
Il mondo del ciclismo amatoriale sta vivendo un periodo di grande cambiamento e solo chi comprende le esigenze degli appassionati riesce a restare a galla. Lo dimostrano tante prove virtuose nelle ultime stagioni, molte delle quali targate ACSI.
Lo scorso anno l’ente di promozione sportiva ha tesserato oltre 55 mila appassionati, confermando un trend in crescita. Ma è pronto a ripetersi anche nel 2025. Sarà un anno ricco di appuntamenti. Molti nuovi di zecca, ma anche tante prove che tornano in calendario dopo un po’ di tempo, come la Cinque Terre. Eventi non soltanto agonistici, ma anche cicloturistici o con format particolari, come quello delle salite o di settori cronometrati.
«Il ciclismo amatoriale – ci aveva detto Emiliano Borgna, vicepresidente ACSI, intervistato all’ultimo Italian Bike Festival – ha bisogno di rinnovarsi. Ben vengano manifestazioni che sono in grado di coinvolgere tutti, dai piccoli alle famiglie, ma anche i meno agonisti. L’attività va ristrutturata, poiché in tanti dopo il covid hanno iniziato a pedalare ma non si sono mai avvicinati alle manifestazioni organizzate. Occorre capire il motivo, cambiare il modo di agire e anche quello di comunicare».
E allora, proprio da queste parole vogliamo ripartire disturbando di nuovo il vicepresidente ACSI (e presidente di ACSI Ciclismo). Con lui abbiamo provato a tracciare un punto sulla situazione, volgendo anche lo sguardo al futuro del ciclismo amatoriale.
Emiliano, che stagione ti aspetti?
«Mi aspetto una bella stagione. Nel ciclismo siamo un po’ abituati a lamentarci, ma bisogna guardare avanti con idee e positività. Sarà una stagione ancora di cambiamento, ma non si può dire che il ciclismo non piaccia, è un movimento vivo. Per quanto riguarda noi, abbiamo numeri in crescita rispetto allo stesso periodo del 2024. E’ un bel segnale».
Laigueglia è stata la prima “big” del 2025: siete soddisfatti dei numeri?
«La Gran Fondo Laigueglia è un evento bellissimo, blindato, sicuro, super divertente come sempre. Circa 1.600 iscritti sono un ottimo risultato. Secondo la mia opinione meriterebbe numeri ben più alti. Pensate che in Liguria c’è stato un boom di iscritti nell’ultima settimana, quasi 900».
Il trend delle iscrizioni ormai sembra essere questo?
«Sì, l’appassionato tende adesso ad aspettare e questo non permette agli organizzatori di fare previsioni e lavorare in anticipo. Si scelgono i pochi eventi irrinunciabili della stagione e per tutti gli altri si attende il meteo».
Quest’anno sono tornate molte prove in calendario…
«Sono rientrate tappe storiche, prese in mano da altre organizzazioni. E’ un bel segnale per il movimento. Le ultime stagioni ci hanno dimostrato che non basta il blasone, bisogna rinnovarsi ed essere lungimiranti. Il modello Gran Fondo ha funzionato per trent’anni ed è durato molto. C’è bisogno di evolverlo e cambiarlo, di rinnovarlo e renderlo più appetibile».
Come si può fare?
«E’ un processo che richiede tempo, per carità, e nessuno ha la formula magica. Ma abbiamo notato che gli eventi che funzionano adesso sono sempre più esperienziali, anche se mantengono un pizzico di agonismo. Si potrà arrivare a un nuovo concetto di agonismo, fatto meglio magari. Ma al contempo si deve permettere a tanti di avvicinarsi a questo mondo senza stress e paura. Mi ha sorpreso molto il Suzuki Bike Day. Un tempo, se un organizzatore avesse proposto un percorso da 50 chilometri non avrebbe avuto tutto questo successo. E invece i tremila iscritti del 2024 parlano chiaro. Questo è stato un segno di lungimiranza».
L’Etape Parma potrebbe ripetere questo successo in breve termine?
«Sì, i ragazzi dell’organizzazione de L’Etape Parma hanno potenzialità e visione. Quest’anno hanno rinnovato con la cicloturistica al sabato, il doppio percorso con classifiche differenziate la domenica. Una soluzione diversa dal solito e che credo piacerà agli appassionati e anche a chi si avvicina per la prima volta agli eventi ciclistici».
Sarà ancora L’Eroica la regina della stagione?
«Eroica è la dimostrazione che si può avere successo senza parlare di agonismo. A Gaiole in Chianti ci sono 9.000 ciclisti che amano pedalare con leggerezza e pensano soltanto al divertimento».
C’è una ricetta giusta per tornare a far crescere i numeri delle Gran Fondo?
«Se vogliamo far crescere i numeri li dobbiamo trovare da un bacino d’utenza che al momento non c’è. Se non c’è ricambio generazionale, pian piano si perono pezzi. I tremila iscritti del Suzuki Bike Day sono sempre l’esempio che fa riflettere. In quell’occasione hanno partecipato tanti appassionati che non vediamo alle Gran Fondo.
Ma siamo pronti a questo cambiamento?
«Secondo me sì. Si tratta di osare e di avere un po’ di coraggio nelle scelte. Le aziende, se vedranno crescere i numeri, torneranno ad investire. E dobbiamo puntare di più sulla promozione del territorio. Secondo me siamo pronti a un cambio di mentalità. Di esempi virtuosi ne abbiamo, nel ciclismo ma anche in altri sport. Questi vanno mutuati e trasformati.
Parlando di ciclismo, quali esempi possiamo fare?
«Pensiamo alla Ride London e alla Five Boro Bike Tour. Si chiudono Londra e New York e si registrano numeri altissimi, sopra ai 30.000 appassionati».
Il ciclismo, infine, cosa può prendere da altri sport?
«Con ACSI affianchiamo la Roma Appia Run che fa correre 7.000 appassionati. La maggior parte degli iscritti prendono parte alla manifestazione non competitiva. E’ questo che dobbiamo mutuare. Dobbiamo far pedalare anche chi vuole solo divertirsi. Pensate a una domenica ecologica a Roma in cui i ciclisti possono anche visitare la città in bici. Attività sportiva, promozione del territorio, promozione del benessere. Ci sono tutti gli ingredienti».