Nel nostro ultimo articolo abbiamo approfondito la straordinaria capacità dei telaisti italiani di riparare telai in carbonio in modo duraturo, efficace e praticamente indistinguibile dall’originale. Un’abilità che si distingue nettamente dalla filosofia dei grandi marchi internazionali, che – per motivi industriali – preferiscono sostituire piuttosto che riparare. Questo perché la loro produzione è quasi interamente delocalizzata nel Far East, dove l’assistenza post-vendita è filtrata da logiche commerciali più che tecniche.
Ma questa indipendenza dalla produzione di massa non è solo un vantaggio in fase di riparazione: è un punto di forza strategico anche nell’innovazione e nello sviluppo. In un contesto in cui geometrie, componenti e stili di guida stanno evolvendo a ritmi inediti, i piccoli produttori artigianali hanno la possibilità non solo di seguire le nuove tendenze, ma spesso di anticiparle, trasformando ogni cambiamento in un’occasione concreta per ripensare il design della bicicletta.
Il caso delle pedivelle corte: un dettaglio che può cambiare tutto
Un esempio emblematico? Le pedivelle corte, sempre più utilizzate dai professionisti. Una scelta tecnica che, se considerata in fase progettuale, può influenzare profondamente la geometria del telaio. La riduzione della lunghezza della pedivella apre infatti scenari interessanti sulla posizione e l’altezza del movimento centrale, con ricadute dirette su aerodinamica, baricentro e maneggevolezza.
Mentre i grandi brand devono affrontare lunghi cicli di studio e progettazione per lanciare una nuova linea – spesso annuale, le officine artigianali hanno la flessibilità per sviluppare e testare soluzioni in tempi molto più rapidi, anche nel giro di poche settimane.
Un movimento centrale più basso
Le geometrie attuali collocano il movimento centrale a circa 27-27,5 cm da terra, con un dislivello di 68-70 mm in basso rispetto ai mozzi. Valori pensati per pedivelle da 170 a 175 mm, che riducono il rischio di toccare il suolo in curva.
Ma se si adotta una pedivella da 165 mm (o anche più corta), quel margine aumenta, consentendo di abbassare il movimento centrale a 26,5 cm, e portare il dislivello anche a 75-80 mm. Questo comporta numerosi vantaggi, senza penalizzare la sicurezza.
Due benefici concreti: aerodinamica e controllo
1. Miglior penetrazione aerodinamica
Riducendo l’altezza del movimento centrale, si può abbassare anche il tubo sterzo, ottenendo una posizione più raccolta e meno esposta al vento, mantenendo il comfort. Anche pochi millimetri possono fare la differenza in termini di efficienza, soprattutto per chi non ha la flessibilità necessaria per posizioni particolarmente aggressive.
2. Maggiore stabilità e precisione
Un baricentro più vicino al suolo migliora sensibilmente la stabilità e la precisione nella guida, in particolare in curva o in situazioni ad alta velocità, sia su asciutto che su bagnato.
E gli svantaggi?
In realtà, gli aspetti negativi sono pochi. Si potrebbe ipotizzare una lieve perdita di reattività nello scatto, ma si tratta di un effetto minimo, facilmente compensabile grazie a soluzioni moderne come i perni passanti. Anche in questo caso, la libertà progettuale dell’artigiano consente di produrre, sperimentare e ottimizzare in modo rapido ed efficace.
Artigiani e innovatori: il momento è adesso
Le pedivelle corte non sono una semplice scelta tecnica: rappresentano un’opportunità per ripensare radicalmente la struttura della bicicletta. In questo scenario, i piccoli costruttori italiani hanno un vantaggio unico: sperimentare, innovare, proporre soluzioni su misura, liberi dalle rigidità della produzione in serie.