. Questo significa che, in prossimità di un allenamento impegnativo o di una gara, sarebbe meglio non rischiare di appesantire il lavoro dell’organismo con una dieta inadeguata. Ma significa anche che, scegliendo il momento adatto ci possiamo godere un bel fritto in tutta tranquillità.

Il tipo di olio utilizzato non influisce molto sulla trasformazione degli acidi grassi. Mentre grande importanza assume il fatto di non riutilizzare più volte lo stesso. Friggere sempre con olio nuovo, dunque, è fondamentale non solo per il palato (la differenza si percepisce molto bene). Ma anche per il cibo che risulterà sicuramente più “leggero”.

Facciamo attenzione anche ai cosiddetti fritti “nascosti”

Bisogna dire, comunque, che un po’‚ tutti, ormai, abbiamo imparato a gestire con un certo criterio l’uso dei fritti a tavola, in special modo se si è impegnati in allenamento costante. Quello di cui spesso non ci accorgiamo, invece, è il cosiddetto “fritto nascosto”. Abbiamo detto, infatti, che il duplice svantaggio dei cibi fritti è principalmente, il loro apporto calorico e quello di grassi saturi, cosa che avviene inconsapevolmente, anche con la preparazione di un sugo o di un piatto a base di carne, pesce, uova o altro.

Quello che trasforma l’olio di oliva, naturalmente ricco di utilissimi acidi grassi insaturi, in un grasso dannoso, è la sua cottura. Nel momento in cui l’olio aumenta di temperatura, vengono completamente stravolte, in maniera negativa, tutte le sue caratteristiche nutrizionali. Dunque, per gestire con tranquillità, l’uso dell’olio, che non dovrebbe mai, assolutamente mancare nella dieta di uno sportivo, basta regolarsi su due cose fondamentali: la quantità e la cottura. Per quanto concerne la quantità, ci si deve basare sul proprio personale fabbisogno, cercando di amministrare i condimenti di tutti i pasti della giornata, dalla pasta, alla verdura, alle proteine di carne, uova, legumi o pesce.

Per quanto riguarda la cottura, invece, bisognerebbe evitare il più possibile di sottoporre l’olio al calore elevato di pentole e padelle, magari usando metà acqua e metà olio. Una volta a settimana, invece, un buon fritto, specialmente se fatto in casa, può fare addirittura bene alla dieta di uno sportivo che, per necessità, è quasi sempre molto monotona. In fondo, poi, sembra proprio che siamo solo noi italiani a preoccuparci sempre troppo della dieta: i professionisti spagnoli, per esempio, anche durante le corse a tappe, non disdegnano un po’‚ di patate fritte e di vino rosso.