Claudio Marinangeli l’ha fatto di nuovo: è tornato in Patagonia. Dopo l’esperienza dello scorso anno, ha deciso di ripartire per completare quel viaggio che aveva in mente da tempo, visitando luoghi che il meteo avverso gli aveva impedito di esplorare. Seguendolo sui suoi canali social, lo abbiamo contattato proprio mentre si trovava nel Parco Patagonia. Resterà in viaggio fino al 3 marzo, quando ripartirà da Bariloche.

Esplorando la Patagonia in bicicletta
«Ieri, per la prima volta, ho avvistato un branco di nandù. Sono simili agli struzzi, ma più piccoli. Erano almeno una cinquantina! Mi trovo in un posto che ricorda il lago di Costanza, ma con molti meno abitanti», ci ha raccontato Claudio al telefono.
Questa volta è partito il 13 gennaio con un amico, Fabrizio Chelli, che lo ha accompagnato nei primi giorni di viaggio. Dopo tre giorni a Buenos Aires, i due hanno iniziato la loro avventura in bici, ma Fabrizio è poi rientrato in Italia. Claudio ha proseguito da solo. Con lui, la sua inseparabile bicicletta Simoncini in acciaio, perfetta per affrontare le condizioni estreme della Patagonia.
In questi giorni si trova in un luogo simbolo del suo viaggio precedente: «La volta scorsa sono stato costretto a lasciare questa zona a causa della neve, che mi ha fatto cambiare itinerario e dirigere verso l’Oceano. Tornare qui è stato emozionante: ho ritrovato vecchie conoscenze e in alcuni luoghi avevo ancora la password del Wi-Fi!».

Capitan Pastene: un angolo d’Italia in Sud America
Uno degli obiettivi di Claudio è raggiungere Capitan Pastene, un piccolo centro nel sud del Cile dove si parla italiano. La località è famosa per la sua storia particolare: all’inizio del XX secolo, alcune famiglie modenesi emigrarono in Cile attirate dalla promessa di terre fertili e una nuova vita. Tuttavia, all’arrivo scoprirono che i terreni erano boscosi e montuosi, molto diversi da quelli promessi. Nonostante le difficoltà, i coloni si adattarono, fondando Capitan Pastene, che ancora oggi mantiene vive le tradizioni italiane. Il nome è stato scelto in onore di un ammiraglio italiano, di origine genovese, Giovanni Battista Pastene, che partecipò alla conquista del Cile.

«Il tempo qui è imprevedibile – continua Claudio – e di giorno si arriva anche a 25 gradi, ma nel giro di 24 ore puoi vivere tutte e quattro le stagioni. Bisogna sempre essere pronti a qualsiasi cambiamento climatico».
Pedalare in Patagonia significa attraversare territori incontaminati, con paesaggi mozzafiato e strade sterrate dominate dal tipico “ripio”. «La cosa più affascinante è che puoi pedalare per ore senza incontrare nessuno. È un’esperienza unica, che unisce avventura, fatica e libertà assoluta.»
Claudio continuerà il suo viaggio fino ai primi di marzo, documentando ogni tappa sui suoi canali social. Un’avventura incredibile che conferma, ancora una volta, la magia e il fascino senza tempo della Patagonia.