Leopardiana, Agostino Nina un vulcano: «È finito il ciclismo artigianale. Se mi fermo, non riparto»

La Torre del Chiostro, nel sopralluogo della Leopardiana a pochi giorni dalla partenza, in una foto d'archivio
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Gli infiniti silenzi e la profondissima quiete di Recanati e della poetica di Giacomo Leopardi resistono indissolubili al fluire del tempo. La Leopardiana, storica Gran Fondo dedicata al “Giovane Favoloso” da oltre vent’anni ha realizzato un qualcosa che l’ha resa apprezzatissima nel panorama italiano. Lo zenit di un percorso infinito al quale Agostino Nina, presidente del Ciclo Club Recanati 1988 e organizzatore della gara in programma il prossimo 5 settembre, inserita come new entry tra le prove del Prestigio Cicloturismo cerca di dare ordine con parole giuste, pacate, mirate che invitano tutti a riflettere. Su quicicloturismo.it analizza diversi aspetti dell’attività ciclistica attuale che ha perso lo spirito artigianale di un tempo, preda anche dell’ultimo anno che ha stravolto letteralmente le abitudini e sgretolato le certezze.

Leopardiana, il mantra di Agostino Nino e le difficoltà degli organizzatori

Leopardiana è un brand, un certificato di qualità che abbraccia tutto il microcosmo recanatese e va oltre il mero evento sportivo: «Noi ci siamo dati appuntamento a metà maggio. La data è quella, ma qualche dubbio c’è e credo sia una sensazione comune a tutti. Va valutato il protocollo rilasciato dalla Federazione insieme all’ACSI perché non è facile. Quanto devi investire? Quanti controlli e quante persone ci vogliono? Questa è diventata una professione, un lavoro e con questa situazione quanti sponsor trovi? I soldi li ho sempre messi anche di tasca mia, perché ho un’attività, ma rimetterci ogni volta non ha senso. Abbiamo fatto ventidue edizioni, posso anche fermarmi e la ventitreesima non avverrà. Non sono ancora intenzionato a bloccarla, ce l’ho un minimo di ottimismo. Però ci sono degli standard qualitativi da tenere, farla a basso livello non mi piace e non è nel nostro stile. Leopardiana, Leopardi e Recanati è anche particolare come prodotto. Parliamoci chiaro, il nostro canale principale è il turismo e la promozione del territorio. Se in questo periodo non prende il via, è inutile che faccio la corsa per vedere arrivare trecento, quattrocento o cinquecento persone. Anche il Comune stesso non ha nessun interesse a fare un evento simile. Un conto è portare persone che possono fermarsi a visitare la città».

Il ciclismo e la forza dell’amicizia

Agostino Nina si sofferma anche sulla “rivoluzione” in atto in ambito organizzativo: «Il ciclismo vissuto adesso in se per se, come giornata singola di una sola tappa, è stravolto: non parliamo della Milano-Sanremo che ha un target dietro. La Gran Fondo Leopardiana prima di tutto deve essere inserita in un contesto nazionale e che diventi perciò irrinunciabile, altrimenti è una corsa che non vale niente la nostra come tante altre. Se la Federazione fa questo sgambetto, resti fuori. Siamo sotto l’egida della Federazione, l’ACSI non conta niente è un ente di promozione. Io sono lungimirante su queste cose, sono anni che organizzo. Ventidue edizioni di fila, non ci siamo mai fermati, a eccezione del 2020. Credo che quest’anno se tanti come me si fermano, non ripartono più. Anche perché dopo finisce l’entusiasmo, finisce il giro, finiscono tante cose. Specialmente chi lo fa in maniera artigianale come noi, con un gruppo dietro costituito dagli amici degli amici. Se devi mettere in piedi lo staff, così diventa impossibile».

Infine un messaggio sull’aspetto della condivisione nello sport: «Ci siamo persi già l’amicizia, faccio un esempio: il pasta-party è il momento più aggregante della nostra manifestazione. Questa cosa è brutta e non so se ritornerà a essere in auge come prima. Non è facile. Al momento la vedo molto drastica la situazione. L’altro aspetto è che tra settembre e ottobre ci saranno duemila manifestazioni tutte concentrate in quel periodo: ognuno di noi prenderebbe una fetta piccola di ciambellone».