Il mondo dei brevetti è sempre più oggetto di dibattiti, polemiche e confronto, soprattutto in tema di interpretazione dello spirito originale e di attuazione e adeguamento delle normative. S’è conclusa da poche ore la Parigi-Brest-Parigi (il tempo massimo di 90 ore scade domani) e già si accendono roventi discussioni.
Il tema più discusso, quello da sempre più discusso, è l’interpretazione dell’evento in chiave agonistica. La PBP è ufficialmente una manifestazione cicloturistica e non prevede classifiche né premi, anche se è uso, fin dagli albori della leggendaria prova, rendere noti i tempi degli omologati. Alla maximaratona francese partecipano oltre 6.000 ciclisti. Non tutti sono cicloturisti. Sono ciclisti. Tesserati per enti e federazioni, ma è possibile partecipare anche senza essere affiliati, basta il certificato medico di idoneità fisico sportiva. L’organizzazione non può mettere in alto un filtro che blocca l’iscrizione dei cosiddetti “agonisti”, anche perché alla fine la patente di agonistica non è un documento che viene rilasciato, l’indole competitiva fa parte del DNA di ogni soggetto e non è quindi catalogabile.
È più che normale che su 6.000 e più ciclisti che prendono il via della PBP ci sia una forte percentuale di agonisti. L’evento prestigioso, la distanza e la difficoltà sono un invito a mettersi alla prova, più di qualche migliaio di partecipanti dà tutto quel che ha. Sta di fatto, tuttavia, che il regolamento della 1.200 chilometri transalpina contiene una norma più che chiara: per ottenere l’omologazione non è possibile portare a termine la distanza ad una media superiore ai 28 chilometri orari.

È una regola che farà balzare molti sulle sedie, ma è indiscutibile. E questo presta il fianco alla sollevazione dei paladini dello spirito autentico dei brevetti e delle randonnée. “Tutti coloro che scendono sotto le 43 ore e 32 minuti vanno squalificati”.
E allora? Alla Parigi-Brest-Parigi 2023 i tre più veloci sono scesi addirittura sotto le 43 ore. Il primo arrivato, lo statunitense Nick DeHaan, ha terminato in 41h48’18”; il secondo ed il terzo, lo sloveno Baloh e l’austriaco Zotter, hanno fatto segnare il tempo di 42h53’24”.
Vanno tutti squalificati? Secondo il regolamento sì. E secondo il buon senso? Il dibattito è aperto. C’è un importantissimo e recentissimo precedente: nell’edizione 2015 il tedesco Björn Lenhard, primo arrivato, concluse la PBP in 42h46’ . E fu regolarmente omologato.