Bra Bra Fenix, l’organizzatore Stevan: «Come vi stravolgo la corsa nel 2025. E vi porterò Mathieu van der Poel…»

Foto d'archivio della Bra Bra Fenix
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Uragano Stevan ha già tutto in testa: vuole una Bra Bra ancora più avvincente, bella, ricca. «Il 2025 sarà un anno di grandi cambiamenti. Dai percorsi alle date». Parlare con Sandro Stevan, presidente del comitato organizzatore della Bra Bra Fenix, è come fare un viaggio nell’entusiasmo. L’edizione 2024 è finita da poco. Ma lo sguardo è già proiettato al futuro. Il ciclismo non si ferma mai. Figuriamoci lui, Stevan, abituato a sentire i pedali e la fatica, che negli anni ha affinato anche i pregi del gestore e del factotum. Oltre 1.600 presenti, tanti amici (tra cui Fabio Aru e Adrie van der Poel, il papà di Mathieu), la Bra Bra che va in archivio serve a cominciare il viaggio verso l’anno che verrà: «Il brutto tempo complica la vita: sono due anni di fila che viviamo la stessa situazione. Però l’abbiamo sfangata anche questa volta. Il bilancio dell’ultima edizione, considerando la penalizzazione del meteo, è sicuramente positivo. Con due giorni di bel tempo avremmo fatto di più dal punto di vista dei numeri e della soddisfazione dei partecipanti. Ma è andata bene».

Sandro Stevan, 57 anni, presidente del comitato organizzatore della Bra Bra Fenix dal 2005. Qui sopra alla partenza della tappa del Giro d’Italia a Bra nel 2023

C’è un’immagine che si porta via di quest’anno, un momento che le è rimasto addosso?
«In un certo senso, sì. Ma riguarda la mia persona più che i partecipanti, e cioè i tanti amici presenti. Oltre agli organizzatori di Specialized, sono venuti anche tanti amici di lungo corso: Alessandro Capella della GF Sestriere, Alessandro Cottini e Piert Gino della GF Tre Valli Varesine, Paolo Marrucci della GF Vernaccia di San Gimignano e Vittorio Mevio organizzatore del circuito G.S. Alpi. È stata una soddisfazione riunirli tutti. Il sabato sera abbiamo la tradizione della cena di gala con tanti ospiti illustri, insieme abbiamo vissuto un bel momento. C’è stato un bel momento di confronto, di amicizia, e ho ricevuto complimenti unanimi e sinceri. Mevio, per esempio, ha fatto il percorso in macchina. Uno dei due amici di Varese lo ha fatto in bici. I complimenti sono stati veri e sinceri. Le relazioni che si creano in questi ambienti ti permettono di avere amicizie e aiuti».

Uno dei punti di forza della Bra Bra Fenix: l’organizzazione e la grande cura nei dettagli in gara. Oltre alle manifestazioni e agli eventi che completano il pacchetto di tutto l’evento su due giorni

Non si crea competizione tra voi?
«Sì, una sana competizione, una rivalità, perché se uno fa di più e lo fa bene lo si guarda. Ognuno mette la firma sulle proprie gare. Lo fa compatibilmente con il territorio, con le istituzioni e le finanze a disposizione. Far quadrare tutto è complicato. In ogni caso siamo amici».

Tra i tanti amici c’era anche il papà di van der Poel.
«Con lui ho parlato poco quest’anno, ma è il terzo anno di fila che viene. Abbiamo la grande fortuna che title sponsor della corsa è la Fenix, un’azienda incredibile, che fa materiale innovativo per interni, nel design. E lo stabilimento ha sede a Bra. Il grande capo è un olandese. Fenix è entrato nel mondo dei pro’ e tutti gli anni invita i suoi amici e alcuni clienti alla granfondo. È un momento di svago, di gioia e di competizione per loro, interna. Oltre al papà di Mathieu c’era anche il suo team manager. Tutti gli anni sono sempre contenti».

E il manager che dice?
«Ho parlato con lui e mi ha assicurato che Mathieu me lo porta».

