Emiliano Borgna di ACSI: «L’Etape Parma? Un esempio per tutto il movimento»

L'Etape Parma
Lo start della prima edizione dell'Etape Parma by Tour de France (foto Sportograf - L'Etape Parma by Tour de France 2024).
Tempo di lettura: 4 minuti

Dai commenti raccolti sul campo, L’Etape Parma by Tour de France è stata una delle manifestazioni ciclistiche amatoriali più belle degli ultimi anni. Controllo del traffico super, grande attenzione ai dettagli, coinvolgimento dei team e delle famiglie, una punzonatura in stile corsa dei pro’ e tante altre chicche che hanno fatto la differenza.
Tutto questo ha permesso alla manifestazione (clicca qui per sapere chi ha vinto) organizzata da ExtraGiro, e patrocinata ACSI, di diventare, alla sua prima edizione, già un punto di riferimento. A rimarcarlo sono stati i tanti complimenti dei partecipanti, ma anche le parole di Emiliano Borgna, presidente di ACSI Ciclismo (e vicepresidente ACSI), che abbiamo raggiunto al telefono proprio per un giudizio sulla prova emiliana. Quella che è andata in scena domenica 28 aprile a Parma (qui il sito ufficiale), infatti, è una manifestazione che ha totalizzato oltre duemila iscritti (ascolta qui l’intervista con Umberto ManciniInternational Project Manager del Franchise L’Étape by Tour de France). E questo dato è ancora più incredibile se si considera che era una primissima edizione ed è stata pubblicizzata soltanto a inizio anno.

Emiliano, a detta di tutti L’Etape Parma è stato un evento davvero super…

«Devo essere sincero, mai visto niente del genere, sia durante la corsa che alla vigilia! Tanto coinvolgimento di pubblico, tanta partecipazione. Con un’estrema cura dei dettagli. Una chiusura al traffico impeccabile, di oltre un’ora e mezza. Una copertura sul percorso con tantissimo personale e una cartellonistica sempre puntuale ad ogni incrocio. Poi la consegna pacchi gara nel teatro. Davvero bravi, complimenti».

Può diventare un riferimento per tutto il settore amatoriale?

«Assolutamente sì. C’è stata tantissima partecipazione e l’organizzazione ha dedicato anche molta attenzione alle manifestazioni collaterali. Al sabato sono andate in scena due cicloturistiche che hanno totalizzato credo oltre duecento appassionati, alla scoperta dei sapori del territorio. Extragiro è un team che ha organizzato i mondiali di ciclismo nel 2020 e prepara eventi professionistici di grande importanza. Ha saputo calarsi in una realtà amatoriale, capendo le esigenze ed ascoltando i consigli. E per un amatore, vivere un evento organizzato in questo modo, è una bella esperienza. Certo, parliamo di un investimento economico importante che non è paragonabile alla maggior parte delle Gran Fondo italiane, ma può essere di ispirazione.

La partecipazione è stata subito alta. Un altro bel segnale per il movimento?

«Di solito alla prima edizione si punta almeno ai mille iscritti. L’Etape Parma ne ha totalizzati oltre duemila, con tanti stranieri e moltissime Nazioni partecipanti. Un bel segnale per il movimento amatoriale. C’è tanta gente che apprezza il nostro territorio e il format francese, che ha 29 prove in tutto il mondo. Si era capito subito che i numeri sarebbero stati ottimi, nonostante l’evento sia partito solo quattro mesi fa».

Ci dici un dettaglio che hai apprezzato e che può essere facilmente riportato in un’altra manifestazione?

«La gara è stata impeccabile, ma l’organizzazione in questo senso era una garanzia. Voglio però parlare del contorno: prendiamo ad esempio la presentazione dei team più importanti. A L’Etape Parma sono stati presentati come alle corse dei professionisti, sul palco, con enfasi. E’ un modo per dare importanza alle squadre, a chi paga per correre. Lo fa la Fausto Coppi per le varie nazioni partecipanti, anche se in maniera diversa. E’ stata una presentazione in grande stile, ma può essere facilmente replicata in altri contesti».

Come è nato il rapporto tra ACSI e L’Etape Parma by Tour de France?

«Con lo staff di ExtraGiro è nato un rapporto professionale iniziato lo scorso anno con Laigueglia, con la pedalata con gli amatori, un’ora dopo alla prova dei professionisti. Lo abbiamo replicato anche quest’anno. Con Marco Pavarini (direttore insieme a Marco Selleri di ExtraGiro) ci siamo sentiti quando è iniziato questo progetto e abbiamo interfacciato idee e pensieri. Era il momento giusto per far sbarcare il marchio francese in Italia».

Come valuti l’idea di differenziare la classifica dei due tracciati?

E’ stata una soluzione avvero particolare ed è piaciuta. Percorso medio con classifica solo sui tratti a cronometro (uno anche in pianura, ndr) e percorso lungo denominato “the Race”, con classifica sul tempo totale. Questo ha permesso a tutti di divertirsi, anche a chi voleva affrontare con andatura più comoda il percorso ridotto, ma concedendosi un po’ di agonismo. Poi se ci metti la premiazione finale con le maglie ufficiali del Tour de France, diventa tutto più poetico».

Una manifestazione moderna quindi, da studiare per il futuro…

«La gente vuole vivere l’evento, godersi il fine settimana. Lo ripetiamo da anni ormai. Non c’è più soltanto la corsa, adesso si presta attenzione soprattutto al contorno. Qui a Parma c’erano manifestazioni collaterali, passeggiate, mostre, iniziative per i bambini. Le cicloturistiche erano tutte totalmente sulle ciclabili che andavano alla scoperta delle eccellenze del territorio perché Parma ha una grande tradizione culinaria. L’Etape Parma può rappresentare una fonte di ispirazione per migliorarsi, anche perché erano molti i giovani che hanno partecipato. E’ giusto pensare a un modello organizzativo che sia un po’ più attrattivo per guardare al futuro con più positività. E il ricambio generazionale è importantissimo per il nostro movimento. Da questo evento si può ripartire».