Il «Manifesto per città 30» per un solo obiettivo: zero morti sulle strade

Una volta terminata, la pista ciclabile sarà lunga 55 km
Foto d'archivio
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Mettere le persone al centro dello spazio pubblico, partendo dai più fragili, bambini, innanzitutto, pedoni, ciclisti, disabili, anziani. Con questo obiettivo a luglio di quest’anno è nato il «Manifesto per città 30». Nel 2019, ultimo anno pre-Covid, la violenza stradale ha fatto in Italia 20.773 vittime (3.173 morti e 17.600 feriti gravi secondo l’Istat).

L’obiettivo zero morti e feriti gravi sulle strade, assunto dall’ONU a livello internazionale e dalla UE sul piano europeo, richiede un’alleanza fra tutti gli utenti della strada per la tutela primaria della vita umana e impone nuove politiche più rapide ed efficaci, in grado di cambiare le città, le strade, il sistema della mobilità, gli stili di vita e di guida, per fermare la strage stradale. Per questo bisogna guardare avanti e agire insieme (Governo, Comuni, Organizzazioni della mobilità attiva e sostenibile, delle vittime della strada ed economico-sociali) per attuare programmi che riducano (fino all’obiettivo zero) i danni.

La gran parte degli scontri e investimenti stradali (il 73,3% nel 2020, stando a Istat) in Italia avviene ormai sulle strade urbane. E la violazione dei limiti massimi di velocità è in assoluto una delle prime tre cause dell’incidentalità stradale in Italia. La velocità, inoltre, aggrava in ogni caso gli effetti degli incidenti provocati da distrazione, mancata precedenza, eccetera. Non a caso, la Terza Conferenza Globale Ministeriale per la sicurezza stradale nel febbraio 2020 a Stoccolma ha affermato che “l’azzeramento delle vittime della strada è un obiettivo necessario e richiede maggiori azioni per la gestione della velocità”.

“Città 30” serve anche in Italia:

Come in altri paesi dell’Unione Europea, dunque anche l’Italia deve assumere in fretta la politica delle “Città 30”, ossia della generalizzazione del limite massimo dei 30 km/h in ambito urbano almeno sulla rete viaria secondaria. Il comune di Bologna ha annunciato che lo farà entro giugno 2023, Parma si è accodata per il 2024.

L’idea è quella mantenere il limite dei 50 km/h sulle strade urbane di scorrimento (tipo D) e promuovere invece quello dei 30 km/h sulle strade di quartiere e locali (tipo E e F), ferma restando l’autonomia dei Comuni nella classificazione delle strade. Inoltre destinare ai Comuni, nell’ambito delle risorse del PNSS 2030, fondi adeguati e vincolati per la realizzazione di interventi di gestione e controllo della velocità, adottando dal punto di vista progettuale ed esecutivo, tecniche consolidate come il traffic calming, l’implementazione di “zone 30” e “isole ambientali” per ridisegnare le città e progettare ambienti urbani e spazi pubblici sicuri, di qualità e con elevati standard di accessibilità e fruibilità, da parte di tutti gli utenti.

Il comune impegno per la sicurezza stradale e per una nuova mobilità non si può chiudere senza la messa in cantiere di una legge per l’assistenza alle vittime della violenza stradale. È un dovere morale e civile, per rispetto verso le vittime, i sopravvissuti, i loro familiari che lottano tutta la vita spesso senza alcuna assistenza da parte dello Stato. Questa legge dovrebbe tra l’altro orientare in modo più cogente l’uso dei circa 2.000 milioni di euro che ogni anno vengono versati con il contributo sanitario della RCAuto allo Stato e da questo trasferiti alle Regioni per l’assistenza alle vittime della strada. Questo si propone il Manifesto.