Piste ciclabili, una giungla tra pedoni e auto: la sicurezza in bici passa da strutture adeguate

La pista ciclabile di Iseo, in una foto d'archivio (foto: Marco Marzano)
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Le piste ciclabili dovrebbero essere costruite e strutturate per garantire ai ciclisti di circolarvi liberamente ed esclusivamente, senza incorrere in rischi per la propria incolumità. È il diritto principale delle vie protette destinate a chi pedala, ma purtroppo in Italia non sempre è tutelato. Il codice della strada definisce la pista ciclabile come “parte longitudinale della strada, opportunamente delimitata, riservata alla circolazione dei velocipedi” , ma spesso questi spazi privilegiati non esistono e, quando esistono, di frequente si rivelano non adatte alle esigenze dei ciclisti, o perché progettate sommariamente o perché abbandonate all’incuria. Approfondiamo il tema su quicicloturismo.

Il fondo stradale non dovrebbe mai essere di qualità inferiore a quello su cui viaggiano gli automezzi perché le biciclette non sono dotate né di pneumatici larghi come i veicoli motorizzati né di sistemi di sospensione. Sovente, purtroppo, il manto stradale risulta inadatto all’attività ciclistica. Un altro grave neo delle bike lane italiane è rappresentato dai frequenti attraversamenti di carreggiate destinate agli autoveicoli, con conseguente necessità di smontare di sella e attraversare la strada. La mancanza di continuità e la penuria di raccordi tra una pista e l’altra rappresenta un fattore che riduce l’indice di sicurezza. Spesso le piste ciclabili terminano nel nulla.

Piste ciclabili: strade riservate alle bici, ma molto spesso vi camminano anche i pedoni. Quali possibili soluzioni?

Un altro elemento che crea disordine e precarietà è la promiscuità di numerosi tronconi di piste ciclabili su cui transitano, regolarmente o illegalmente, i pedoni. Trattandosi di strade riservate, non sarebbe ammessa sulle ciclabili la presenza di pedoni se non in corrispondenza degli attraversamenti segnalati che l’ente gestore deve predisporre. Fanno eccezione i percorsi ciclopedonali, che sono spesso confusi con le piste ciclabili. I tratti ciclopedonali sono in realtà percorsi riservati ai pedoni su cui, in via eccezionale, è consentito il transito di biciclette. In questo caso la velocità delle bici dev’essere limitata al di sotto dei 10 chilometri orari.

A proposito di velocità, il dato su quella massima è molto aleatorio, non ben definito. Secondo il Codice della Strada (ex art. 141/1) il ciclista dovrebbe mantenere una velocità commisurata alle condizioni della circolazione, basandosi sui campi di visibilità e i raggi delle curve. Qualora vengano a mancare le garanzie di sicurezza l’ente gestore della pista ciclabile deve apporre cartelli che indichino la massima velocità ammessa.

Le piste ciclabili realizzate in sede propria e quindi dotate di un elemento di separazione dal traffico sono indubbiamente le più sicure per il ciclista. Non dovrebbe mai mancare laddove la strada prevede che i mezzi motorizzati possano superare i 50 chilometri orari. La presenza di un cordolo di separazione impedisce inoltre alle auto di parcheggiare sopra la pista ciclabile e di intralciare la circolazione delle biciclette.