Un organizzatore deve pensare al successo globale di un evento e a realizzarlo con il miglior parterre possibile per ottenere grandi risultati. La Blockhaus Marathon sta arrivando, mancano pochi giorni a domenica 9 maggio, il giorno “X” che la montagna abruzzese attende con ansia per vedere protagonisti i migliori granfondisti d’Italia. Carmine Marulli vive lo sport e il ciclismo in particolare come respiro collettivo e non come espressione individuale e spera che una giornata del genere possa valorizzare i borghi attraversati dalla Gran Fondo.
Blockhaus Marathon: Marulli & Co. sono pronti!
A livello organizzativo si sfiorano i confini di una vera e propria tappa del Giro d’Italia: «Ci arriviamo già finiti e manca ancora una settimana, siamo già in crisi di fame. Abbiamo fatto un Master, un corso accelerato per stare al passo con le esigenze e le normative attuali. Dai fattacci di Torino per la finale di Champions League della Juventus, non si scherza più. Il protocollo da seguire è diventato rigidissimo. Il Covid ha reso le normative già stringenti, ancor più dettagliate. Avremo le stesse procedure, le stesse regolamentazioni e lo stesso personale disposto lungo le strade con lo stesso schema tecnico e le stesse comunicazioni del Giro d’Italia. Con la differenza che al Giro d’Italia viene fatta una semplice comunicazione, invece l’organizzazione della Blockhaus Marathon deve dire che porta un certo numero di persone e sarà presente in quel giorno specifico e in quell’orario».
A colorare le strade d’Abruzzo ci sarà un “cast” internazionale con atleti da ben cinque nazioni differenti: «L’equiparazione al Giro d’Italia me la spiego perché è sempre materia di ordine pubblico ed è venuta fuori perché la nostra è una manifestazione che richiama presenze da fuori Regione e oltre i confini nazionali. Sono cinque le nazioni rappresentate: abbiamo esponenti che vengono dal Belgio, dall’Olanda, dalla Slovenia, dalla Svizzera e dalla Finlandia. Perciò abbiamo le stesse credenziali e gli stessi punti normativi da seguire di una tappa del Giro d’Italia».
Per un evento che punta forte alla valorizzazione della Regione e dei borghi abruzzesi: «In primis sono un atleta anch’io, conosco molto bene i corridori e sono appassionatissimo. Tranne Pozzetto, è presente tutta l’Italia che corre forte. Ovviamente a noi non interessa l’individuale che viene qui a cimentarsi per superare i propri limiti, ma è il grosso e la massa che rende grande il mondo del cicloturismo. Però avere questa vasta rappresentativa di atleti, seppur amatoriali, di livello altissimo visto che si parla dei più forti atleti amatoriali italiani è ovvio che rende lustro a una tappa che non ha nulla da invidiare, per durezza, a una tappa del Giro d’Italia. Il mondo del ciclismo conosce bene le nostre prospettive. Noi siamo per la promozione della Regione Abruzzo e delle potenzialità attrattive del cicloturismo che va a legarsi alla ricettività dei borghi. La famiglia dei ciclisti è una famiglia sterminata che fa parlare di se questi borghi che altrimenti farebbero fatica ad avere una vetrina su un percorso che richiama quel sentiment estremo con tutti che si cimentano contro se stessi».