A inizio settimana abbiamo parlato con Gianni Cantini del SAN (Settore Amatoriale Nazionale della FCI) sulla vicenda Federciclismo e ACSI. A lui abbiamo chiesto alcune delucidazioni sul futuro delle Gran Fondo agonistiche e sulle ragioni della sospensione della convenzione con l’ente di promozione sportiva. Ente che ha ricevuto, nei giorni scorsi, il sostegno di tantissimi organizzatori e che negli ultimi anni ha tesserato una media superiore ai 50 mila appassionati. Non potevamo esimerci, quindi, dal chiedere una risposta ufficiale da ACSI a queste dichiarazioni. Per questo abbiamo contattato Emiliano Borgna, responsabile ACSI Ciclismo e vicepresidente ACSI.
«Abbiamo letto con grande attenzione l’articolo pubblicato sul sito Quicicloturismo.it il 27 ottobre, relativo all’intervista del presidente del SAN, Gianni Cantini – ha dichiarato Borgna – ed è doveroso per noi replicare alle affermazioni riportate, per fare chiarezza su cosa sta avvenendo. Abbiamo letto comunicati a presunto nome dello stesso Cantini, in cui si diceva che, in assenza di una convenzione, non si sarebbe potuto organizzare alcun tipo di attività agonistica. E che sarebbe stata avvisata la Pubblica Amministrazione per la revoca delle autorizzazioni. Per dovere di cronaca sottolineo che abbiamo chiesto alla FCI, via PEC, la paternità di quei documenti che non erano sottoscritti e recavano indicazioni contrarie alle norme dell’ordinamento sportivo. Un documento era su carta non intestata ed entrambi non recavano sottoscrizione, ma solo l’indicazione nominativa dello stesso Cantini. Nessuna risposta è mai pervenuta…».
Borgna, che ripercussioni ha avuto la sospensione della convenzione da parte della FCI?
«Nei due week-end trascorsi si è svolta regolare attività, seppur con qualche difficoltà. Le manifestazioni ACSI si sono tenute legittimamente e i tesserati ACSI hanno gareggiato quasi in tutti gli eventi degli altri EPS e anche in eventi FCI. Nei medesimi comunicati lo stesso Cantini vietava la partecipazione dei tesserati ACSI all’attività di FCI e degli EPS convenzionati, e indicava che gli atleti FCI non potevano partecipare alle manifestazioni ACSI».
E cosa è avvenuto?
«Mai è stato indicato che gli atleti FCI non possano partecipare alle gare degli EPS, se questi non siano convenzionati. Questo vincolo non è espresso nel Regolamento Tecnico, né nelle Norme Attuative. Non è presente questo riferimento nelle convenzioni e nei tesseramenti. Si può verificare dal modulo sottoscritto dagli atleti».
Ma ACSI può organizzare eventi anche senza la convenzione con FCI?
«Assolutamente sì. Ricordiamo che l’autorizzazione per lo svolgimento di attività ciclistica agonistica è disciplinata dall’art. 9 del Codice della Strada, e le gare non necessitano dell’approvazione specifica della FCI o dei vari EPS. L’unica sussistenza è espressa dal comma 6 del medesimo articolo, che richiede la presenza di una tutela di responsabilità civile. In quei comunicati sono state dette cose inesatte. E sono state smentite dai fatti, perché le autorizzazioni per questi eventi sono state rilasciate eccome. Non c’è niente di “illegale”. Nell’articolo 2 del regolamento degli Enti di Promozione Sportiva è specificamente scritto che gli EPS promuovono e organizzano “attività a carattere promozionale, amatoriale e dilettantistico, seppur con modalità competitive, con scopi di ricreazione, crescita, salute, maturazione personale e sociale”. Le Gran Fondo rientrano in questo ambito».
Perché FCI dichiara il contrario allora?
«Perché è forte di una posizione dominante. Abbiamo letto nell’articolo che “la Federciclismo ha un ruolo di controllo, deve fornire le regole da seguire”. Anche un occhio poco esperto obietterebbe che tale funzione garantista è possibile solo se l’organismo non facesse attività di affiliazione e tesseramento e, soprattutto, attività organizzata. Diversamente, il confine tra l’abuso di posizione dominante (illecito dell’atto amministrativo) e lo svolgimento della funzione di controllo è davvero labile e difficile da attuare. E, per di più, chi controlla il controllore?»
Il problema, come abbiamo chiesto alla Federciclismo, non poteva essere superato con il tesseramento giornaliero?
«Rispondendo a questa domanda, il signor Cantini afferma: “Su questo preferisco non esprimermi perché è un argomento molto delicato”. Per poi riportare, nel punto seguente, l’affermazione che il tesseramento giornaliero “sarebbe un doppio tesseramento e non è permesso dai regolamenti sportivi”».

Sappiamo che il 4 novembre ci sarà un incontro…
«Con quali basi vogliamo affrontare l’appuntamento del 4 novembre? Come si può parlare della convenzione del 2026 senza riattivare quella del 2025? In quella intervista sono state evitate alcune tematiche molto importanti…».
Quali tematiche?
«Purtroppo la “fantasiosa” narrazione non vuole prendere atto di tempistiche e pattuizioni che erano parte integrante della convenzione in essere, a cui si pretendeva di aggiungere integrazioni anche economiche non previste nel modello di convenzione redatto dal CONI».
Ci sembra di capire che è un problema anche economico?
«È una questione economica, ovvio, che va a toccare direttamente noi, ma anche i nostri organizzatori e tutti gli appassionati. Quella della Federciclismo era una proposta unilaterale, non un accordo».
Quali saranno le conseguenze a breve termine?
«La verità è che in questa vicenda è stato fatto un grande danno di immagine al movimento amatoriale, andando a colpire praticanti e organizzatori. Purtroppo con lo sciacallaggio di corresponsione di ulteriori quote da sborsare. Così si rischia di bruciare tutto il movimento».
Qual è lo stato d’animo degli organizzatori?
«Gli organizzatori sono tutti preoccupati. Si vocifera di far partire gli atleti under 21 davanti alle Gran Fondo, senza considerare la sicurezza e i problemi organizzativi. Per non parlare degli aumenti delle quote già varati… Anche solo con il raddoppio del costo della tessera giornaliera si rischia di far più danni del Covid, che ha già allontanato i ciclisti dalle manifestazioni. Non si può far ricadere tutto sulle spalle dei ciclisti».
Come si può uscire da questa situazione?
«Non lo so sinceramente, siamo molto dispiaciuti per il danno fatto al movimento. Bisogna trovare una mediazione, non mostrare i muscoli. A perderci è tutto il ciclismo per questa vicenda».












