Negli ultimi anni il ciclismo su strada ha cambiato pelle, anche grazie alla rivoluzione tecnica portata da coperture con sezioni larghe e sistemi tubeless. Oggi non è raro vedere bici montate con sezioni da 28 o 30 millimetri, a volte anche oltre, e pressioni che fino a poco tempo fa sarebbero sembrate da mountain bike. Ma attenzione: adattarsi a queste configurazioni non è immediato, e non basta montare gomme più larghe e gonfiarle di meno per ottenere benefici.
Le evidenze scientifiche mostrano come pressioni più basse migliorino comfort, tenuta in curva e persino l’efficienza su asfalti irregolari. Tuttavia, scendere verso i valori che oggi usano anche i professionisti, attorno o poco sotto i 4 bar su sezioni da 28 o 30 millimetri, non è una transizione semplice. Richiede sensibilità, fiducia e un periodo di adattamento sia fisico sia mentale.
Al primo approccio, la bici sembra quasi sgonfia. La risposta è più morbida, la sensazione ovattata, come se mancasse rigidità sotto i pedali. In curva, dove prima si avvertiva uno stacco secco, ora la traiettoria diventa più rotonda e progressiva. L’impressione può essere di una minore reattività, ma in realtà è solo una diversa modalità di appoggio e di interpretazione della guida.
Sezioni larghe, pressione e feeling: una questione anche psicologica
Serve tempo e consapevolezza per entrare in sintonia con questa nuova dimensione. La giusta pressione, più bassa rispetto alle vecchie abitudini, va trovata con pazienza. Non c’è un numero magico: conta il fondo stradale, il proprio peso, il tipo di copertura e lo stile di guida. Ma soprattutto bisogna riscrivere il proprio feeling, perché ciò che inizialmente sembra “strano” può rivelarsi la chiave per andare più forte e con maggiore sicurezza.
Un aspetto spesso sottovalutato è quello mentale: quando si pedala con pressioni più basse, la bici fa più rumore, le gomme sembrano appiccicose e la scorrevolezza sembra ridotta. In realtà, si tratta spesso di una percezione distorta. Il rotolamento migliora su fondi sconnessi, la stabilità aumenta e il comfort cresce. Ma la testa, abituata a una bici rigida e “scattante”, può faticare a fidarsi di questa nuova configurazione. Anche per ciclisti esperti, questa transizione richiede tempo, prove e fiducia.
Il consiglio è quello di fare qualche uscita dedicata al test, variando le pressioni di mezzo bar per volta, prendendo nota delle sensazioni in curva, sui tratti dissestati e anche in salita. Solo così si impara a sfruttare davvero le potenzialità delle nuove sezioni abbondanti, riscrivendo il proprio modo di guidare, con meno rigidità e più fluidità.