
Chi ha vissuto il grande ciclismo in prima persona sa bene che, per quanto si viaggi, spesso si finisce per vedere poco del mondo che si attraversa. Gare, trasferte, logistica: si corre tra aeroporto, albergo e traguardo, e il paesaggio resta fuori dal finestrino. Ma stavolta, a Col San Martino, in occasione del 76° Trofeo Piva, abbiamo avuto la fortuna di fermarci. Di guardare, ascoltare, respirare.
Nel cuore pulsante del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, grazie all’invito della società AC Col San Martino e del presidente Mario De Rosso, abbiamo vissuto un’esperienza che ha ribaltato la nostra prospettiva. Non solo corsa, ma territorio. Non solo racconto sportivo, ma racconto umano: fatto di colline che parlano, di mani che lavorano, di una cultura che si tramanda con passione. Una visita che ci ha lasciato qualcosa dentro, e che vale la pena condividere.
Alla scoperta del Moncader: dove il vino guarda dall’alto
Il nostro viaggio è cominciato là dove la vigna sfida le leggi della gravità: sull’Azienda Agricola Moncader, uno dei punti più alti della denominazione Valdobbiadene DOCG, a 410 metri sul livello del mare. Qui, su un terreno pietroso e severo, la vigna è rinata dopo due anni di lavori. Una testimonianza concreta di quanto la passione e la cura dell’uomo possano convivere con l’ambiente, nel rispetto dei suoi ritmi.
E mentre si degusta, tra gli assaggi spunta anche una chicca: il “vino uccellut”, un passito il cui nome deriva dall’abitudine degli uccelli di scegliere proprio quei grappoli per primi. Un dettaglio che ci ricorda come, spesso, siano proprio la natura e i suoi abitanti i primi giudici della qualità. E come se non bastasse, ci è stata mostrata una preziosa raccolta fotografica dedicata al “Circuito degli Assi” di Col San Martino: un evento ciclistico in formato unico, dove per un biglietto d’ingresso il pubblico poteva assistere a gare esclusive tra campioni selezionati su invito. Un tuffo visivo in un’epoca in cui il ciclismo era ancora epica e rituale, e in cui la comunità si stringeva intorno a una corsa come si fa con una festa di paese.
E-bike tra le colline Patrimonio UNESCO (e del Trofeo Piva)
Terminata la visita, è il momento di salire in sella: e-bike pronte, si parte alla scoperta delle colline del Conegliano Valdobbiadene. Pedalare qui significa entrare in un paesaggio culturale riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Ma non basta la bellezza: qui si respira un equilibrio delicato, quello tra turismo e quotidianità, tra accoglienza e lavoro agricolo.Lo sottolinea anche chi vive e lavora in queste terre: il rispetto per il territorio non è solo un valore, è una necessità.
Pedalando tra i vigneti del Combai, arriviamo fino a Serre, dove ci accoglie la famiglia Pederiva. Si parla di ambiente, futuro e di come i cambiamenti globali influenzano anche questa eccellenza italiana. In particolare, i recenti dazi imposti dagli Stati Uniti potrebbero rappresentare un ostacolo. Tuttavia, come sottolinea Pederiva, per gli americani il prodotto italiano non è un semplice lusso, ma una vera necessità: i consumatori continueranno ad acquistarlo, anche a un prezzo più alto. Anzi, secondo voci provenienti dagli stessi Stati Uniti, proprio per l’Italia potrebbe aprirsi uno spiraglio di trattabilità sui dazi, a differenza di quanto si prospetta per altri Paesi europei come Francia e Germania. La domanda resta dunque viva e tenace, sostenuta dalla qualità inconfondibile del prodotto e dal legame profondo che esso ha con il gusto e la cultura dei mercati internazionali.
L’escursione termina come ogni cicloturista sognerebbe: con un bicchiere al Ristoro Collagù, mentre il sole cala sulle colline, disegnando ombre dorate tra i filari. Un momento da incorniciare, che racchiude tutto il senso di questa esperienza: pedalare per conoscere, per capire, per valorizzare.La serata continua in un’atmosfera conviviale, ospiti dell’Azienda Ronfini. A tavola, tra un piatto e l’altro, si approfondiscono i temi della viticoltura, del legame tra tradizione e innovazione. Parole che accompagnano l’eco dei pedali del giorno e anticipano il cuore dell’indomani.
Dentro al “Pentagono d’oro” del Cartizze
La domenica mattina, prima che i corridori del Trofeo Piva si allineino alla partenza, c’è ancora tempo per un ultimo tuffo nel territorio. Si va nel celebre “Pentagono d’oro” del Cartizze, 105 ettari di biodiversità geologica che danno vita a un equilibrio enologico unico al mondo, dove il sole e l’aria si incontrano in maniera quasi perfetta, elementi fondamentali per la vita e anche per la vite. Qui la natura si fonde con l’ingegno dell’uomo, e i racconti narrano che Dante abbia trovato ispirazione proprio in questi luoghi, dove avrebbe composto uno dei celebri versi del Purgatorio:
“Guarda il calor del sol che si fa vino,
giunto l’omor che della vite cola.”
Durante il nostro soggiorno, abbiamo avuto anche il piacere di visitare la mostra fotografica “Il passo del viandante”, ospitata presso l’ex Opificio di Villa dei Cedri a Valdobbiadene. Aperta fino al 25 maggio 2025, l’esposizione propone uno sguardo suggestivo sulla bellezza e la forza del cammino, dentro e fuori dal paesaggio. Un momento di cultura e riflessione che ha arricchito ulteriormente l’esperienza vissuta tra queste colline.
Il Trofeo Piva e il valore del territorio per il ciclismo
Il Trofeo Piva ci ha accolto con tutta la sua carica emotiva: la partenza, i volti tesi, l’adrenalina che si taglia nell’aria. Ma dopo pochi chilometri, il silenzio ha preso il posto del tifo: una caduta in discesa ha coinvolto una ventina di corridori, costringendo la giuria a neutralizzare la gara per circa quaranta minuti. Fortunatamente, nessuna grave conseguenza.Ripresa la corsa, il nostro itinerario ci ha portati alla Cantina Val d’Oca. Qui, l’esperienza sportiva si è nuovamente intrecciata con quella culturale e territoriale. Tra i profumi del vino e i racconti di chi lavora queste terre, abbiamo trovato un luogo che incarna perfettamente i valori del territorio: collaborazione, radicamento, qualità. Uno spazio ideale per riflettere su quanto il ciclismo possa valorizzare queste colline e quanto, a sua volta, esse possano dare significato alla corsa.
Tornati in gara, dopo aver assistito a due spettacolari passaggi in salita — uno sul Combai e l’altro sul mitologico Muro di San Vigilio, da dove si apre uno scorcio mozzafiato tra i filari che permette di vedere in lontananza l’arrivo, e viceversa, ci siamo spostati sul rettilineo finale, dove abbiamo assistito al trionfo solitario di Filippo Turconi della VF Group Bardiani CSF Faizanè, autore di un’azione poderosa che gli ha permesso di tagliare il traguardo con distacco.
Esperienze come questa ci ricordano che corsa e territorio non sono due mondi separati. Anzi, si completano a vicenda. Le manifestazioni ciclistiche possono diventare motore di scoperta e promozione, e il territorio può dare un valore aggiunto inestimabile alle gare.