Tecnica. Repente Prime 3.0 e Artax GLM: due diverse filosofie a confronto

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Nel vastissimo panorama di costruttori italiani di selle, Repente anche se relativamente giovane è un marchio che ha saputo conquistarsi un posto di tutto rispetto tra gli appassionati. Alta tecnologia e cura artigianale si fondono perfettamente nelle proposte di una gamma sempre e comunque di alto livello, dove il carbonio la fa da padrone.

Abbiamo avuto la possibilità di testare direttamente due modelli differenti nell’imbottitura, ma praticamente identici nella “filosofia” costruttiva. Parliamo della Prime 3.0 e della Artax GLM. Entrambe appartenenti alla LCF Series di Repente. Andiamo a scoprirle da vicino partendo proprio dalla primissima operazione, toglierle dalla scatola.

L’unboxing

Le due selle si presentano all’interno di un pratico packaging di cartone, che svelano già parte della natura dei due modelli proposti. La Prime 3.0 è larga 142 millimetri, la variante più ampia visto che ne esiste anche una da 132, e ha una sagoma superiore “round”, vale a dire tondeggiante.

La Artax GLM ha identica larghezza, ma è un modello a sé stante (perlomeno come identificazione) visto che rappresenta la versione larga della Artax GL da 132 millimetri. Come vedremo però, è ben utilizzabile anche in ambito road, e come sagoma superiore la si identifica come “semi flat”.

Sulla scatola viene chiarita anche la lunghezza (per entrambe 275 millimetri) oltre che il peso. Parliamo di valori veramente bassi, tenuto conto di una realizzazione che utilizza massicciamente il carbonio. La Prime 3.0 pesa 160 grammi, la Artax GLM 165 grammi, una manciata in più dovuti più che altro all’imbottitura più consistente. Identico il prezzo, di 179 euro.

Gli elementi comuni e le tecnologie di Repente

Al netto delle forme dello scafo, uno degli elementi comuni è il largo canale centrale che scarica efficacemente le pressioni sulla zona perineale. E’ inserito in un disegno della parte superiore che garantisce maggiore libertà alle gambe.

Ed effettivamente la proiezione della base è sostanzialmente identica, con un “delta” interno ridotto che, secondo dei test condotti all’interno della stessa Repente, fa guadagnare al ciclista efficienza e un giro di pedali più naturale. La sensazione ideale se si punta ad una pedalata agile, tendenza quanto mai attuale oggi pensando agli assetti e anche ai rapporti a disposizione.

Altro elemento che spicca senza dubbio è la coda in composito. Esteticamente gradevole con la fibra intrecciata, è la parte a vista di uno scafo pensato per essere flessibile lì dove serve, oltre che resistente.

Repente ha infatti sviluppato la tecnologia LCF (Long Carbon Fiber), laddove il tecnopolimero è rinforzato con fibre lunghe di carbonio, inserite grazie ad un particolare procedimento di iniezione.

Se si osserva attentamente la foto qui sopra, le lunghe fibre di carbonio si dispongono secondo il flusso longitudinale, e finiscono per costituire un intreccio che aumenta notevolmente le proprietà meccaniche. In questo modo si riducono al minimo rischi legati alla deformazione e alla rottura del supporto.

Ma un altro elemento estremamente importante è rappresentato dal carrello, realizzato in fibra composita unidirezionale T700. Come da standard per elementi di questo tipo, ha dimensioni di 7×9 millimetri (dunque non è tondo, per intenderci).

Ci troviamo anche qui di fronte a della fibra allungata sull’asse longitudinale, che quindi ha maggiore “spazio” per flettere e dunque per garantire quel comfort che tutti cercano, ma non sempre trovano.

L’innesto del carrello nella punta della sella, fissato con una vite Torx in Ergal

Questi elementi sono stati progettati e quindi realizzati usando un disegno a sezioni differenziate, e insieme al lavoro svolto dalle fibre lunghe di cui sopra, alternano rigidezza e flessibilità nei vari settori d’appoggio. In particolare le estremità posteriori sono state appiattite per irrobustire la porzione maggiormente sollecitata della sella.

Quelle anteriori terminano la loro ideale “corsa” fondendosi in un unico e robusto elemento strutturale, che poi si va ad inserire nella punta mediante un’elegante vite Torx in Ergal rosso anodizzato.

Viti che ritroviamo anche nella parte posteriore, e che ci rivelano anche una delle caratteristiche più importanti di questa serie di selle di Repente.

RLS: cambio seduta quando voglio

La tecnologia è brevettata, ha la sigla RLS e di fatto rende sostituibili ed intercambiabili tra loro le cover di vari modelli di selle Repente. Quando parliamo di cover, ci riferiamo a tutta la parte superiore. Quando è che questo può avvenire?

Sempre. Sicuramente in caso di caduta e danneggiamento della sella. Ma anche se l’imbottitura e la copertura sono consumate, oppure se si vuole cambiare direttamente tipo di seduta. Il vantaggio tangibile è che si può acquistare in questo modo solo la parte necessaria (la cover, ma volendo anche la base), risparmiando un discreto gruzzolo.