Uno degli scorci della Bra Bra Fenix. I paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato sono iscritti dall’Unesco nella lista del Patrimonio mondiale dell’umanità. Si tratta del 50° sito italiano che ottiene questo ambitissimo riconoscimento

Una promessa?
«Sì, sì: è una promessa. Vediamo quando, magari già il prossimo anno: non escludiamo nulla. Diciamo che van der Poel qualche impegno ce l’ha…»

In questi anni di che cosa va più fiero?
«Ho raccolto il testimone della Bra Bra dalla tredicesima edizione ed essendo un ciclista appassionato e praticante ho cercato di mettere in campo l’occhio clinico, quello da dentro il gruppo, e apportare le migliorie di uno che le gara la faceva. E poi innovare, stare al passo coi tempi. La valorizzazione del territorio è un altro aspetto decisivo. Quindi la soddisfazione è molta: faceva 500 iscritti all’inzio e siamo arrivati a 2500 prima del covid. Questo è un vanto».

E c’è qualcosa che rimpiange?
«Sì, una persona, che è quella che mi ha dato tanto. È la mia maestra sotto il profilo organizzativo. Maela Milesi, dell’Acsi. Lei mi ha fatto capire i meccanismi, mi correggeva, e mi sgridava anche quando è stato necessario. Però mi ha dato le basi per poter pensare di portare avanti un evento come così bello. Lei ha vissuto una parte di questa crescita, ma non l’ha completata, e questo è il rammarico. Si sarebbe meritata di vivere il successo pieno. E poi c’è un altro rammarico…».

Quale?
«L’inserimento nel circuito ciclistico Coppa Piemonte, nella persona del suo presidente, Renato Angioi. La nostra strada si è divisa alla fine del 2021 per alcuni dissapori non causati da noi due, ma da terzi, faccende anche legate a sponsor che ci hanno allontanato fino a separarci. Questo ha fatto sì che noi come Bra Bra e altre tre gare prendessimo un’altra strada. Ecco: un po’ mi dispiace».

Un altro scorcio delle possibili bellezze che si possono incontrare lungo i percorsi della Bra Bra Fenix

Magari dopo questa intervista…
«Noi ci scriviamo ancora, è un contatto più formale che altro. Ma se la leggerà sono sicuro che apprezzerà. Io non dimentico le persone importanti nella mia crescita. Quando è stato il momento anche Renato mi ha aiutato. Poi la vita è sempre così: si chiude una cosa e se ne apre un’altra. Siamo contenti».

Dove sta andando il ciclismo amatoriale?
«Il covid è stato un momento spartiacque. Prima eravamo lanciati su certi binari, il covid ha squassato questi equilibri. La gente ha continuato a pedalare ma lo ha fatto anche in un modo diverso, molti hanno pensato di farlo da soli, e quindi le partecipazioni sono calate in maniera generale, trasversale, con pochissime eccezioni. D’altra parte: spostarsi costa, il ciclismo è costoso, partecipare a certi eventi non è facile, devi fare dei viaggi e non tutti possono farli settimanalmente. Quindi: selezioni. Io dico: bisogna uscire dai canoni della corsa e realizzare un evento a tutto tondo, che spazi un po’. Noi della Bra Bra, per esempio, abbiamo voluto lanciare una camminata, una corsa podistica che ha raccolto diverse adesioni. Un evento che riempie un buco dalla partenza all’arrivo dei ciclisti. E poi: la gravel experience del sabato, anche quella aiuta. È chiaro, però, che il cicloturismo è di due tipi: quello dei più competitivi che fanno tempi di tutto rispetto e quello di chi vuole solo partecipare».

Cosa attira un cicloamatore, oggi, 2024?
«Da ciclista praticante rispondo: io seleziono l’evento per la location e la bellezza del percorso. Non se costa di più o meno. Ci sono posti che ti appagano. Il principio è questo: la bellezza delle gare. C’era una sorta di slogan che avevamo pensato con Specialized: il circuito della grande bellezza. Il file rouge è quello».

Come sarà l’edizione del 2025?
«Avrà parecchie novità: vogliamo rivisitare drasticamente i due percorsi, mantenendo dei punti fermi, ma rimodulandoli in maniera importante Anche per dare una novità, per dare nuovo stimolo a chi verrà. Non sono dell’idea: il percorso è quello lì e basta. No, mi piace variare. E poi le date. Quando l’ho presa in mano, la Bra Bra si svolgeva l’ultima di giugno. Poi l’abbiamo portata all’ultima di aprile, e i risultati si sono visti. Ma il clima negli ultimi vent’anni è cambiato, c’è tantissima variabilità: passi da trenta gradi a cinque nel giro di pochi giorni. Per cui vorremmo provare a posticipare la gara di un mese: metterla tra fine maggio e primi di giugno».

brabra.org