Il record del mondo di Sporzon si è infranto dopo due ore a causa di una caduta

Riccardo Sporzon al via del tentativo di record del mondo
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Il termometro dava 36° a Padova il 31 agosto. Alle 18.00 le campane hanno suonato l’ora e il pubblico giunto per seguire Sporzon nel suo record del mondo ha cominciato a fare il countdown.

Tre, due, uno. Un amico di Sporzon che lo teneva fermo in sella lo lascia andare, il suo preparatore Emanuele Magistrelli tira il fiato: è iniziato. Riccardo per 24 ore dovrà girare nel velodromo Monti e fare più di 928 chilometri per battere il record di Ralph Diseviscourt. In due giri Sporzon ha già raggiunto la velocità di crociera: va a 41,38 chilometri all’ora precisi e il preparatore scherza: «Per fare il record deve mantenere una velocità di 38,8 chilometri orari, qui rischia di sfiorare i 1000 chilometri – poi torna serio e aggiunge – Bisogna andare conservativi».

Tutto procede bene: il rifornimento viene eseguito correttamente, con una bottiglia d’acqua viene bagnato e il pubblico urla il suo nome e lo applaude ad ogni giro. Poi improvvisamente tutti vengono richiamati da un rumore meccanico: Sporzon (che ha corso con il lutto al braccio per la morte del ciclista Simone Roganti e il nome della nonna stampato sul body) è dalla parte opposta degli spalti e lo si vede tribolare con la bici. Era saltata la catena. Lo staff, il giudice di gara e il preparatore corrono da lui e in pochi secondi – che sembrano interminabili – torna in sella. La sua velocità media è scesa e ora è di 38,83 chilometri orari. Rimarrà così a lungo, in realtà fino alla fine del record.

Al 206° giro di pista, a circa 2 ore dall’inizio del record, Riccardo Sporzon sbanda e finisce a terra. Tutto il lato sinistro è dolente, viene chiamata l’ambulanza e trasportato al pronto soccorso di Padova. «Il referto riportava un lieve trauma cranico con traumi alle porzioni laterali sinistre di arto sinistro e forte contusione alla porzione sinistra della gabbia toracica» si legge sulla pagina Instagram dedicata al record.

Lo sport può darti tutto e toglierti tutto. Può essere meraviglioso e crudele. In un attimo gli otto mesi di preparazione costante e minuziosa, l’impegno di tante persone e i soldi impiegati per far sì che tutto funzionasse alla perfezione si sono scontrati sul duro asfalto del velodromo. E il tentativo di record è finito, per quel giorno. Sì, perché Sporzon non è un ragazzo che si ferma alle difficoltà, nemmeno alle più grosse.

«Se nella vita vincessi sempre a un certo punto probabilmente dovrei cambiare abitudini e sport, non é facile ripartire, fortunatamente sono circondato dalle persone giuste che in questi giorni mi stanno supportando distraendomi e sostenendomi in tutto e per tutto, non smetterò mai di ringraziarvi. Sabato sera non si é chiuso un capitolo, sicuramente non pensavo sarebbe finita così, ma la vita come lo sport é imprevedibile, ti alleni 8 mesi, dai tutto, poi al 206esimo giro cadi e ti crolla tutto addosso. Presto tornerò in sella, perché non mollo questo record, come non mollo l’ultraciclismo, se ho fatto una promessa, la mantengo».