Da Bologna la proposta di legge nazionale per le Città 30

In foto Andrea Colombo estensore della legge.
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Una rivoluzione. Che parte da Bologna, città di tante prime volte della storie. Questa mattina a Palazzo d’Accursio, nel corso dell’ultima giornata di MobilitArs, è stata presentata la proposta di legge nazionale significativamente intitolata «Norme per lo sviluppo delle “Città 30” e l’aumento della sicurezza stradale nei centri abitati». Proposta promossa dalle associazioni Legambiente, FIAB, Salvaiciclisti, Kyoto Club, Amodo, Clean Cities, Asvis e Fondazione Michele Scarponi e redatta a cura di Andrea Colombo.

Una proposta illustrata dallo stesso estensore, accolta da un lungo e significativo applauso dei presenti. Una proposta che ha come fine lo sviluppo delle Città 30 in Italia, e non a caso è stata presentata a Bologna, che dal mese prossimo diventerà il primo capoluogo di regione in Italia ad adottare questo limite, che si pone come limite (di velocità) ma con l’obiettivo di cambiare il nostro modo di vivere le città mettendo al centro le persone. E senza dimenticare mai che tra uno scontro a 50 km/h e uno ai 30 c’è la stessa differenza tra cadere dal terzo piano e cadere dal primo.

Quella di Bologna è una tappa fondamentale perché ci siano strumenti aggiuntivi e risorse per chi vorrà aderire al piano. Le finalità sono chiare: tutela della vita umana e sicurezza stradale, mobilità sostenibile, tutela dell’ambiente e del clima, qualità e democrazia dello spazio pubblico, qualità della vita degli abitanti, prossimità ed economia locale.

Cambia in particolare (articolo 3) il principio di responsabilità:

Tutti gli utenti della strada sono tenuti alla conoscenza e all’osservanza del codice e a prestare attenzione e rispetto verso gli altri utenti. I conducenti dei veicoli che per massa e velocità possono causare i danni maggiori in caso di collisione hanno la massima responsabilità di prendersi cura e ridurre il pericolo per gli altri utenti (veicoli a motore verso utenti non motorizzati e ciclisti verso pedoni).

L’articolo 4 riguarda i nuovi limiti di velocità in città:

Nei centri abitati, ferma restando la competenza dei Comuni per la classificazione delle strade, i limiti massimi di velocità ordinari diventano: 30 km/h per le strade di quartiere (tipo E), le strade ciclabili (tipo E-bis), le strade locali (tipo F) e gli itinerari ciclopedonali (tipo F-bis); 50 km/h solo per le strade urbane di scorrimento (tipo D), per intenderci strade ad almeno 4 corsie (2 per ogni senso di marcia), come in Spagna. Cosa spetta ai Comuni: entro 6 mesi approvano o confermano la classificazione delle strade del centro abitato; entro 12 mesi applicano i nuovi limiti di velocità per tipologia di strada e installano la segnaletica; entro 18 mesi avviano la realizzazione di zone e strade residenziali e scolastiche.

Le zone e le strade residenziali (articolo 6):

«devono in ogni caso includere: un limite massimo di 20 km/h; il diritto di circolazione, sosta e precedenza di pedoni e bici sull’intera sede stradale; l’inibizione del traffico di attraversamento; la limitazione della sosta; appositi interventi infrastrutturali di moderazione della velocità». Le zone e strade scolastiche «devono in ogni caso comprendere: un limite massimo di 20 km/h; delle limitazioni al transito dei veicoli almeno negli orari di entrata e uscita da scuola; misure di protezione dei bambini e bambine e dell’ambiente, anche lungo i percorsi da casa a scuola (attraversamenti, marciapiedi, etc.); possibilmente, la riorganizzazione degli spazi davanti alle scuole per socialità, gioco, movimento e sport».

I Comuni (articolo 7) provvedono:

«all’adeguamento progressivo dell’infrastruttura stradale urbana, mediante la programmazione, la progettazione e l’attuazione di interventi, temporanei (urbanismo tattico) o definitivi, tesi alla moderazione del traffico e della velocità dei veicoli a motore, anche avvalendosi delle nuove opportunità e semplificazioni introdotte da questa legge».

Quanto alle risorse, «ogni anno, il Ministero dei trasporti e infrastrutture destina almeno il 15% dei fondi disponibili a bilancio per il ‘Piano Nazionale Sicurezza Stradale’ al finanziamento dei progetti dei Comuni di realizzazione delle Città 30, mediante l’applicazione del limite dei 30 km/h, gli interventi infrastrutturali e una redistribuzione più democratica ed equa dello spazio stradale tra tutti gli utenti». Per far rispettare la nuova normativa, è previsto un potenziamento dei controlli e dei poteri delle forze dell’ordine. E tutto questo dovrà essere insegnato attraverso campagna di educazione, informazione e comunicazione.