La tecnologia RLS è applicabile fra i modelli Aleena 4.0 (la più leggera del lotto con i suoi 150 grammi), Prime 3.0, Spyd3.0, Artax GL e Artax GLM. E come vediamo, due di queste sono nelle nostre mani. E nel giro di poco sono finite montate sulla nostra bicicletta.

L’ultima operazione è stato fissarle al cannotto reggisella. Nella nostra Giant Defy, che abbiamo utilizzato per testarle, il morsetto era specifico per rail tondi e metallici da 7 millimetri di diametro. Ci siamo dovuti così attrezzare procurandoci quello compatibile. Per fortuna (per noi) che il marchio taiwanese lo propone come ricambio singolo, senza la necessità di sostituire tutto il cannotto.

Quindi, prima di un eventuale acquisto, è bene verificare la compatibilità del vostro reggisella con il carrello della sella che si vuole montare, e non vale solo per Repente visto che il 7×9 è uno standard specifico. A quel punto abbiamo stretto il tutto rispettando la forza di serraggio raccomandata (8 Nm), e siamo stati pronti a partire. Con la stessa bici, stesse gomme alla stessa pressione, e soprattutto lo stesso calzoncino.

La Repente Prime 3.0

Per quanto siano due modelli quasi identici e genericamente molto versatili, rispetto all’altra la Prime 3.0 è un modello più orientato al road. L’imbottitura c’è, si sente ed è presente su tutta la superficie della sella. Questo consente di utilizzarla anche in ambito allroad e offroad, oltre che per le lunghe percorrenze.

Spicca anche l’imbottitura a sezione squadrata nella zona della punta dalle dimensioni comunque adeguate, che viene comoda quando si pedala avanzati.

La Repente Artax GLM

Qui ci si propone il caso praticamente opposto. Considerate che con la Prime condivide dimensioni dello scafo e del carrello, ma montando la Artax GLM ci troviamo di fronte ad un modello pensato per il gravel, che propone anche delle versioni con finitura marrone e nastro abbinato. Che però si districa senza limitazione alcuna anche in ambito stradale.

La Repente Artax GLM

L’imbottitura è decisamente più consistente, e inoltre sulla superficie ci sono degli inserti antiscivolo. Presenti come richiamo grafico, aiutano a rimanere stabili in posizione anche nelle condizioni spesso concitate che si possono incontrare lontano dall’asfalto.

A questo punto non resta che tracciare i confini di entrambi i modelli dopo la prova su strada. Partendo sempre dal presupposto che non c’è niente di più “personale” delle conclusioni che si traggono sedendosi su una sella. Abbiamo approcciato a questi due modelli partendo dalle nostre preferenze personali, che ci vedono dotati di un bacino stretto e una certa tendenza a preferire selle lunghe e dalla sagoma tradizionale.

Peso basso e grande comfort

La bilancia sicuramente sorride, ma è a livello di comfort che soprattutto la Prime 3.0 ci ha piacevolmente sorpreso. Dalla Artax GLM una certa comodità aggiuntiva era lecito attendersela, dalla prima un po’ meno. Ma non è un elemento casuale, nasce invece proprio dalla struttura della sella che fa lavorare tutti gli elementi in maniera armoniosa.

Lo scafo e il carrello operano in cunnubio tra di loro, come fossero un elemento unico che però si plasma alla perfezione all’azione della pedalata ed eventualmente alle sconnessioni. Da come ci confermano anche da Repente, è la struttura che fa gran parte del lavoro, l’imbottitura ha un ruolo importante sì, ma non quello principale se visto in questo contesto.

La Prime 3.0 anche per la sua superficie curva è sicuramente da consigliare a chi ha l’abitudine a rimanere tendenzialmente molto composto in sella, con una pedalata regolare. Un modello che asseconda anche chi si muove avanti e indietro, ma che non è specifico per questo. Di fatto per agonisti e pedalatori di un buon livello, con un’imbottitura media che non va a infastidire troppo chi apprezza di meno l’effetto “cushioning”.

La Artax GLM a nostro modo di vedere la troviamo orientata verso uno spettro di utilizzatori più ampio. Anche qui scafo e zona posteriore del carrello lavorano in perfetta simbiosi, ma essendo una sella pensata inizialmente per il gravel sicuramente si rivela più “ospitale”. Gli elementi che ci portano a questa considerazione sono due.

Il primo è il fatto che parliamo di una semiflat, quindi la parte dove trovare l’appoggio è più estesa e questo perdona anche posizioni scomposte o di chi pedala in maniera meno rigorosa ed elegante. In particolare nella zona della punta. Il secondo fattore è che c’è maggiore imbottitura rispetto alla Prime 3.0, ma la differenza non è eccessiva e non si ha comunque mai quella sensazione di “affondare” che si riscontra quando è estremamente consistente. C’è quel po’ di comodità in più che non guasta mai, e che a fronte di appena 5 grammi di peso in più alla fine può venir sempre comoda.

Per informazioni: www.sellerepente.com