
Le sezioni da 30 millimetri sono sempre più diffuse anche nel ciclismo su strada, soprattutto in configurazione tubeless con coperture molto morbide. Offrono vantaggi chiari su carta: più comfort, più grip, più sicurezza sui fondi sconnessi o in condizioni miste. Eppure, chi le prova per la prima volta rimane spesso spiazzato. La sensazione iniziale è quella di pedalare con le gomme sgonfie, di avere la bici “impastata”, poco reattiva nei rilanci o nei cambi di direzione rapidi. Serve tempo, e soprattutto consapevolezza, per interpretare queste nuove dinamiche.
Pressione più bassa, ma da regolare con precisione
Trovare la pressione giusta è probabilmente la sfida più importante. Rispetto a una sezione più stretta, la pressione ideale è inevitabilmente più bassa, ma non esiste una regola fissa. Dipende da tanti fattori: il peso del ciclista, il tipo di copertura, la rigidità del cerchio, il fondo su cui si pedala e lo stile di guida. Un solo decimo di bar può cambiare drasticamente la risposta della bici, tra un assetto incollato a terra ma efficace, e uno che invece trasmette la sensazione di essere lento, gommoso, instabile. La regolazione è molto più sottile e soggettiva di quanto si pensi.
Tubeless da 30 millimetri: il comportamento in curva
L’aspetto forse più delicato, e che richiede un certo periodo di adattamento anche ai ciclisti più esperti, riguarda la percorrenza in curva. La maggiore sezione e la bassa pressione cambiano completamente il modo in cui la gomma si appoggia sull’asfalto. C’è più superficie di contatto, ma anche una maggiore deformazione dello pneumatico sotto carico. In curva si deve imparare a fidarsi, ad accompagnare la piega, a lasciar lavorare la gomma senza irrigidirsi. All’inizio non è scontato, si può avere la sensazione che l’anteriore “galleggi” o non dia un feedback chiaro. È una questione di abitudine, ma una volta superata questa fase iniziale, la guida diventa più fluida e sicura.
Le sezioni generose richiedono quindi un approccio diverso, non sono semplicemente “più comode”. Possono esaltare le prestazioni se interpretate nel modo giusto, ma bisogna uscire dalla mentalità del copertoncino stretto e rigido, e accettare che la bici va letta e gestita diversamente. Chi si prende il tempo per farlo, trova un nuovo livello di equilibrio tra prestazione e controllo. Ma non è un passaggio immediato, nemmeno per chi pedala da anni.